

13 LUGLIO 2016
GESU' EUCARISTICO AMORE
Gesù Eucaristico è l'"Emanuele", ossia"Dio con noi" (Matt. 1, 23)• Gesù Eucaristico è Dio fra noi• Quando S. Giovanni Maria Vianney arrivò nel piccolo e sperduto paesello di Ars, qualcuno gli disse con amarezza: "Qui non c'è più nulla da fare". "Dunque c'è tutto da fare", rispose il Santo.E cominciò subito a fare. Che cosa?... Si alzava alle due di notte e si metteva in preghiera presso l'altare nella buia Chiesa. Recitava l'Ufficio Divino, faceva la meditazione, si preparava per la S. Messa; dopo la S. Messa faceva il ringraziamento, poi restava ancora in preghiera fino a mezzogiorno: sempre in ginocchio sul pavimento, senza appoggio, la corona del Rosario fra le mani, lo sguardo fisso al Tabernacolo.Così durò per un po' di tempo.Poi, però..., dovette cominciare a cambiare orari; e arrivò al punto da trasformare radicalmente l'ordinamento delle sue cose. Gesù Eucaristico e la Vergine Santa attraevano via via le anime in quella povera Parrocchia, fino a che la Chiesa non apparve insufficiente a contenere le folle e il confessionale del santo Curato venne assiepato da file interminabili di penitenti. Il S. Curato fu costretto a confessare per dieci, quindici, diciotto ore al giorno!Come mai quella trasformazione? Una povera Chiesa, un altare deserto, un tabernacolo abbandonato, un vecchio confessionale, un sacerdote sprovveduto di mezzi e poco dotato: come potevano operare in quello sconosciuto paesello una trasformazione così mirabile?
Le stesse domande possiamo farcele oggi per un paese del Gargano, S. Giovanni Rotondo, fino a pochi decenni fa sperduto e ignorato fra le balze pietrose di quel promontorio. Oggi S. Giovanni Rotondo è un centro di vita spirituale e culturale di fama più che nazionale. Anche lì, un povero frate infermo, un vecchio conventino cadente, una piccola Chiesa deserta, un altare e un tabernacolo sempre soli con quel povero frate che consumava la corona e le mani nella recita instancabile di Rosari.Come mai? A che cosa è dovuta la mirabile trasformazione avvenuta ad Ars e a S. Giovanni Rotondo per centinaia di migliaia, forse milioni di persone accorse da ogni parte della terra?Solo Dio poteva operare quelle trasformazioni, servendosi, secondo il suo stile, delle "cose inconsistenti per umiliare quelle consistenti" (1 Cor. 1, 28). Tutto è dovuto a Lui, alla potenza divina e infinita dell'Eucaristia, alla forza onnipotente di attrazione che si irradia da ogni Tabernacolo, e si è irradiata dai Tabernacoli di Ars e di S. Giovanni Rotondo raggiungendo le anime attraverso il ministero di quei due Sacerdoti, veri "ministri del Tabernacolo" (Ebr. 13, 10) e "dispensatori dei misteri divini" (1 Cor. 4, 1).
Che cos'è, infatti, l'Eucaristia? è Dio fra noi. è il Signore Gesù presente nei Tabernacoli delle nostre Chiese con il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità. è Gesù velato dalle apparenze del pane, ma realmente, fisicamente presente nelle Ostie consacrate per dimorare in mezzo a noi, operare in noi, per noi, a nostra disposizione. Gesù Eucaristico è il vero "Emanuele", ossia "Dio con noi" (Matt. 1, 23)."La fede della Chiesa ci insegna S. Pio XII è questa: che uno e identico è il Verbo di Dio e il Figlio di Maria, che soffrì sulla croce, che è presente nella Eucaristia, che regna nel Cielo".Gesù Eucaristico è fra noi come fratello, come amico, come sposo delle nostre anime. Egli vuol venire in noi per essere il nostro cibo di vita eterna, il nostro amore, il nostro sostegno; vuole incorporarci a Sé per essere il nostro Redentore e Salvatore, Colui che ci porta nel Regno dei cieli per immergerci nell'eternità dell'Amore.Con l'Eucaristia Dio ci ha dato veramente tutto.
S. Agostino esclama: "Dio essendo onnipotente non poté dare di più; essendo sapientissimo non seppe dare di più; essendo ricchissimo non ebbe da dare di più".Andiamo all'Eucaristia, quindi. Avviciniamoci a Gesù che vuol farsi nostro per farci Suoi divinizzandoci. "Gesù cibo delle anime forti esclamava S. Gemma Galgani fortificami, purificami, divinizzami". Accostiamoci all'Eucaristia con cuore puro e ardente. Come i Santi. Non sia mai troppa la nostra cura per conoscere questo Mistero ineffabile. La meditazione, lo studio, la riflessione sull'Eucaristia trovino spazio di tempo geloso nel quotidiano avvicendarsi delle nostre ore. Sarà il tempo più benedetto della nostra giornata.
P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore

