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1 LUGLIO 2016

CONSACRAZIONE AL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU'

Signore Gesù che ci ami e ci hai liberati dai nostri peccati con il tuo Sangue, Ti adoro, Ti benedico e mi consacro a Te con viva fede. Con l'aiuto del tuo Spirito m'impegno a dare di tutta la mia esistenza, animata dalla memoria del tuo Sangue, un servizio fedele alla volontà di Dio per l'avvento del tuo Regno.

 

Per il tuo Sangue versato in remissione dei peccati, purificami da ogni colpa e rinnovami nel cuore, perché risplenda sempre più in me l'immagine dell'uomo nuovo creato secondo giustizia e santità.

 

Per il tuo Sangue, segno di riconciliazione con Dio tra gli uomini, rendimi docile strumento di comunione fraterna. Per la potenza del tuo Sangue, prova suprema della tua carità, dammi il coraggio di amare Te e i fratelli fino al dono della vita. O Gesù Redentore, aiutami a portare quotidianamente la croce, perché la mia goccia di sangue, unita al tuo, giovi alla redenzione del mondo.

 

 

O Sangue divino, che vivifichi con la tua grazia il corpo mistico, rendimi pietra viva della Chiesa. Dammi la passione dell'unità tra i cristiani. Infondimi nel cuore grande zelo per la salvezza del mio prossimo. Suscita nella Chiesa numerose vocazioni missionarie, perché a tutti i popoli sia dato di conoscere, amare e di servire il vero Dio.

 

 

O Sangue preziosissimo, segno di liberazione e di vita nuova, concedimi di preservare nella fede, nella speranza e nella carità, perché, da Te segnato, possa uscire da questo esilio ed entrare nella terra promessa del Paradiso, per cantarti in eterno la mia lode con tutti i redenti. Amen.

 

2 LUGLIO 2016

LA LITURGIA EUCARISTICA

 

IL CANONE

 

La preghiera eucaristica che continua dopo il canto del Santo porta il nome di Cànone. è una parola latina atta a sottolineare il fatto che tale preghiera è fissata da una regola e nessuno può apportarle cambiamenti. Fino al Concilio Vaticano II usavamo sempre la stessa, che chiamiamo Canone romano. Dopo il Concilio i Vescovi hanno approvato l'uso di altri Canoni, riscoperti dall'antichità o nuovi, formulati sul loro schema. I sacerdoti possono scegliere di volta in volta quello che ritengono più opportuno. Lo schema di queste preghiere è sempre lo stesso: lode al Padre, invocazione dello Spirito Santo sui doni del pane e del vino, le parole di Gesù nell'Ultima Cena, l'acclamazione dei fedeli, il ricordo del mistero centrale della salvezza, l'offerta del sacrificio, l'invocazione dello Spirito sui fedeli, la memoria dei santi, la preghiera per i pastori e per i propri cari viventi e defunti, e la dossologia finale.

Prendiamo in considerazione il terzo Cànone, che mi pare sia il più usato, forse perché non è molto lungo, ma nemmeno il più breve. Esso inizia riprendendo la parola del "Santo": Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura! Il Padre è degno di essere ammirato perché per mezzo di Gesù e grazie allo Spirito, egli dà vita e santità alla Chiesa e la riunisce come popolo che non ha altri confini che quelli della fede. La Chiesa è riunita proprio per celebrare l'Eucaristia, il sacrificio perfetto. Noi godiamo di questo disegno del Padre che ci fa grandi, ci rende degni di un mistero che mette in risalto la nostra indegnità! 


