

13 GIUGNO 2015
L’offerta del pane e del vino e delle nostre speranze
Nella celebrazione dell’Eucaristia offriamo il pane e il vino frutto della terra e del lavoro degli uomini. Sono due realtà essenziali per la vita.
Nella consacrazione della Messa diventeranno il Corpo e il Sangue del Figlio di Dio.
Il pane e il vino non ci vengono dati cosi dalla natura; si rende necessario il lavoro e la fatica dell’uomo.
È la creatività della creatura che trasforma la creazione.
Così nella natura, così nella fede.
Il sacerdote pronuncia sul pane e sul vino le parole di Gesù: è l’adesione della creatura al prodigio della fede.
Dio gradisce immensamente questa partecipazione e si rende presente.
Anche il segno dell’acqua nel vino è l’incontro dell’ “umanità” con il “divino”.
È un grande messaggio che si deve recepire come unione in Cristo, è quasi un perdersi in Lui per essere offerti al Padre.
C. DANIELE – D. ZANELLA in "Eucaristia della festa", Elledici 1986, p. 129
"La Messa che pur noi dobbiamo celebrare con la nostra vita non può fermarsi all’offertorio.
Esige l’elevazione in croce e la consumazione.
Nella santa Comunione infatti è l’anima nostra che entra in Dio e Dio che entra in noi.
E solo dove è Dio, ivi regna la santità."
Chiara Lubich

14 GIUGNO 2015
La “preghiera eucaristica”
Quando noi celebriamo la Messa, facciamo ciò che Gesù stesso ha fatto nella sera della Cena (dal latino “cena” che significa pasto serale), l’Ultima Cena pasquale che Egli ha consumato con i suoi Apostoli e che ha presieduto secondo il rituale giudaico.
Questa affermazione va molto più lontano di quanto potremmo pensare in un primo momento.
In effetti, se la grande preghiera di azione di grazie, la “preghiera Eucaristica”, si ritrova secondo il medesimo movimento e con le medesime parole in tutte le tradizioni liturgiche cristiane, nonostante la loro grande diversità e la disparità dei riti, è perché Gesù stesso ha pregato così.
Nella nostra maniera di pregare, noi continuiamo a pregare come Gesù.
La sua preghiera di azione di grazie è riconoscenza espressa a Dio Padre onnipotente e “fa memoria” delle meraviglie compiute dall’opera della creazione fino al mistero della salvezza, compiuta mediante il dono del suo Corpo sacrificato e del suo Sangue dell’Alleanza “versato per tutti in remissione dei peccati”.
Questo “fare memoria” dell’azione di Dio nutre e costituisce la nostra preghiera.
La sera della Cena dunque, Gesù rende grazie e gloria a Dio, Padre suo e Padre nostro.
In un gesto rituale, anzitutto Egli ricapitola, o meglio ri-memora tutta la storia della salvezza; ciò che noi oggi facciamo a nostra volta nella Preghiera Eucaristica IV: la creazione del mondo, la chiamata di Abramo, la schiavitù d’Egitto con l’Esodo e la Pasqua, il dono dell’Alleanza a un Popolo scelto e caro come un figlio, la speranza della santità, la presenza di Dio nel suo tempio, la promessa del Messia Salvatore di tutti gli uomini chiamati a diventare figli nel Figlio.
JEAN-MARIE LUSTIGHER in La "Messa", Piemme 1989, pp. 141.145

15 GIUGNO 2015
I sacrifici della vita
Quando si parla di sacrifici, di solito lo si fa con aria grave e penosa, non propriamente allegra.
“Fare un sacrificio”, infatti, nel linguaggio corrente significa rinunciare a qualcosa di bello, di buono, di utile, di piacevole; oppure sopportare qualcosa di penoso, spiacevole, faticoso, antipatico, noioso.
Tante volte un sacrificio lo si fa o lo si accetta per necessità di cose, perché non se ne può fare a meno, o per dovere. (…) Altri sacrifici si fanno volontariamente, in vista di qualcosa che ci piace molto o di un risultato che vogliamo raggiungere. (…) Molti sacrifici, nella nostra vita, si compiono in modo più o meno spontaneo o riflesso perché dettati dall’amore. (…)
In chiesa sentiamo parlare anche del “sacrificio della Messa”.
Ma che cosa significa questa espressione? Vuol dire forse il sacrificio che noi facciamo ad andare a Messa, anziché starcene a dormire o andare a sciare o che so io?
Vuol dire che la Messa è una cosa noiosa da sopportare con pazienza, e che andare a Messa è una cosa antipatica, ma che purtroppo “ bisogna “ fare?
Non è escluso che ci sia qualcosa di vero anche in questi aspetti.
Effettivamente, non tutte le Messe che si celebrano nelle nostre chiese sono entusiasmanti dal punto di vista dell’ambiente umano che vi si trova e anche dal punto di vista della “qualità di preghiera” che vi si esprime. Come è vero (e sarebbe ipocrita non riconoscerlo) che certe volte ci costa andare a Messa, e volentieri impiegheremo quel tempo in modo diverso. Ma quando si dice “il sacrificio della Messa” si vuol dire un’altra cosa:
si parla di quel sacrificio che è la Messa stessa, in quanto si tratta di un rito religioso,
di un’ “azione sacra” che concerne direttamente il nostro rapporto con Dio.
DOMENICO MOSSO in "Il sacrificio gradito a Dio", Elledici 1981, pp. 7-8

