

1 GENNAIO 2016
LA MADRE DI DIO CI PARLA DI LUI
Cosa ci dice di Dio questo titolo di Maria? Ci parla anzitutto dell’umiltà di Dio. Dio ha voluto avere una madre! E pensare che, nello sviluppo del pensiero umano, siamo arrivati a un punto in cui vi sono pensatori che trovano perfino strano e quasi offensivo per un essere umano avere avuto una madre, perché questo significa dipendere radicalmente da qualcuno, non essersi fatti da sé, non poter progettare interamente da soli la propria esistenza.
L’uomo, da sempre, cerca Dio in alto. Cerca di costruire, con i suoi sforzi ascetici o intellettuali, una specie di piramide, pensando che al vertice di essa troverà Dio, o il suo equivalente, che in alcune religioni è il Nulla.
E non si accorge che Dio è sceso e ha rovesciato la piramide; si è messo lui stesso alla base, per portare su di sé tutto e tutti. Dio si fa presente silenziosamente nelle viscere di una donna. Davvero bisogna dire: Questa cosa è credibile proprio perché è una pazzia; è certa proprio perché impossibile; è divina proprio perché è da uomini (cf Tertulliano, Sulle orme di Cristo, 5,4).Che contrasto con il dio dei filosofi, che doccia fredda per l’orgoglio umano e che invito all’umiltà! Dio scende nel cuore stesso della materia, perché madre, <<mater>>, deriva da materia, nel senso più nobile del termine, che indica concretezza e realtà, o anche metro, misura.
Il Dio che si fa carne nel seno di una donna è lo stesso che si fa presente poi nel cuore della materia del mondo, nell’Eucaristia. E un’unica economia e un unico stile. Sant’Ireneo ha ragione di dire che chi non capisce la nascita di Dio da Maria non può capire neppure l’Eucaristia. Tutto ciò proclama anche, e meglio di ogni parola, che il Dio cristiano è grazia; che si ottiene per via di dono non di conquista.
Raniero Cantalamessa in Maria uno specchio per la Chiesa,
Ancora 1990, pp. 76-77

2 GENNAIO 2016
SIGNORE, DA CHI ANDREMO?
Quando Cristo denunciò la volontà di diventare sacramento con la sua carne e con il suo sangue, i discepoli gli dissero:<<Signore, il tuo discorso è troppo duro per noi>>.
Anche allora ci fu chi lasciò il Maestro, perché Lui dichiarò perentoriamente di voler essere pane e bevanda; anche allora ci furono i fremiti della superbia e dell’intelligenza dell’uomo e anche i rifiuti, diremmo così, nella carnalità materiale dell’uomo. Ma Gesù inesorabile:<<Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue non avrà parte con me>>. Parole drammatiche, dure e perentorie che ancora ci interpellano, perché se riusciamo a banalizzare l’evento eucaristico, è tristissimo segno per la qualità della nostra fede e per la vivacità della nostra vita cristiana.
Ma noi oggi siamo anche costretti a fare un’altra considerazione: c’è troppa abitudine intorno all’Eucaristia, c’è troppo poca vibrazione ed entusiasmo, commozione e stupore di fronte ed intorno all’Eucaristia ed è cosa triste. E se dicessimo che intorno all’Eucaristia c’è anche l’ostinata avversione e ribellione di Satana che spinge a profanarla proprio nei suoi segni sacramentali? Eppure bisogna dirlo, è la verità.
Dovremmo rattristarci e dovremmo anche perderci di coraggio: e invece no. Il Signore no è un fuggitivo, il Signore è con noi, rimane con noi, rinnova la sua presenza, ci convoca intorno al suo altare, e ci domanda di rendergli l’onore e la gloria che sia segno di fede, che sia segno d’amore, che sia segno di speranza.
Mistero adorabile, mistero stupendo, glorioso, mistero che davvero ci fa lodare e benedire il Signore.
Anastasio Ballestrero in RDTO 1984,pp 500-501

3 GENNAIO 2016
PICCOLE INDUSTRIE PER UN CAMMINO DI SANTITA'
<< All’età di anni undici ( 26 marzo 1826, Pasqua) fui ammesso alla prima comunione. Sapevo tutto il piccolo catechismo… La buona genitrice…si adoperò ella stessa a prepararmi come meglio poteva e sapeva. Lungo la quaresima mi inviò ogni giorno al catechismo…
Mia madre studiò di assistermi più giorni; mi aveva condotto tre volte a confessarmi lungo la quaresima. ”Giovanni mio, disse ripetutamente, Dio ti prepara un gran dono; ma procura prepararti bene, di confessarti, di non tacere alcuna cosa in confessione. Confessa tutto, sii pentito di tutto e prometti a Dio di farti più buono in avvenire”. Tutto promisi; se poi sia stato fedele, Dio lo sa. A casa mi faceva pregare, leggere un buon libro, dandomi quei consigli che una madre industriosa sa trovare opportuni per i suoi figlioli.
Quel mattino non mi lasciò parlare con nessuno, mi accompagnò alla sacra Mensa e fece con me la preparazione ed il ringraziamento… In quella giornata non volle che mi occupassi in alcun lavoro materiale, ma tutta l’adoperassi a leggere e a pregare. Fra le molte cose mia madre mi ripetè più volte queste parole: “O caro Figlio, fu questo per te un gran giorno.
Sono persuasa che Dio abbia veramente preso possesso del tuo cuore. Ora promettigli di fare quanto puoi per conservarti buono sino alla fine della vita. Per l’avvenire va’ sovente a comunicarti, ma guardati bene dal fare dei sacrilegi. Dì sempre tutto in confessione; sii sempre ubbidiente, va’ volentieri al catechismo ed alle prediche; ma per amor del Signore fuggi come la peste coloro che fanno cattivi discorsi”.
Ritenni e procurai di praticare gli avvisi della pia genitrice; e mi pare che da quel giorno vi sia stato qualche miglioramento nella mia vita>>.
s. Giovanni Bosco in Memorie dell’oratorio, LAS 1992, pp. 43-44