Iniziata la preghiera eucaristica con la lode al Padre, a lui rivolgiamo una richiesta: è il motivo per cui siamo riuniti. Gli chiediamo di mandare il suo Spirito perché il pane e il vino, posti sul tavoloaltare, siano da lui santificati e diventino quello che dicono le parole stesse di Gesù: suo Corpo e suo Sangue! Il sacerdote durante questa preghiera stende le mani sulla patena, che contiene le ostie di pane azzimo, e sul calice. Questo è un gesto consacratorio che esprime la fede della Chiesa: lo Spirito Santo dà nuovo significato e nuova " sostanza " a quel pane e a quel vino. Su di essi il sacerdote traccia pure un segno di croce con la destra, segno che rivela il nesso esistente tra quanto avviene qui e quanto è avvenuto sul Calvario. è sulla croce che il corpo di Gesù è stato offerto e il suo sangue è stato versato, non possiamo dimenticarlo. Calvario e Ultima Cena sono un unico mistero di amore di Dio realizzato da Gesù, mistero che ora riviviamo! Ora il sacerdote, tenendo in mano il pane, dice cosa ha fatto il Signore nella notte in cui è stato consegnato. Egli rese grazie al Padre, spezzò il pane e lo distribuì ai discepoli. Questi erano i gesti di ogni capofamiglia alla cena pasquale: li ha compiuti anche Gesù, attribuendo loro un significato nuovo, rivelato dalle parole pronunciate. Quel pane non sarebbe stato più un memoriale della liberazione dalla schiavitù dell'Egitto, ma di un fatto nuovo, il sacrificio della sua vita! è questo il fatto che costituisce noi popolo di Dio, fatto che ci apre la porta a diventare santi, figli di Dio, portatori della grandezza del suo amore! Quel pane non è più un cibo per sostenere il corpo, ma un nutrimento che costruisce la nostra vita interiore introducendo in noi la pienezza stessa di Dio! 


"Prendete, e mangiatene tutti": è l'invito con cui Gesù richiama l'attenzione dei discepoli e introduce le parole nuove sul pane e sul vino. Il sacerdote le ripete ad alta voce: tutti i presenti ricevono l'invito! Per accoglierlo senza compiere un gesto sacrilego dobbiamo prima di tutto esaminare noi stessi, come ci raccomanda San Paolo. Gesù tiene in mano il pane spezzato: "Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi"! Le sue parole dicono che mangiando quel pane saremo un tutt'uno con lui mentre viene consegnato alla morte, con lui mentre si offre per le iniquità di noi tutti. Il "per voi" ci fa ricordare le profezie di Isaia, che parlano del Servo di Dio consegnato alla morte, "trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità". Le parole che il sacerdote pronuncia mettono con chiarezza il pane in relazione con la morte di Gesù, una morte da lui non subita, ma accolta per offrirsi: è l'offerta che ha valore di sacrificio. Queste stesse parole sono percepite dal sacerdote e dai fedeli come profezia che li riguarda direttamente, perché essi mangeranno quel corpo: anch'essi saranno offerti in sacrificio, anch'essi sono quindi pronti a non vivere per se stessi, ma per lui che "è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione". 


Dopo la cena Gesù ha sorpreso ancora i discepoli. Tenendo in mano la coppa del vino, dopo aver ringraziato il Padre, disse una parola che li sbalordì. Egli pronunciò le parole "mio sangue", "nuova alleanza" e "remissione dei peccati". Di nuova alleanza parla nella Bibbia il profeta Geremia: è un'alleanza tra Dio e gli uomini destinata a non essere più interrotta nemmeno dai loro tradimenti. Ogni alleanza, quella stipulata da Dio con Abramo, con Mosè, con i Giudici, con Davide, è sempre stata infranta dal popolo con le decisioni di seguire i propri comodi, cioè i vari idoli di turno, invece che tener fede alla Parola di Dio! L'alleanza detta "nuova" è diversa: Dio si impegna a mantenerla comunque, anche se gli uomini non riescono ad essere fedeli. Per le loro infedeltà viene inaugurata la "remissione dei peccati", ottenuta non con il sangue di capri o di agnelli, ma con il sangue stesso di Gesù, cioè con l'offerta della sua vita. Gesù dice queste cose tanto belle tenendo il calice in mano e porgendolo ai suoi! Il sacerdote le ripete: oggi siamo noi i suoi discepoli, e il calice del vino è lo stesso che teneva in mano il Signore. Unica differenza: allora Gesù sarebbe morto poco dopo, ora è già morto e risorto. Non è una differenza sostanziale, perché comunque la vita di Gesù rimane offerta in sacrificio. Oggi anche noi facciamo parte del Corpo che egli offre, e il nostro sangue fa parte del Sangue che egli ha versato. Se pensiamo al sangue dei martiri, dei testimoni che ogni giorno soffrono e muoiono per la nostra fede, comprendiamo meglio. Come siamo fortunati e benedetti a poter celebrare ogni domenica questo mistero!

