

1 FEBBRAIO 2016
VERSO' IL SUO SANGUE PER DARE LA VITA
Quando il pellicano partì per andare in cerca di cibo, un serpente, ben nascosto fra i rami, cominciò a muoversi verso il nido. I piccoli dormivano tranquilli.
Il serpente si avvicinò, e con un lampo malvagio negli occhi iniziò la strage. Un morso velenoso a ciascuno, e i poveretti passarono immediatamente dal sonno alla morte. Soddisfatto, il serpente ritornò nel suo nascondiglio, per godersi il ritorno del pellicano. Infatti, di lì a poco, l’uccello ritornò. Alla vista di quella strage incominciò a piangere, e il suo lamento era così disperato che tutti gli abitanti della foresta lo ascoltavano commossi. <<Che senso ha ora la mia vita senza di voi?>>, diceva il povero pellicano guardando i suoi fi gli uccisi.<<Voglio morire anch’io, come voi!>>.
E col becco cominciò a lacerarsi il petto, proprio sopra il cuore. Il sangue sgorgava a fiotti dalla ferita, bagnando i piccoli uccisi dal serpente. Ma ad un tratto, il pellicano, ormai moribondo, trasalì. Il suo sangue caldo aveva reso la vita ai suoi figlioli; il suo amore li aveva risuscitati. E allora, felice, spirò.
Leonardo da Vinci, ispiratosi a Tommaso d’Aquino
"Gesù di Nazareth, nella sua vita, nei suoi gesti di bontà, nella sua morte coraggiosa e nella sua risurrezione è il sacramento per eccellenza. In lui, la storia della salvezza ha trovato il suo culmine. E’ il sacramento vivo di Dio, che contiene, significa e trasmette la tenerezza amorevole di Dio verso tutti. I gesti, le azioni, le varie espressioni della vita di Cristo erano e sono i sacramenti che rendono concreto il mistero di Dio."
C.Daniele-D.Zanella in Eucaristia della festa, Elledici 1986, pp.41-43

2 FEBBRAIO 2016
L'EUCARISTIA: SACRIFICIO DI LODE E DI ADORAZIONE
Il Sacramento fa memoria di Cristo offerto, offerto al Padre come <<oblazione monda ed immacolata>> secondo l’antica profezia (Mt 1,11) per un culto lautretico e adorante, pieno e perfetto, veramente degno del Padre che riepiloga tutto l’onore e tutta la gloria che la creazione deve al suo Signore.
Questo aspetto sacrificale e lautretico nell’Eucaristia si compie e diventa il culto del popolo di Dio. E’ l’Eucaristia che ci mette davanti a Dio nell’atteggiamento giusto di creatura che tutto a Dio deve, davanti al Signore della gloria. E a me pare che questo aspetto del Sacrificio – il Sacrificio redentivo, il Sacrificio di espiazione, il Sacrificio di purificazione dal peccato, di affrancamento dalla schiavitù del male - questo Sacrificio cruento che si compie nella Croce, nell’Eucaristia si rinnova.
E, nello stesso tempo, abbiamo il Sacrificio lautretico dell’onore e della gloria, e il sacrificio redentivo della Passione e della Morte e della Risurrezione del Signore. A questa duplice tensione finale del Sacrificio eucaristico la chiesa è fedele ogni giorno, incessantemente.
Anastasio Ballestrero in Mistero d’Amore, Elledici 1994, pp. 36-37
“Per preparare alle nostre anime un sentimento di tanto amore
furono necessarie l’immensa potenza di Dio Padre,
la somma sapienza del Figlio,
la dolce bontà infinita dello Spirito Santo."
s.Alberto Magno

3 FEBBRAIO 2016
ACCESSO ALLA VIVA E REALE PRESENZA DEL SIGNORE
L’Eucaristia, così come è accolta nella fede della Chiesa, presenta un aspetto sorprendente che sconvolge l’intelligenza e commuove il cuore. Siamo di fronte a uno di quei gesti abissali dell’amore di Dio, davanti ai quali l’unico atteggiamento possibile all’uomo è una resa piena di sconfitta gratitudine.
L’Eucaristia, non è solo… la modalità voluta da Gesù per rendere perennemente presente l’efficacia salvifica della Pasqua. In essa non è presente soltanto la volontà di Gesù, che istituisce un gesto di salvezza. In essa è presente semplicemente ( ma quali misteri in questa semplicità) Gesù stesso.
Nell’Eucaristia Gesù dona a noi se stesso. Solo lui può lasciare in dono a noi se stesso, perché solo lui è una cosa sola con l’amore infinito di Dio, che può fare ogni cosa. L’Eucaristia si presenta così come la maniera sacramentale con cui il sacrificio pasquale di Gesù si rende perennemente presente nella storia dischiudendo ad ogni uomo l’accesso alla viva e reale presenza del Signore.
Si tratta di prodigi che fioriscono su quel prodigio di inesauribile amore che è il mistero pasquale. D’altra parte si potrebbe dire che si tratta della cosa più semplice: Dio, nell’Eucaristia di Gesù, prende sul serio la propria volontà di alleanza, cioè la decisione di stare realmente con gli uomini, di accoglierli come figli, di attrarli nell’intimità della sua vita.
Carlo M. Martini in Attirerò tutti a me, nn. 66-67
“Una sola comunione ben fatta
è capace e basta per farci santi e perfetti.”
s.Francesco di Sales

