

1 MAGGIO 2016
GESU' NASCOSTO
Ma quanto nobili e commoventi sono i motivi per i quali si nasconde sotto queste apparenze oscure! Se con la sua maestà abbagliasse gli occhi dei suoi ministri, potrebbe arrestarli nel loro ministero; incantando le loro orecchie, rallenterebbe i loro passi; dando dei segni esterni della sua potenza, li farebbe tremare. Egli allora preferisce abbandonarsi nelle loro mani, senza restrizione e senza riserve.
Questa è la legge che l'amore gli impone.
Sia dunque che i suoi ministri lo tolgano dal tabernacolo per darlo ai fedeli, per esporlo alla loro adorazione, per portarlo ai malati, per benedire l'assemblea; sia che lo chiudano nei medesimi tabernacoli, egli è sempre disposto a fare ciò che essi vogliono.
Ogni giorno, dal sorgere del sole fino all'aurora seguente, Gesù è disposto ad obbedire loro: che lo portino solennemente o ritengano conveniente nasconderlo sul loro cuore, Gesù Cristo si abbandona a loro.
Chi potrà dire, o sacerdoti, i vostri privilegi? L'Agnello è immolato per tutti; ma voi soltanto avete il compito di fare gli onori della sua mensa e di chiamare gli invitati al celeste banchetto.
Gesù è venuto a stabilire il suo regno nelle anime, ma niente di strepitoso annuncia la sua presenza. Il suo trionfo consiste nel far tacere i sensi dell'uomo conquistando il suo cuore e non nel conquistare il suo cuore, affascinando i suoi sensi. Per questi ultimi, egli resta così sempre nascosto, in maniera impenetrabile.
Se i suoi ministri lo portano ai malati, egli è quasi sempre circondato da persone semplici e oscure agli occhi del mondo.
Le mani del prete sono il carro di trionfo sulle quali egli percorre le vie della città, e mentre i re della terra annunciano il loro arrivo attraverso fieri cavalieri e trombe e spari, Gesù, il Re dei re, nascosto nell'umiltà dell'amore, annuncia la sua presenza con umili segni.
Sembra che ciò sia ancora troppo poco per compiere il suo disegno di nascondimento nell'Eucaristia; vuole che tutto ciò esprime il suo amore, costituisca anche una prova per la nostra fede e un'occasione al suo abbassamento. Presso i malati, una povertà più grande ancora lo circonda. Un mobile destinato agli usi più ordinari della casa, ecco il trono sul quale riposa Nostro Signore. Spesso dei fanciulli distratti e superficiali vi si appoggiano e fanno vacillare il santo Sacramento. Più spesso, quelli che curano il malato passano e ripassano davanti al Salvatore, come senza accorgersi della sua presenza.
È così che ti compiaci di umiliare i nostri sensi, divino Gesù, affinché il nostro cuore stabilisca sulle loro rovine la propria fede e ti offra un omaggio puro, libero, ardente e perseverante.
Al nostro cuore parli con la pazienza nel sopportare la dissipazione di coloro che ti circondano, con la dolcezza verso chi vieni a visitare, e col silenzio e con la tua profonda umiltà quando ricevi sovente degli oltraggi. Sì, tutto in te proclama: Gesù è Amore.
E chi più del malato deve intendere questa parola, piena di dolcezza: "Gesù è Amore"? Giacché ti presenti a lui quando è in preda ai più vivi dolori, scoraggiato dalla debolezza che lo accascia, spaventato dalla morte che s'avvicina. Proprio in questi tristi e fatali momenti, ti degni onorarlo con la tua visita e con la tua presenza. Il suo cuore è sempre stato oggetto delle tue premure e prima che arresti per sempre il suo battito, tu vieni a domandargli l'ultimo atto di amore che lo salvi.