4 GENNAIO 2016
MARIA AL TEMPIO: UN'EUCARISTIA ANTICIPATA
Maria fece sua, con tutta la vita accanto a Cristo, e non soltanto sul Calvario, la dimensione sacrificale dell’Eucaristia.
Quando portò il bimbo Gesù al tempio di Gerusalemme << per offrirlo al Signore>> (Lc 2,22), si sentì annunciare dal vecchio Simeone che quel Bambino sarebbe stato <<segno di contraddizione>> e che una <<spada>> avrebbe trapassato anche l’anima di lei (cf Lc 2,34-35).
Era preannunciato così il dramma del Figlio crocifisso e in qualche modo veniva prefigurato lo <<stabat Mater>> della Vergine ai piedi della Croce.
Preparandosi giorno per giorno al Calvario, Maria vice una sorta di <<Eucaristia anticipata>>, si direbbe una<< comunione spirituale>> di desiderio e di offerta, che avrà il suo compimento nell’unione col Figlio della passione, e si esprimerà poi, nel periodo post-pasquale, nella sua partecipazione alla Celebrazione eucaristica, presieduta dagli Apostoli, quale <<memoriale >> della passione.
Giovanni Paolo II in Ecclesia de Eucharistia, n. 56

5 GENNAIO 2016
L'EUCARISTIA : UN EVENTO SALVIFICO
Per impostare rettamente il problema mi pare indispensabile partire dal concetto di Eucaristia come <<evento>>: qualcosa dunque che <<accade>> sotto i nostri occhi. Ha Dio come soggetto, ma ci coinvolge strappandoci all’atteggiamento di spettatori passivi, per renderci co-attori implicati nel dramma. Si tratta infatti di evento <<salvifico>>, e la salvezza interessa noi, è anzi l’elemento decisivo del nostro destino umano. <<Che giova all’uomo conquistare il mondo se poi perde la sua anima?>> (Mt 16,26).
In quell’ottica l’Eucaristia appare subito collegata con quella grande storia di cui l’evento fa parte, la <<storia di salvezza>>. E' la grande epopea che abbraccia tutto l’arco del tempo e di cui il libro divino è la narrazione.
Penso in questo momento al prologo della lettera agli Efesini, là dove si descrive <<il mistero della volontà divina che egli aveva prestabilito in se stesso (si tratta dunque di un disegno eterno) e che doveva compiersi nella pienezza dei tempi>> (si dispiega dunque nella storia, ritmata dalle meraviglie che Dio vi compie, e cammina verso Cristo, l’ultima Parola che Dio voleva dire, e l’ultimo e definitivo atto che Egli voleva compiere). Continua infatti s. Paolo: <<riunire tutte le cose, quelle dei cieli e quelle della terra, sotto un unico capo, Cristo>> (Ef 1,9-10).
Mariano Magrassi in Il fuoco dello Spirito nel calice, La Scala 1984, pp. 15-16
“ L’amore naturale vuole tre cose:
la presenza della persona amata, il suo completo possesso
e una perfetta unione con lei;
Gesù soddisfa pienamente nell’ordine soprannaturale
a questa legge dell’amore con l’Eucaristia."
s. P.G Eymard

6 GENNAIO 2016
IL NOSTRO SACRIFICIO IN CRISTO
Il nostro <<primo incontro>> decisivo con Cristo è avvenuto nel battesimo.
Da allora la nostra vita è stata posta in relazione profonda con la vita- morte-risurrezione di Gesù, affinchè ciò che si è compiuto in Lui ( la sua vittoria sul male, sul peccato, sulla morte) si compia anche in noi.
Assimilati a Cristo nel battesimo, tutta la nostra vita dovrà <<assomigliare>> alla sua; uniti a Cristo per il sacramento ricevuto, tutta la nostra vita dovrà svolgersi in comunione con Cristo, seguendo il suo insegnamento.
La nostra unione con Cristo è un fatto vitale, è una questione di rapporto personale permanente tra noi e il Signore crocifisso e risorto, nel variare delle circostanze e delle vicende attraverso le quali si svolge la nostra esistenza.
Per questo nella Chiesa si ripete costantemente la celebrazione dell’Eucaristia, memoriale del Signore. Offrendo sempre e di nuovo a Dio il sacrificio del suo Figlio, sempre e di nuovo noi accogliamo il dono della sua grazia che ci fa diventare una sola cosa con Cristo, perché il sacrificio della sua vita continui nella nostra vita.
L’Eucaristia è come l’anello di congiunzione fra la nostra vita quotidiana e l’esistenza terrena di Cristo; è come la presa di contatto che fa passare in noi la stessa energia di Spirito Santo che ha animato tutta la vita di Gesù e che lo ha fatto risorgere da morte.
Celebrando il memoriale del sacrificio di Cristo, ricevendo il suo corpo dato per noi, partecipiamo al suo sacrificio continuandolo giorno per giorno in noi stessi, divenuti membra vive del suo corpo. Noi stessi, per la comunione che ci unisce a Gesù Cristo, diventiamo, e dobbiamo diventare sempre di più, sacrificio vivente gradito a Dio.
Domenico Mosso in Il sacrificio gradito a Dio, Elledici 1981, pp. 43-45