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Santa Maria del Sasso è un Santuario mariano unico al mondo perché custodisce due immagini miracolose della Vergine: la Madonna del Sasso (affresco di Bicci di Lorenzo del 1435) e la Madonna del Buio - splendida scultura lignea - attribuita ad Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano (1450).

Questo Santuario mariano è situato in aperta campagna, circondato dal verde dei prati, dei boschi e delle pinete ed è meta ambita per coloro che qui si sentono attratti dalla ricchezza di storia, arte e fede. La chiesa è ricordata già dal 1204, ma è stata ricostruita nelle forme rinascimentali tra la fine del ’400 e gli inizi del ’500. L’annesso Monastero domenicano, oggi abitato anche da una comunità di monache domenicane, pare sia stato fondato dal Savonarola; insigne benefattore sia del Santuario sia del Monastero è stato Lorenzo de’ Medici, il Magnifico. 

 

L’interno del Santuario è un gioiello di eleganza rinascimentale, ricco di opere d’arte, segno della grande devozione mariana che esso ha rappresentato per il Casentino nei secoli. 

Ma la storia ha un inizio del tutto insolito circa le apparizioni mariane: in questa località solitaria, infatti, abitata solo da un eremita camaldolese, nel 1347 venne notata, per più giorni consecutivi, una bianca colomba che sistematicamente si posava su uno dei grandi sassi che si trovano nel verde della zona. I contadini tentarono ripetutamente di avvicinarsi e di toccarla, ma la colomba volava via. Anche l’eremita non riuscì a toccarla, né tanto meno a catturarla. Solo i bambini poterono avvicinarsi al sasso e toccare la bianca colomba.

Questo evento si ripetè per trenta giorni, poi la colomba sparì. Il 23 giugno, una donna di Bibbiena scese con la figlioletta Caterina al torrente che scorreva vicino al masso della colomba, per lavare i panni. Mentre era intenta al suo lavoro, la piccola Caterina, vagando per il verde prato a raccogliere fiori campestri, si avvicinò al masso e vide meravigliata una Signora vestita di bianco che soavemente la saluta e la esorta alla purezza e all’amore di Dio. Poi la Signora le riempì il grembiulino di baccelli colti in un campo vicino.

Dopo la visione la piccola corse dalla mamma e le raccontò ogni cosa, ma la donna non diede peso alle sue parole, giudicandole fantasie puerili. Si avvicinarono verso casa e cammin facendo Caterina si lamentava della pesantezza dei baccelli, ma la mamma, carica a sua volta del bucato, la esorta a farsi forza e coraggio. Giunte in casa, la donna prese i baccelli ed iniziò a sgranarli per poi cuocerli per la cena. Ma un grido le sfuggì di gola: i baccelli erano pieni di sangue, presagio di sciagura, calamità, guerra e pestilenza!

L’anno seguente infatti in Toscana scoppiò la terribile e famosa peste descritta dal Boccaccio nel Decamerone, e che, a detta di Sant’Antonino, nella sola Firenze colpì sessantamila persone, cioè i due terzi della cittadinanza. Quell’apparizione, quel sangue era un avvertimento della Madonna: occorreva pregare molto, fuggire il peccato e fare penitenza.

Gli abitanti di Bibbiena si recarono in processione ai piedi del sasso e deliberarono di costruire in quel luogo una chiesa votiva. Sorse così la chiesetta chiamata “dell’Eremita Martino” che esiste ancora oggi.

Proprio in quel luogo povero i prodigi si moltiplicarono: apparvero globi di fuoco, comparve nuovamente la bianca colomba e si verificarono miracoli, guarigioni e grazie spirituali. Crebbe la devozione alla «Madonna del Sasso», e ad essa si aggiunge la devozione alla «Madonna del Buio».

La storia di questa seconda Madonna è ricca di particolari pieni di grazia e di soavità.

All’inizio del cinquecento si pensò di collocare alla base del masso dell’Apparizione, una statua lignea policroma della Madonna, fatta scolpire da Andrea di Lazzaro Cavalcanti . Nel 1511 gli abitanti di Bibbiena chiesero ai monaci di poter avere la bella statua per la loro chiesa di Santo Spirito.

Con grande solennità la statua venne processionalmente portata nella chiesa di Santo Spirito, ma il giorno dopo venne ritrovata al suo posto primitivo. Riportata in Bibbiena, nonostante la vigilante sorveglianza notturna, la statua scomparve, ed impronte sulla neve della notte conducevano al Sasso. La tradizione popolare così tramanda l’avvenimento: “la santa statua della Vergine se ne venne al Sasso, piede e piede, camminando sopra la neve, e quivi giunta, a porte chiuse entrò e al suo primiero luogo si pose”.

La statua venne allora definitivamente collocata nella chiesa inferiore, notoriamente buia, vicino alla cappella dell’Eremita con la scritta significativa “in tenebris lucet”, da cui il titolo «Madonna del Buio».

 

I prodigi della Madonna del Sasso però sono ricondotti a un altro grande avvenimento: l’incendio della chiesa. Nel 1486 un incendio distrusse completamente la cappella, ma l'immagine della Madonna rimase miracolosamente intatta.

Subito dopo iniziò la costruzione del nuovo Santuario, per intervento del Savonarola, che dal convento di San Marco di Firenze inviò ventidue frati e ingenti aiuti, ottenuti da alcune famiglie fiorentine, come quella dei Medici. Siamo in pieno rinascimento e questa costruzione divenne un vero gioiello dell'arte rinascimentale. Da allora la presenza dell'Ordine domenicano in questo Santuario è divenuta un importante punto di riferimento, costituendo come la terza punta del triangolo "la Verna-Camaldoli-Santa Maria del Sasso": tre poli di grande attrazione con la spiritualità camaldolese, francescana e mariana-domenicana.

Nell'anno 1947 le due immagini miracolose della Madonna - per disposizione di Papa Pio XII - vennero incoronate con corone d'oro. Lo stesso Pontefice nel 1942 aveva concesso al santuario il titolo di Basilica Minore. In questi ultimi decenni tutto il complesso di Santa Maria del Sasso ha assunto un volto nuovo, con importanti interventi di restauro e di straordinaria manutenzione, con il rifacimento di tutti gli impianti, all'interno e all'esterno del Santuario.

Madonna del Sasso e del Buio

Piccola Nazareth 

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