"Figlio mio, - sembra che gli dica - ora che il mondo ti ha dato il suo addio, ora che i tuoi sensi intorpiditi sono incapaci di dominare il tuo cuore; non vuoi donarlo a me? I tuoi rifiuti durante la vita mi hanno rattristato, senza però farmi perdere la speranza; ho taciuto in mezzo ai tuoi frivoli divertimenti, perché la dissipazione t'impediva di ascoltarmi, ma oggi che le illusioni cedono ai terrori della morte, oggi, figlio mio, donami il tuo cuore, donamelo con fiducia.
Péntiti di conoscermi sì tardi; offriti in sacrificio di espiazione alla mia giustizia; gettati nel seno della mia misericordia; non esigo niente di più dopo la confessione delle tue infedeltà.
L'amore infinito nella Divina Eucaristia
Paolina Maria Jaricot

2 MAGGIO 2016
CRISTO E' NOSTRO CIBO
Questo, diremmo così, e il fenomeno della vita eucaristica del Redentore. E dico: «è il fenomeno», con vera ragione, non per usare il termine moderno, perché la vita che ci dà Gesù da questo sacramento non è una vita morale nel senso comune della parola, ma è anzitutto una trasfusione fisica del Suo essere in noi, perché lo riceviamo fisicamente. Sicché, logicamente, Egli, nel darsi a noi, deve darsi prima fisicamente. Or questa dedizione sua è fatta in tutta la Chiesa Cattolica, noi siamo membra del suo Corpo mistico. Egli ci raggiunge con la sua vita per mezzo di questa mirabile circolazione eucaristica, per questa moltiplicazione divina del Sacramento del suo Amore.
Voi avete sentito parlare troppo comunemente di vita eucaristica sotto un punto di vista morale, generale, dirò così.
«No, Tu, Gesù mio, ci hai dato il Sangue tuo, il Corpo tuo, ti sei reso cibo nostro, tu dunque anche a questa umanità materiale, anche a noi figliuoli tristi della perdizione, e di questa generazione di apostati, anche a noi hai detto: «Io sono la vita» e ci hai cibato di te.
Tu dunque sei la Vita, perché sei la Via e la Verità;
sei la Vita perché sostieni la vita;
sei la Vita perché coroni la vita;
sei la Vita, perché sei il Tutto che noi possiamo desiderare;
Tu sei la luce dell'intelletto;
Tu sei l'appagamento della volontà;
Tu sei la pace del cuore;
Tu sei la dolcezza nell'amarezza della vita;
Tu sei la sapienza pratica;
Tu sei il conforto, il sostegno, la forza, l'aiuto;
Tu sei per noi la rassegnazione, la pazienza, la ragione del nostro sacrificio, il sostegno, l'appoggio di questo sacrificio;
Tu sei la corona immortale;
Tu sei la gloria;
Tu il Mediatore della nostra unione eterna con Dio;
Tu la vita eterna. Lo hai detto Tu stesso: «Questa è la vita eterna, che conoscano Te, vero Dio e Quegli che Tu hai mandato: Gesù Cristo.
Don Dolindo Ruotolo

3 MAGGIO 2016
EUCARISTIA SPERANZA DI RISURREZIONE
Parliamo tanto di Risurrezione, ma forse non ne approfondiamo abbastanza il significato. Non si tratta - almeno, nella rivelazione cristiana - di reviviscenza, di un semplice ritornare dalla morte alla vita di prima; si tratta, invece, di un passare da un tipo di vita, molto bello ma anche limitato, ad una vita di ordine superiore: non solo perché più bella e più desiderabile, ma perché è una vita che va al di là delle coordinate terrestri, è una "vita in Dio e con Dio"! Certamente, già adesso siamo in Dio e con Dio, ma in maniera molto limitata e guidata dalla fede, che ci fa credere ma non ci fa vedere, non ci fa toccare con mano, soprattutto non ci fa partecipare in modo pieno e perfetto. Queste nostre parole sono poveri tentativi di dire l'indicibile, di descrivere ciò che non abbiamo mai avuto la possibilità di ammirare in pienezza. Pertanto, anche le parole con le quali si cercherà, qui, di spiegare la Risurrezione e la vita eterna sono povere e limitate... Se potessimo dire e capire tutto, saremmo già in Paradiso!