16 GIUGNO 2015
La sera della cena e l'Eucarestia oggi
Gesù, per amore, offre se stesso in questo pane, sacramento del suo Corpo sacrificato, in questo vino, sacramento del suo Sangue versato per tutti in segno della nuova ed eterna Alleanza.
Egli anticipa la sua morte e la sua risurrezione.
Anticipa la sua Passione e la sua Pasqua.
Anticipatamente, quel Giovedì Santo, Gesù dona ai suoi Apostoli ciò che compirà mediante la sua morte sulla croce il Venerdì e ciò che mediante la sua risurrezione il terzo giorno compirà la potenza del Padre e dello Spirito che trasfigura il Suo corpo di carne mortale in corpo di gloria.
Quando noi oggi celebriamo l’Eucaristia, facciamo ciò che Gesù ha fatto prima della sua Passione, compiendo gli stessi gesti, dicendo le stesse parole, seguendo lo stesso movimento della sua preghiera.
Ma non ci accontentiamo di ripeterli in modo meccanico, quasi magico.
Se noi possiamo e dobbiamo farlo oggi, quindi dopo la sua Passione, è perché Cristo ha vissuto il presente della sua Passione, ed è grazie alla sua Passione a cui noi siamo uniti che abbiamo anche parte alla sua Risurrezione.
Poiché Cristo è morto per i nostri peccati ed è risorto per la nostra vita, poiché il sacramento del Battesimo ci ha immersi nella sua morte e Risurrezione, oramai noi siamo costituiti membra del Corpo di Cristo e riuniti in un popolo nuovo, la Chiesa.
Da allora, così uniti a Cristo, mediante lo Spirito Santo che Egli ha effuso nei nostri cuori, noi possiamo offrire dopo la sua Passione ciò che Egli ha anticipatamente offerto alla vigilia della sua Passione, prima di immergersi nella morte perché Dio potesse manifestare la Sua potenza risuscitandolo.
JEAN-MARIE LUSTIGER in" La Messa", PIEMME 1989, PP. 145-148

17 GIUGNO 2015
La Messa… cammino verso la santità
La Messa, ben capita e intensamente partecipata, non è soltanto comunione al sacrificio di Cristo; è anche una celebrazione di lode e di ringraziamento.
Lo stesso termine “preghiera eucaristica”, che definisce la parte centrale della Messa, significa appunto preghiera “di ringraziamento ".
Abbiamo mille ragioni per “dire grazie” al Signore.
Basta dare uno sguardo al nostro passato e al presente, alla nostra famiglia, alla salute, alla fede , alle persone e agli avvenimenti di ogni giorno per trovare un, "infinità" di motivi che ci spingono a ringraziare il Signore.
Né bisogna mai dimenticare che la Messa è anche un sacrificio di espiazione e una potente domanda di perdono per i nostri peccati.
Il Sangue di Gesù è sparso infatti “per voi e per tutti in remissione dei peccati”.
La partecipazione vissuta alla Messa e alla Comunione è già, di per sé, un mezzo normale per ottenere la remissione dei peccati veniali (non per i peccati mortali!). Lo stesso atto penitenziale che introduce la celebrazione, vissuto con sincero pentimento rimette le piccole mancanze della vita quotidiana e prepara ad una buona Comunione col Signore. La Messa è infine il più potente strumento di intercessione messo a nostra disposizione, sia in favore dei vivi che dei defunti. Quante grazie si possono ottenere, con la Messa, sia per noi che per le persone che ci sono care! Si può dire che, nella comunione dei Santi, la Messa lega insieme il cielo e la terra intorno al sacrificio di Gesù in croce.
Quando poi un giovane o una ragazza incominciano a gustare la Messa e ad accostarsi alla Comunione quotidiana, immancabilmente si mettono in cammino verso la santità. E’ un dato esperienziale difficilmente confutabile .
FELICE MOSCONE in "Messa festiva sotto inchiesta", Elledici 1997, pp. 78-79

18 GIUGNO 2015
La “transustanziazione”
L’istituzione, attraverso la quale Cristo diventa veramente il Pane disceso dal Cielo e dà ai suoi fedeli in nutrimento la sua Carne e il suo Sangue, comporta un meraviglioso evento che è appunto quello della trasformazione della sostanza del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù.
Noi lo crediamo, lo confessiamo, lo adoriamo, ma nello stesso tempo, stupefatti e meravigliati, non comprendiamo il Mistero; pur confessandolo, c’è un abisso tra questo Mistero e le nostre capacità di intendere l’evento che si è compiuto e si compie, perché questa trasformazione della sostanza del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo avviene in maniera invisibile in virtù dell’istituzione fatta da Cristo e della potenza dello Spirito.
Sappiamo che avviene.
Conosciamo anche dalla teologia tutti i tentativi di spiegazione.
Sappiamo pure come la fede della Chiesa abbia dato a questa misteriosa trasformazione di sostanze un nome particolare come transustanziazione.
Lo sappiamo e lo crediamo, ma non comprendiamo!
Non comprendere, però, non vuol dire accettare supinamente una verità, credere supinamente che un evento è compiuto, vuol dire piuttosto chinare la fronte e aprire il cuore: chinare la fronte adorando la potenza di Dio che sa operare tali prodigi e aprire il cuore al dono, ringraziando e benedicendo il Donatore e Colui che del dono è la sostanza: il Verbo Incarnato nel suo Corpo e nel suo Sangue.
A me sembra che questo nostro continuo impegno di credere nella presenza reale di Cristo sia un dono che il Signore ci fa, ma sia anche la risposta che il Signore chiede al suo infinito amore e al suo inspiegabile evento santificatore.
ANASTASIO BALLESTRERO in "Mistero d’amore", Elledici 1994, pp. 23-24