Il sacerdote alza sia il Corpo che il Sangue di Cristo. Qualcuno pensa che questo gesto venga compiuto perché tutti vedano i santi Doni. E invece è il gesto di presentazione a Dio del sacrificio di Gesù, l'unico sacrificio che noi possiamo offrirgli. I sacerdoti del tempio di Gerusalemme, prima di posare sul fuoco dell'altare le carni o i pani o le altre oblazioni perché fossero bruciate come sacrificio, le alzavano per presentarle a Dio, come gesto di offerta. Da quel momento quelle cose non erano più dell'uomo, erano di Dio! Noi alziamo Corpo e Sangue di Cristo: offriamo al Padre il memoriale del sacrificio di Gesù, che si è offerto per essere innalzato sulla croce! è il sacrificio con cui ci presentiamo a lui!

                                                                                                                                                      Don Virgilio Covi

 

 

 

3 LUGLIO 2016

LA LITURGIA   EUCARISTICA

LA PRESENTAZIONE DEI DONI

 

Con questo comando Gesù ha cambiato finalità alla cena pasquale. Fino a quel momento questa veniva vissuta come memoria della liberazione del popolo dall'Egitto, memoria dell'opera di Mosè, nell'attesa di un'altra Pasqua che realizzasse la liberazione definitiva da ogni giogo di oppressione. Ogni Pasqua era vissuta come attesa del regno di Dio, il Regno in cui non fossero i potenti a comandare, e quindi a opprimere! "In memoria di me"! è il dono del corpo e del sangue di Gesù che ora dà vita e speranza al nuovo popolo fondato sui dodici Apostoli. Noi non attendiamo più altre liberazioni: quella vera è quella operata dal Signore quando ha versato il suo sangue per la remissione dei peccati. La nostra celebrazione è un godere i frutti di quel sacrificio di Gesù Cristo. Noi gli obbediamo, nutrendoci del pane spezzato e bevendo il vino dal suo calice. Noi gli obbediamo "spezzando" il nostro corpo, donandoci cioè nell'amare i fratelli, perché questo comando "fate questo" si esplicita nel "comando nuovo" "amatevi come io vi ho amato"!
Il sacerdote si inginocchia in segno di adorazione: quel Pane e quel Vino che sono stati alzati sono davvero Corpo e Sangue del Signore, sono la sua vera presenza. Egli si inginocchia per adorarli e per dire così a tutti che sull'altare ora è veramente presente colui che nessuno vede, ma di cui tutti viviamo! In memoria di Gesù dunque siamo riuniti, per amore suo cantiamo e preghiamo insieme, grazie a lui e al dono del suo Spirito abbiamo ascoltato la sua Parola. Ci abituiamo così a vivere tutta la nostra vita in memoria di Gesù: ogni nostra decisione sarà realizzazione di qualche suo suggerimento, di un aspetto del suo volere, o meglio del suo amore! 

 


Mistero della fede! Una parola breve, acclamazione di meraviglia per un fatto che noi stessi compiamo, ma in cui si manifesta la presenza e l'amore di Dio, Signore del cielo e della terra! Le parole pronunciate sul pane e sul vino non sono rimaste parole: la nostra fede sa che Dio ha agito e che siamo protagonisti di un amore che supera la nostra comprensione. Questa acclamazione estatica viene completata da tutta l'assemblea: Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta! Così San Paolo aveva interpretato questo momento: quando mangiamo il corpo del Signore noi siamo profeti e messaggeri che, senza parole, annunciamo il mistero pasquale, morte e risurrezione di Gesù e la sua gloria, che si concluderà con la sua venuta alla fine! Queste parole spesso le cantiamo, perché dobbiamo esprimere la gioia di tutto il popolo di Dio! Tu non hai voglia di cantare? Canta ugualmente: non devi esprimere la gioia sentimentale che oggi forse non hai, ma quella dei santi e quella dei peccatori che attendono la redenzione, che ricevono grazie alla celebrazione di questo mistero! 