Diciamo intanto che l'unico scopo per il quale Dio ci ha creati è proprio la vita eterna, cioè la vita "in Dio e con Dio", così come il supremo scopo per cui due sposi mettono al mondo dei figli è quello di farli partecipi di tutto il loro bene (non parlo di beni, altrimenti si pensa solo a case e denari, ma di bene, cioè di tutta la ricchezza spirituale di papà e mamma).
Tuttavia, non dobbiamo disprezzare questa nostra esistenza terrena, anche se sappiamo che siamo destinati a perderla, per il semplice motivo che questa vita di quaggiù è la premessa, l'inizio, l'introduzione alla vita eterna. Non solo, ma anche la morte terrena ha questo senso e questo scopo: non è tanto il termine della vita terrena, quanto piuttosto la porta di ingresso alla vita futura; e per poter entrare in maggiore pienezza nella vita futura, non ci basta essere vissuti bene quaggiù, dobbiamo anche saper morire bene! La vita terrena e la morte, infatti, hanno lo scopo di aiutarci a entrare, a desiderare e a gustare la vita definitiva, il nostro (eterno!) incontro con Dio, la nostra partecipazione alla Sua Vita!
Ecco perché s. Giovanni Paolo II (Ecclesia de Eucharistia, 20) scrive: "Se infatti la visione cristiana porta a guardare ai cieli nuovi e alla terra nuova (Apocalisse 21,1), ciò non indebolisce ma piuttosto stimola il nostro senso di responsabilità verso la terra presente". Se guardiamo con desiderio e speranza alla vita futura, proprio questa tensione verso l'eternità ci fa apprezzare e vivere meglio l'esistenza terrena. Non è stupendo tutto questo? Il costruire quaggiù una vita più conforme al progetto di Dio non può non prepararci a vivere e godere di più la vita beata!
Don Rodolfo Reviglio

4 MAGGIO 2016
UN'ALTRA LOGICA
“Non sarai tu che assimilerai me a te, ma sarò io che assimilerò te a me”
(Agostino, Le Confessioni VII, 10)
Tutto il Vangelo è pieno di incomprensioni fra Gesù e i farisei, fra lui e le moltitudini e, nello stesso tempo, fra lui e i discepoli. L’incomprensione più grande si verificò proprio dopo il discorso eucaristico quando Gesù dichiarò apertamente che il suo corpo è il vero cibo e il suo sangue la vera bevanda: << Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui>>, testimonia l’evangelista Giovanni.(Gv 6,66).
La logica di Dio è completamente diversa dalla nostra. La logica naturale vorrebbe che assumendo il cibo, questo diventi colui che l’ha mangiato, cioè che l’organismo lo assimili. Ma con l’Eucaristia accade proprio il contrario. Chi riceve il corpo del Signore è trasformato in cristo, riceve il suo modo di pensare e il suo Spirito. Se veramente siamo discepoli di Gesù e se agiamo nel suo nome, dobbiamo assimilare noi stessi a Gesù e non adattarlo alla nostra misura.
Questa tentazione è sempre viva nella storia della Chiesa; siamo testimoni di molte incomprensioni e cedimenti nei confronti della purezza del Vangelo, di solito nel nome dei tempi mutati, di circostanze variate, delle abitudini culturali, ecc. Una cosa rimane però sempre valida; siamo noi che dobbiamo imparare a sottometterci allo Spirito di Cristo con il nostro modo di pensare, di parlare e di agire. Le forme esteriori possono cambiare, ma il Vangelo e la sua forza spirituale no; non possiamo adattarli alla nostra mentalità.
