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1 MARZO 2016

SIGNORE GESU' CRISTO FIGLIO DI DIO FATTO UOMO

 

 

Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, splendore del Padre e sua immagine, noi ti riconosciamo presente nel Sacramento del pane e del vino e ti adoriamo.

 

I nostri occhi non possono fissare la tua gloria e sostenere lo splendore della tua luce divina; ma in questo sacramento noi ti riconosciamo e ti adoriamo nella fede come gli angeli e i santi ti contemplano e ti lodano in cielo. Anche noi speriamo di poterti incontrare un giorno svelatamente, quando le ombre dei segni saranno svanite e risplenderà la luce senza tramonto della verità.

 

Mentre camminiamo nella fede e nell’attesa, abbiamo come conforto la tua parola nei libri sacri e questo Santissimo Sacramento del tuo Corpo. Di due cose, infatti, abbiamo supremo bisogno in questa vita: di cibo e di luce. E Tu ci hai donato il tuo Corpo come nutrimento dello spirito e la tua parola come luce per il cammino.

 

Ti rendiamo grazie, Signore, per questa duplice mensa, con la quale ci ristori e ci dai la vita: la mensa del tuo santissimo Corpo e la mensa della tua parola. Tu hai manifestato così il tuo amore per tutti gli uomini e hai preparato un grande convito per tutti i popoli: in esso non più l’agnello simbolico, ma il tuo stesso Corpo e il tuo Sangue ci vengono dati. Noi gustiamo la gioia della tua mensa e beviamo al calice della salvezza. A te la nostra lode e il nostro amore, nei secolo dei secoli. Amen.

                                                                Da “ L’Imitazione di Cristo”

 

2 MARZO 2016

IL PIU' GRANDE DEI MIRACOLI

 

 

L’Eucaristia – a dire di san Tommaso d’Aquino – è il più grande dei miracoli. Il Concilio Vaticano II afferma che “nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà vita agli uomini” (Presbyterorum Ordinis, 5).

 

 

Con l’Eucaristia, Cristo ha sciolto il problema che poneva la sua partenza definitiva dal mondo terrestre: la sua assenza nello sviluppo della Chiesa poteva sembrare un vuoto irreparabile e invece, nella silenziosa presenza eucaristica, Cristo cammina con noi e promette di accompagnarci verso le incognite del futuro.

 

 

Una bella meditazione di Chiara Lubich sulla presenza eucaristica, dice: “ No, non è rimasta fredda la terra: Tu sei rimasto con noi! Che sarebbe il nostro vivere se i tabernacoli non ti portassero? Tu hai sposato una volta l’umanità e le sei rimasto fedele” (Scritti spirituali/1, Ed Città Nuova 1978, p.289).

3 MARZO 2016

L'EUCARISTIA, MEMORIALE DELLE MERAVIGLIE DI DIO

 

 

L’intreccio tra il ricordo di Dio e quello dell’uomo è al centro dell’Eucaristia che è il “memoriale” per eccellenza della Pasqua cristiana. L’”anamnesi” cioè l’atto del ricordare è, infatti, il cuore della celebrazione: il sacrificio di Cristo, evento unico, compiuto cioè “una volta per tutte” (Eb 7,27; 9,12.26;10,12), diffonde la sua presenza salvifica nel tempo e nello spazio della storia umana.

 

Ciò è espresso nell’imperativo finale che Luca e Paolo riportano nella narrazione dell’Ultima Cena: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me” (1Cor 11,24-25; cfr Lc 22,19).

 

“Ricordare” è pertanto “riportare al cuore” nella memoria e nell’affetto, ma è anche celebrare una presenza. “L’Eucaristia, vero memoriale del mistero pasquale di Cristo, è capace di tenere desta in noi la memoria del suo amore. Essa è, perciò, il segreto della vigilanza della Chiesa: le sarebbe troppo facile, altrimenti, senza la divina efficacia di questo richiamo continuo e dolcissimo, senza la forza penetrante di questo sguardo del suo Sposo fissato su di lei, cadere nell’oblio, nell’insensibilità, nell’infedeltà” (Lettera Apostolica Patres Ecclesiae, III: Ench. Vat., 7,33).