Due preghiere dopo la consacrazione sono importanti. La prima riprende l'annuncio del mistero della morte, risurrezione, ascensione al cielo e della prossima venuta del Signore Gesù, già cantato da tutta l'assemblea, e continua dicendo che questo è il clima in cui vogliamo offrire al Padre il "sacrificio vivo e santo". Che cosa significa " sacrificio "? è un segno della nostra volontà di essere vicini a Dio: non sapendo come fare, gli presentiamo ciò che riteniamo più " nostro "! Prima dell'arrivo di Gesù gli uomini offrono a Dio sangue, non il proprio, bensì quello di animali, uccisi per sostituire la propria vita. Da quando siamo battezzati la nostra realtà più preziosa è Gesù! Offriamo al Padre perciò Gesù stesso, cioè l'offerta che egli ha fatto di sè al Padre sulla croce, anticipata nell'ultima Cena e nel Getsemani. Quello è il sacrificio certamente gradito a Dio! Noi non abbiamo da presentare al Padre null'altro che gli piaccia. Questo lo possiamo offrire perché Gesù stesso ce l'ha detto, anzi, comandato: "Fate questo in memoria di me". La nostra non è una " ripetizione ", ma una ripresentazione di quell'unico sacrificio offerto già una volta per tutte.
Con la seconda preghiera chiediamo lo Spirito Santo, che ci unisca in un solo corpo e un solo spirito. La tentazione più grave e più frequente è quella della divisione e della discordia, e noi siamo tenaci nel trovare giustificazioni alle nostre divisioni ; sappiamo quindi che questa preghiera incontra il desiderio di Dio, che vuole che la nostra vita nella Chiesa manifesti l'unità, l'amore vissuto dalla Trinità. Abbiamo fiducia che il Padre ci ascolti e ci doni davvero lo Spirito Santo perché egli gradisce l'offerta che gli presentiamo e di cui ci nutriamo, cioè il corpo e il sangue del suo Figlio prediletto!  

 


Abbiamo presentato al Padre il vero sacrificio che gli è gradito. Ora il sacerdote gli presenta le nostre attese, attese del suo intervento di amore perfetto: grazie a questo sacrificio Dio ci deve esaudire! Preghiamo quindi per noi, desiderosi di raggiungere i nostri fratelli ormai al sicuro: di essi nominiamo la Madre, Maria Ss.ma, gli apostoli e i santi patroni! Li ricordiamo, poiché essi vivono grazie a Dio, e quindi anche noi li riteniamo viventi, benché non li vediamo con i nostri occhi! Con i loro esempi di fede e di amore ci sono di stimolo e di aiuto! Essi sono i primi membri della Chiesa, ambiente in cui viviamo più intensamente la fede e l'amore, famiglia in cui la speranza è condivisa da tutti. Preghiamo per essa, in particolare per il papa e per il vescovo, di cui facciamo il nome: la Chiesa è una realtà concreta, riconoscibile, ordinata; come in una famiglia, anche nella Chiesa c'è chi è caricato del servizio dell'autorità in vista dell'unità e dell'armonia. Preghiamo per i sacerdoti e per tutto il popolo, chiedendo d'essere confermati nella fede e nell'amore: sono queste le nostre necessità più urgenti, senza le quali la Chiesa stessa non è Chiesa! Non ci dimentichiamo degli assenti, quelli impediti da infermità o da particolari situazioni, o quelli che non sono venuti perché hanno ceduto alla tentazione della pigrizia, del materialismo e dell'egoismo, o quelli la cui fede è divenuta fragile e cede ai venti contrari. Fanno parte della Chiesa anche i fratelli già defunti, che hanno completato il loro servizio su questa terra e sono stati "promossi alla vita eterna" (così dicono i certosini!). Li consegniamo al Padre perché ci possiamo ritrovare anche con loro quando egli ci chiamerà a sè. In queste preghiere vediamo la Chiesa nella sua totalità, nella sua ampiezza, che comprende non solo noi peccatori in pericolo, ma anche i fratelli che attendono la gloria e quelli che vi sono già ammessi dalla "buona" volontà del Padre, che ha esaudito i desideri del suo Figlio Gesù! 