Una simile incomprensione si riscontra anche riguardo alla missione dei discepoli. L’evangelista Luca colloca l’episodio della disputa degli apostoli, che litigano per stabilire che fra di loro sia il più grande, dopo l’istituzione dell’Eucaristia. Gesù ricorda con insistenza che fra di loro non sarà come fra i potenti e i ricchi di questo mondo che opprimono e sfruttano gli altri. Definisce se stesso come colui che serve( Lc 22,24-27). Si tratta di un ulteriore esempio di come la logica di Dio si differenzi dalla logica umana. Nell’atteggiamento di Gesù c’è la chiave di lettura con la quale guardare al mistero dell’incarnazione e dell’Eucaristia.
Vojtech Kodet (Dal 2003 Provinciale dei carmelitani della Repubblica ceca)

5 MAGGIO 2016
AD OGNI VISITA
Entrando in chiesa darai subito uno sguardo al Santo Tabernacolo; poi, presa l'acqua santa, farai devotamente la genuflessione, dicendo queste parole:
Ti adoro, mio Signore Gesù Cristo, qui e in tutti i luoghi dove sei presente sotto le specie eucaristiche. Aumenta in me la fede nella santa Eucaristia.
Inginocchiandoti in un banco piuttosto appartato, ma dal quale possa vedere il Sacro Tabernacolo, dirai lentamente e devotamente questa preghiera:
O mio Dio Gesù Sacramentato, ti adoro profondamente, con tutto il cuore, in compagnia di tutti i cittadini celesti e terrestri, che in questo momento ti adorano.
Non badare alla mia grande miseria ed aprimi il cuore alla più grande confidenza. Fa' che da questo mio cuore, freddo e arido, sbocci finalmente quell'amore che tu attendi da me.
Sia in eterno benedetto, o Gesù, quel giorno nel quale ti donasti a noi, sotto le specie eucaristiche, in corpo, sangue, anima e divinità.
Benedetto quel giorno nel quale decidesti di lasciare all'umanità, per la quale ti preparavi a morire, un dono tanto prezioso e sublime, che neppure le intelligenze più elette arrivano a comprendere.
Benedetto quel mattino nel quale, per la prima volta, aprii la bocca per riceverti nel mio cuore.
Sia in eterno benedetta la Santa Eucaristia, la quale quotidianamente dà all'umanità forza, vita, grazia, amore puro.
O Vergine Immacolata, o Angeli e Santi del Cielo, o Anime sante del Purgatorio che attendete la corona, o anime di questa terra, innamorate della Santa Eucaristia, o creature tutte dell'universo, venite e con me piegate il capo per adorare l'Onnipotente nostro Creatore, legato dal suo amore in quest'Ostia Consacrata. Così sia.

06 MAGGIO 2016
PREGHIERA DI RIPARAZIONE PER LE OSTIE PROFANATE E I FRAMMENTI CALPESTATI
Mio Gesù Eucarestia Dio fatto uomo per riaprirci le porte del Paradiso con la tua santa Passione e Morte di croce. Hai colmato la misura del tuo amore donandoci Te stesso nel Gran Sacramento.
Ma il tuo amore non è capito e tanti tuoi figli ingrati ti ricevono con il peccato mortale nell’anima; altri, insipienti, profanano il tuo Corpo santissimo trattando le ostie consacrate senza rispetto e senza devozione; altri ancora, con spirito diabolico, ti sottomettono a riti satanici.
Allora si leva il tuo grido di condanna: guai, tre volte guai ai profanatori del mio santo e immacolato Corpo. Tremenda la pena!(Gesù ad un’anima consacrata.)
Il mio cuore piange con Te, e mosso dalla carità che Tu ci hai insegnato, ti risponde con un grido di espiazione: Pietà, mio Dio; per i dolore del tuo Cuore Sacratissimo, ti offro in espiazione lo stesso tuo Corpo immolato e il tuo Sangue versato per la salvezza di tutti.
Ti offro tutte le mie sofferenze fisiche e morali, assieme ai tuoi meriti infiniti, assieme ai meriti della Madre tua e ai dolori del suo Cuore Immacolato, in espiazione di tutti i sacrilegi, le profanazioni e gli oltraggi che ricevi nella Santissima Eucarestia.