 

Questo richiamo alla vigilanza rende le nostre liturgie eucaristiche aperte alla venuta piena del Signore, all’apparire della Gerusalemme celeste. Nell’Eucaristia il cristiano alimenta la speranza dell’incontro definitivo con il suo Signore.

 

                                                           Catechesi di san Giovanni Paolo II

4 MARZO 2016

 

Più volte, Domenico Savio, davanti al Santissimo Sacramento esposto, o quando faceva la santa Comunione, restava come rapito; tanto che lasciava passare del tempo anche troppo lungo, se non era chiamato a compiere i suoi doveri ordinari.

 

Accadde un giorno che mancò alla colazione, a scuola, e perfino a pranzo; nell’aula di studio non c’era; a letto nemmeno. 

 

Al direttore  nacque un sospetto, rivelatosi poi fondato,  che fosse ancora in chiesa, va in coro e lo vede là fermo come un sasso.

 

Teneva un piede sull’altro, una mano appoggiata al leggio, l’altra sul petto, con la faccia fissa e rivolta al tabernacolo. Non muoveva nemmeno le palpebre. Lo chiama, non risponde. Lo scuote ed allora lo guarda  e dice: “E’ già finita la Messa?”. “Vedi -  dice il Direttore mostrandogli l’orologio – sono le due”.

 

Egli domandò umile perdono della trasgressione delle regole di casa, ed il Direttore lo mandò a pranzo dicendogli: “ Se qualcuno ti chiederà dove sei stato, rispondi che sei stato ad eseguire un mio  comando”.

 

5 MARZO 2016

L'EUCARISTIA, BANCHETTO DI COMUNIONE CON DIO

 

Sono soprattutto le teologie giovannea e paolina ad esaltare la comunione del credente con Cristo nell’Eucaristia. Nel discorso nella sinagoga di Cafarnao Gesù dice esplicitamente: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51).

 

L’intero testo di quel discorso è proteso a sottolineare la comunione vitale che si stabilisce, nella fede, tra Cristo pane di vita e colui che ne mangia. In particolare, appare il verbo greco tipico del quarto vangelo per indicare l’intimità mistica tra Cristo e il discepolo, mènein, “rimanere, dimorare”: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,56; cfr. 15, 4-9). Questa comunione con Cristo genera, pertanto, un’intima trasformazione del fedele. “ Partecipando al sacrificio della croce, il cristiano comunica con l’amore di donazione di Cristo ed è abilitato e impegnato a vivere questa stessa carità in tutti suoi atteggiamenti e comportamenti di vita.

 

Nell’esistenza morale si rivela e si attua il servizio regale cristiano” (Veritatis splendor, 107). Tale servizio regale ha la sua radice nel Battesimo e la sua fioritura nella comunione Eucaristica. La via della santità, dell’amore, della verità è, dunque, la rivelazione al mondo della nostra intimità divina, attuata nel banchetto dell’Eucaristia.

 

 

                                                    Catechesi di san Giovanni Paolo II

 

6 MARZO 2016

ABBASSAMENTO DIVINO

 

 

Dal suo misterioso nascondimento, dal silenzio impenetrabile che lo avvolge nella vita eucaristica, Gesù ci parla dell’umiltà. Questa virtù è base indispensabile, radice, fondamento di ogni altra virtù.

 

Fu certamente mistero di profondo abbassamento quello per cui Lui, Unigenito di Dio, eterno, immenso, onnipotente come il Padre e lo Spirito Santo, abbia nascosto lo splendore della sua Regalità Divina sotto le fragili apparenze della carne. Al suono di queste parole: “il Verbo si fece carne”, si commosse la terra, sussultarono i cieli e tremò l’Inferno.

 

Prima di comparire quaggiù, sulla terra, un arcangelo lo annunziò ad una Vergine, per lui preparata, fin dal mattino dei secoli, capolavoro vivente dell’onnipotenza divina.

 

Nei brevi giorni della sua vita terrena, la sua divinità brillava attraverso lo splendore dei prodigi, che fiorivano sui suoi passi; la bellezza del suo volto e la sublimità della sua dottrina affascinava le moltitudini.

 

 

Ma nel Mistero eucaristico, nulla di tutto ciò! In quest’abisso di umiltà, tutto appare nascosto ed annientato, perfino la sua adorabile umanità.

 

Piccola Nazareth 

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