4 FEBBRAIO 2016
TRADITO... SI DONO'
L’espressione <<la notte in cui fu tradito>> evoca tutto il mistero della <<consegna>>. Ed è in quella notte che Gesù compie il gesto di consegnarsi anticipatamente ai fratelli, benedicendo il Padre per l’ora che l’attende: <<Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo:<<Prendete e mangiate: questo è il mio corpo>> (Mt 26,26).
<<Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi>> (Gv 13,15): anche per noi l’Eucaristia deve essere un consegnarsi nel servizio (cf Gv 13,14-17). Il comando<< Fate questo in memoria di me>> non è solo l’invito ad una ripetizione rituale di gesti e di parole, ma l’invito a vivere lo stesso contenuto vitale della sua <<consegna>>.
Perché vai a Messa? Per consegnarti, per dare da servo la tua vita a Dio e ai fratelli. Tutto questo è impossibile all’uomo; ma reso possibile da Colui che si consegna come il Pane di vita (cf Mc 10,27 ;Gv 6) e rigenera l’uomo dall’alto come figlio. Solo in questa prospettiva l’Eucaristia non è vissuta nell’idolatria, nella ricerca religiosa di se stessi.
Come può esserci sintonia e comunione con il Cristo, se nella nostra vita non si paga nessun prezzo per il Regno, se non sappiamo benedire Dio mentre stiamo gemendo a causa dei fratelli? L’Eucaristia non è recitare, ma <<fare>> la memoria della consegna del Cristo nella notte in cui fu tradito. Se non sei ancora un consegnato che accetta di consegnarsi nel nome del Signore, alla sua Cena partecipa chiedendo la conversione del cuore, perché lo Spirito ti prepari per quell’ora nell’obbedienza al Padre.
G. Bottoni in <<Testimoni del mondo>>, Luglio 1982
“La Messa è la glorificazione massima di Dio”
P. Andrea Gasparino

5 FEBBRAIO 2016
NELLA REALTA' E NEL SEGNO DELL'OLOCAUSTO
Gesù-Eucaristia nasce dall’olocausto e per l’olocausto, e nel suo nascere paziente e offerente si aggiunge mistero a mistero. Lo afferma s. Tommaso quando dice:<< Sulla croce era nascosta la sola divinità>>, ma nell’ Eucaristia <<è nascosta anche l’umanità>>; fino a questo punto arriva il suo offrirsi, il suo patire!
La sua oblazione, la sua sofferenza, il suo annientamento, lo spingono a diventare la realtà che nella nostra esperienza umana è destinata – più delle altre – ad essere divorata: il pane. Nessuno ha riguardo per questo alimento: è fatto apposta per essere divorato; anzi, proprio in questo sta il suo valore, la sua dignità. Nel segno del pane il Signore si lascia spezzare, si lascia dividere.
E ciò non nella memoria, nella venerazione di un ricordo, ma nella realtà di un mistero che compie, sia pure attraverso il segno. E’ in questo momento che il Signore è il nostro sacrificio, nostro olocausto. Nostro perché la sua umanità si fa paziente e immolata; nostro perché l’olocausto che egli offre è sofferto per noi; nostro perché le conseguenze dell’olocausto riguardano noi, salvano noi, rendono a Dio l’adorazione perfetta che noi gli dobbiamo.
Gesù fa tutto questo nell’Eucaristia, in maniera così piena, perfetta, che la nostra religione è l’unica a non avere altro sacrificio; essa possiede infatti il sacrificio più augusto che si possa pensare, perché offre in olocausto non le primizie della creazione, ma l’Unigenito di Dio (Eb 10,8-10).
Anastasio Ballestrero in Per te io vivo, Carmelo S. Giuseppe, pp. 144-145
" L’Eucaristia è il termine e il coronamento di tutti i sacramenti".
Dionigi Areopagita
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6 FEBBRAIO 2016
L'EUCARISTIA E' SACRIFICIO
Quando ci rivolgiamo a Dio e per Cristo, con Cristo e in Cristo gli rendiamo grazie, l’Eucaristia diventa offerta e nello stesso tempo sacrificio. Sacrificio nel senso più forte della parola. Non solamente immolazione, come i sacrifici cruenti di animali al tempo dell’antica Alleanza, ma, più fondamentalmente, un mettere a disposizione di Dio, un trasferire nella sacralità di Dio, un <<rendere sacro>>, come spiega s. Agostino nella sua definizione di sacrificio.
Sacrificare, ossia: rendere sacro, restituire alla proprietà, al buon volere di Dio. Il sacrificio ci riconcilia con Dio non perché la nostra offerta meriterebbe i suoi benefici, come se Dio avesse bisogno che lo si compri! Ma perché innanzitutto e soprattutto, il sacrificio autentico è un gesto d’amore che annulla il peccato, peccato che è rifiuto di azione di grazie e dunque l’<<opposto >> dell’Eucaristia. Il peccato è un allontanarsi da Dio e un amare se stesso fino al disprezzo di Dio, fino alla dimenticanza di Dio, fino alla negazione di Dio. Mentre la santità è amare Dio e offrirsi a Lui, fosse pure al prezzo di ciò che all’uomo egoista sembra più un dimenticare se stesso, un <<perdere se stesso>>, come dirà Gesù nel Vangelo (cf Mt 10,39).
Il vero sacrificio che i profeti rivendicano e che compie il Servo sofferente annunziato da Isaia, è l’offerta amorosa della libertà e non più il sangue versato dagli animali. Gesù benedirà il calice del vino, durante l’ultima cena, dicendo:
<<Questo è il mio Sangue dell’Alleanza, versato per la moltitudine>> ( Mt 14,24).
Esso ripara ciò che il peccato ha distrutto; espia l’offesa, la bestemmia, l’orrore che il peccato ha cagionato. Alla devastazione della violenza e dell’odio, sostituisce l’amore che ricostruisce; rende all’uomo la sua pienezza e la sua bellezza, lo risuscita.
Jean-Marie Lustiger in La Messa, Piemme 1989, pp. 13