 


La preghiera eucaristica si conclude con la dossologia, una lode esplicita alla Trinità Ss.ma. è una lode che, pur con estrema brevità, riassume tutto il ringraziamento e l'adorazione della Chiesa, che sa d'essere immersa nella vita divina e gusta come propria gioia la gloria di Dio. Davvero quando si dà gloria a Dio proviamo le gioie più intense e profonde, più condivise e più vere! A Dio Padre nell'unità dello Spirito Santo riconosciamo ogni onore e gloria per mezzo di Gesù Cristo, insieme con lui e immersi nella sua figliolanza! La vita trinitaria di Dio non è la convivenza di tre persone che stanno una accanto all'altra, ma è il protendersi reciprocamente l'uno all'altro, offrendosi l'un l'altro, donandosi fiducia completa e amorosa obbedienza: all'interno di questa circolazione d'amore Dio accoglie anche noi, miseri e peccatori! A questa lode, che il sacerdote spesso canta, tutta l'assemblea risponde con un solenne "Amen"! Con questo Amen, pronunciato ad alta voce o cantato, tu esprimi la tua fede e dai il tuo assenso a tutto quanto è avvenuto: la consacrazione del pane e del vino e la loro offerta al Padre come sacrificio di Gesù per la vita e la missione di tutta la Chiesa! Con questo Amen l'assemblea partecipa attivamente, diventa un sol cuore e si prepara a rivolgersi al Padre in modo deciso e filiale.

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                                                                  Don Virgilio Covi

 

4 LUGLIO 2016

PREPARAZIONE ALLA COMUNIONE

 

Quando il Corpo di Cristo è sull'altare, insieme con Gesù ci rivolgiamo al Padre con le parole coraggiose che egli stesso ha insegnato ai discepoli, e che la Chiesa al momento del nostro battesimo ci ha consegnato personalmente. Sono parole coraggiose, tanto che talvolta l'invito a recitarlo suona così: "osiamo dire"! Perché sono parole coraggiose? Prova a immaginarti per un attimo di essere un pagano, o un ebreo, oppure un musulmano. Nessuno di questi si sognerebbe di presentarsi al suo Dio con parole simili: le ritiene o presunzione, o trasgressione, se non addirittura un'offesa. Padre nostro che sei nei cieli... Ora non ti spiego questa preghiera, perché non terminerei tanto facilmente. Ti dico solo che nella prima parte ci rendiamo disponibili a realizzare i desideri e la volontà di Dio, di quel Dio che si è impegnato con noi dandoci la vita: non per nulla lo chiamiamo Padre! è come dicessimo: eccomi, voglio santificare il tuo nome lasciandomi riunire con i tuoi figli, mi rendo disponibile a realizzare il tuo regno, sono pronto a fare la tua volontà, insieme con Gesù, anche se comporta la croce.

 

 

 

Nella seconda parte ci facciamo mendicanti: chiediamo il pane, quello materiale, ma soprattutto quello spirituale per ciascuno e per tutta la Chiesa. Il pane che nutre e tiene unita la Chiesa è lo Spirito Santo che riceviamo tramite l'Eucaristia: ogni giorno questo Pane la nutre e la fortifica, spesso fino al martirio! Chiediamo il perdono, e ci disponiamo a perdonare, perché l'amore del Padre pervada tutto il Corpo di Cristo! Chiediamo protezione, perché grande è la forza delle tentazioni, e chiediamo liberazione dal Maligno: forse abbiamo raggiunto ricchezza e piaceri, ambizioni e soddisfazioni ascoltando i suoi consigli, forse abbiamo compiuto opere malvagie suggerite da lui. Per questo egli vanta dei diritti sul nostro corpo e sulla nostra anima! 

 

 


L'ultima frase del Padre nostro viene ripresa per continuare la preghiera. Liberaci dal male! I mali sono molti, ci sono le tentazioni di divisione, quelle di invidia, di odio, di vendetta, di impurità, di avarizia, di ingordigia, di ira, di superficialità, di pigrizia. Molti sono i mali da cui abbiamo bisogno di essere liberati, mali che ci turbano e ci fanno paura, perché sono il segno della presenza del maligno, nostro nemico. Ci sono i mali dentro di noi e ci sono quelli che ci assalgono dall'esterno. Ci sono i peccati detestati e quelli approvati da tutti, quelli compiuti da noi e quelli compiuti dai nostri familiari, quelli programmati da grandi organizzazioni e società che sembra non abbiano alcun rimorso di coscienza e non si facciano scrupoli di sorta pur di raggiungere lo scopo di dominare per arricchire: preparano guerre e opprimono popoli interi.

 

 

 

Liberaci, o Signore! In mezzo a tutti questi mali noi coltiviamo la gioia dell'attesa di Gesù salvatore! La sua prossima venuta sarà la definitiva liberazione: a lui appartiene il regno e la gloria! A lui chiediamo pure la pace, quella che egli ha promesso. La sua pace è interiore a ciascuno, ed è una pace che avvicina i cuori gli uni agli altri. Gli chiediamo che egli non decida nulla in base ai nostri peccati, e così anche noi vogliamo imparare a fare: guardando alla fede della Chiesa non saremo trascinati o influenzati dal peccato dei nostri fratelli.  

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                   Don Virgilio Covi

5 LUGLIO 2016

PREPARAZIONE ALLA COMUNIONE

 

Chiesta la pace con la preghiera, il sacerdote la dona ai fedeli riuniti: La pace del Signore sia sempre con voi! E subito invita tutti a trarre conseguenze dalla preghiera rivolta a Dio con fede: se la pace è con noi, ce ne scambiamo il segno stringendoci la mano. A questo punto della Messa non hai mai cercato di incontrare lo sguardo di qualcuno cui hai fatto un torto o da cui l'hai ricevuto? Non ti sei mai avvicinato a porgere la mano ad un tuo "nemico"? Se l'avessi fatto sapresti quant'è bello prendere sul serio Gesù!
E subito un canto si eleva da tutta l'assemblea. Ci stiamo avvicinando al momento in cui mangeremo il Corpo di Cristo. Ma come fare? Siamo peccatori, lo siamo davvero! Ci rivolgiamo ancora a Gesù, chiamandolo con quel titolo con cui ce lo ha presentato Giovanni Battista: Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! Il peccato del mondo pesa anche su di noi, perché anche noi lo abbiamo sviluppato, ampliato, favorito, ce ne siamo resi colpevoli. Abbi pietà di noi!

 

 

Ripetiamo tre volte questa preghiera, umile e vera: la prima volta per il nostro peccato personale; la seconda per quello della nostra famiglia o comunità, cui abbiamo contribuito; la terza volta per quello diffuso nel mondo e che noi non riusciamo o non ci impegniamo ad impedire. Riformuliamo poi in altro modo questa invocazione risvegliando la nostra fede:Non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di' soltanto una parola e io sarò salvato! è la preghiera del centurione che sapeva che Gesù, da buon ebreo, non avrebbe potuto entrare in casa di un pagano. Questo è il momento di riconoscerci con sincerità peccatori.

 


Per accostarci al Corpo del Signore dobbiamo riconoscere che esso è davvero il Corpo del Signore. Chi non vuole dare adesione alla fede della Chiesa non può ovviamente mangiarlo, ma nemmeno chi non ha confessato i propri peccati gravi o chi vive situazioni irregolari: compirebbe azione menzognera verso il Corpo di Cristo. Se non sei in queste situazioni, pur sapendo di non essere del tutto senza peccato, accogli con umiltà e con gioia l'invito che Gesù stesso ci ha rivolto, e avviati verso il sacerdote che sta distribuendo il Pane della vita! 

 


Mentre si canta "Agnello di Dio..." il sacerdote compie un piccolo gesto che tu nemmeno vedi, se non sei particolarmente attento: dopo aver spezzato l'ostia, ne stacca un frammento e lo lascia cadere nel calice. Il gesto risale ad un'usanza molto antica e viene ripetuto ancora, anche se oggi non può più avere il significato originario. è un'abitudine che si era andata consolidando nella città di Roma allorché si formavano molte comunità distanti da quella centrale presieduta dal vescovo, cioè dal papa. Quelle comunità si sentivano unite a quella in cui celebrava il loro vescovo: per esprimere quell'unità attendevano che arrivasse un diacono con un frammento dell'Ostia consacrata dal papa, lo mettevano nel loro calice e quindi procedevano a distribuire la s. Comunione! Un segno di comunione con il proprio vescovo, la consapevolezza di non essere soli, ma uniti a tutte le altre comunità della diocesi formanti un'unica Chiesa presieduta dal Vescovo, successore degli Apostoli! Il sacerdote stesso che celebra sa di poter celebrare perché mandato dal vescovo, perché fa parte di un presbiterio unito e obbediente, perché ministro, cioè servo della Chiesa, Corpo di Cristo!

 

Oggi non attendiamo che qualcuno ci porti un frammento dell'Eucaristia dal nostro Vescovo, non è nemmeno pensabile. Questo gesto però rimane presente nella nostra celebrazione per ricordare l'unità della Chiesa e l'importanza di avere un Vescovo che vigila sulla nostra fede e che fa sì che noi tutti abbiamo il cibo spirituale per la nostra vita!

 

 

 

                                                                                                                                                      Don Virgilio Covi

 

6 LUGLIO 2016

LA COMUNIONE

 

Coloro che partecipano alla santa Comunione si avviano verso l'altare. Qualcuno però rimane nel banco e, con raccoglimento, fa la comunione spirituale: "Vieni, Gesù, in me. Non mi sono preparato adeguatamente con la confessione per qualche peccato che per te è grave,... sono vissuto distratto per tutta la settimana,... sono in situazione di vita irregolare perché convivo con una donna, o con un uomo, e per ora non posso cambiare la mia situazione...: se puoi, abbi misericordia di me e vieni per fare di me un figlio di Dio, adoperami per il tuo regno". 

 

 

 

 

Coloro che invece si mettono in fila, si avvicinano al sacerdote e ricevono l'Ostia santa con devozione. Il sacerdote ti ha detto: "Corpo di Cristo", e tu a voce alta hai confermato con il tuo "Amen". è il Corpo di Cristo ciò che mangi; tu diventi corpo di Cristo; è Corpo di Cristo la Chiesa che te lo porge! Non è pane quel pezzetto di pane, e tu non sei più un semplice uomo, e l'assemblea non è più solo un'adunanza di uomini, ma qui ora c'è davvero Cristo Gesù! Tu mangi lui, sei diventato lui, e vivrai in maniera degna di lui con la forza che egli stesso ora ti dona; l'assemblea è una schiera di santi, amati da Dio, che formano il Corpo di Cristo e rispondono a lui con l'amore di chi vuol vivere ormai solo con lui e per lui! La Comunione! Ombra e splendore di paradiso!

 

 

 


Mentre ci accostiamo a ricevere la santa Comunione il gruppo che anima il canto ci aiuta a manifestare la fede, la gioia e la pace di cui godiamo! Normalmente questo canto è tranquillo, esprime fede e amore al Signore Gesù, e dona serenità, fiducia, gioia, sicurezza per la vita presente e per l'eternità! Qualche volta ci viene donata in questo momento anche una pausa di silenzio, momento prezioso che riempiamo di stupore, di ringraziamento, di adorazione a colui che è entrato in noi attraverso quel Pane consacrato. In qualche occasione il Pane viene intinto dal sacerdote nel Vino del calice, oppure ci viene concesso di bere direttamente dal calice: una partecipazione più significativa al sacrificio del Signore, anche se non indispensabile. Questa usanza è stata smessa anticamente e oggi non è tornata in uso per semplici difficoltà pratiche, e per paura che s'allunghi la durata della celebrazione. Dove i cristiani sono arrivati ad una fede viva non esiste questo problema: essi vivono la celebrazione eucaristica come il momento più intenso e prezioso della loro vita, e perciò non guardano l'orologio!

 

 

 

 

Con la santa Comunione noi siamo diventati Corpo di Cristo, ma anche lui, il Signore Gesù, è diventato nostro! L'orazione dopo la Comunione conclude il silenzio: con essa chiediamo a Dio che il Corpo di Cristo porti frutto attraverso di noi nel mondo in cui viviamo!

 

                            

 

 

 

                                                                                                                                                      Don Virgilio Covi

 

 

Piccola Nazareth 

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