14 LUGLIO 2016
CONOSCERE,AMARE.VIVERE L'EUCARISTIA
Per scoprire almeno qualcosa delle ricchezze sterminate racchiuse nel mistero eucaristico, impegnamoci in un triplice esercizio costante e unitario: esercizio della mente, del cuore, della volontà.
1) Esercizio della mente: ossia la meditazione attenta e ordinata sull'Eucaristia, fatta su libri che ci portino alla scoperta e all'approfondimento personale di questo mistero d'amore (semplice, ma ricco, è il volumetto di S. Alfonso M. de' Liguori, Visite al SS. Sacramento e a Maria SS.; preziosi i due volumetti di S. Pietro Giuliano Eymard, La Presenza Reale, La S. Comunione).
Andiamo soprattutto alla scuola di S. Pietro Giuliano Eymard, che fu impareggiabile apostolo dell'Eucaristia. Portare tutti all'Eucaristia fu la sua vocazione e missione. Quando fondò la Congregazione dei Sacerdoti del SS. Sacramento, egli offrì la sua vita per il Regno Eucaristico di Gesù e scrisse allora le ardenti parole: "Eccovi, o caro Gesù, la mia vita: eccomi pronto a mangiare pietre, a morire abbandonato, pur di riuscire a innalzarvi un trono, a darvi una famiglia di amici, un popolo di adoratori".
Se conoscessimo il dono di Dio che è Amore, e che donandoci Se stesso ci dona tutto l'Amore! "L'Eucaristia dice S. Bernardo è l'amore che supera tutti gli amori nel cielo e sulla terra". E S. Tommaso ha scritto: "L'Eucaristia è il Sacramento dell'amore, significa amore, produce amore".
Un giorno un emiro arabo, AbdelKader, girando per le vie di Marsiglia in compagnia di un ufficiale francese, si incontrò con un Sacerdote che portava il S. Viatico a un moribondo. L'ufficiale francese si fermo, si scoprì il capo e piegò il ginocchio. L'amico gli chiese la ragione di quel saluto. "Adoro il mio Dio che il Sacerdote sta portando a un ammalato", rispose il bravo ufficiale. "Come mai reagì l'emiro potete voi credere che Dio, così grande, si faccia tanto piccolo, e consenta di andare anche nelle soffitte dei poveri? Noi maomettani abbiamo un'idea ben più alta di Dio". "è perchè voi replicò l'ufficiale avete soltanto un'idea della grandezza di Dio; ma non conoscete il suo amore".
Proprio così. "L'Eucaristia esclama S. Pietro G. Eymard è la suprema manifestazione dell'amore di Gesù: dopo di essa non c'è più che il cielo".
Eppure, quanti di noi cristiani ignoriamo ancora la portata immensa dell'Amore contenuto nell'Eucaristia!.
P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore

15 LUGLIO 2016
…Cristo è la via e la porta. Cristo è la scala e il veicolo. E' il propiziatorio collocato sopra l'arca di. E' «il mistero nascosto da secoli».. Chi si rivolge a questo propiziatorio con dedizione assoluta, e fissa lo sguardo sul crocifisso Signore mediante la fede, la speranza, la carità, la devozione, l'ammirazione, l'esultanza, la stima, la lode e il giubilo del cuore, fa con lui la Pasqua, cioè il passaggio; attraversa con la verga della croce il Mare Rosso, uscendo dall'Egitto per inoltrarsi nel deserto. Qui gusta la manna nascosta, riposa con Cristo nella tomba come morto esteriormente, ma sente, tuttavia, per quanto lo consenta la condizione di viatori, ciò che in croce fu detto al buon ladrone, tanto vicino a Cristo con l'amore: «Oggi sarai con me nel paradiso!».
Ma perché questo passaggio sia perfetto, è necessario che, sospesa l'attività intellettuale, ogni affetto del cuore sia integralmente trasformato e trasferito in Dio. E' questo un fatto mistico e straordinario che nessuno conosce se non chi lo riceve. Lo riceve solo chi lo desidera, non lo desidera se non colui che viene infiammato dal fuoco dello Spirito Santo, che Cristo ha portato in terra. Ecco perché l'Apostolo afferma che questa mistica sapienza è rivelata dallo Spirito Santo. Se poi vuoi sapere come avvenga tutto ciò, interroga la grazia, non la scienza, il desiderio non l'intelletto, il sospiro della preghiera non la brama del leggere, lo sposo non il maestro, Dio non l'uomo, la caligine non la chiarezza, non la luce ma il fuoco che infiamma tutto l'essere e lo inabissa in Dio con la sua soavissima unzione e con gli affetti più ardenti.
Ora questo fuoco è Dio e questa fornace si trova nella santa Gerusalemme; ed è Cristo che li accende col calore della sua ardentissima passione.
Lo può percepire solo colui che dice: L'anima mia ha preferito essere sospesa in croce e le mie ossa hanno prescelto la morte! Chi ama tale morte, può vedere Dio, perché rimane pur vero che: «Nessun uomo può vedermi e restar vivo» . Moriamo dunque ed entriamo in questa caligine; facciamo tacere le sollecitudini, le concupiscenze e le fantasie. Passiamo con Cristo crocifisso, «da questo mondo al Padre», perché, dopo averlo visto, possiamo dire con Filippo: «Questo ci basta» ; ascoltiamo con Paolo: «Ti basta la mia grazia» ; rallegriamoci con Davide, dicendo: «Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre». «Benedetto il Signore, Dio d'Israele, da sempre, per sempre. Tutto il popolo dica: Amen».
Dagli scritti di s.Bonaventura

16 LUGLIO 2016
2)Esercizio del cuore.
Se ogni cristiano deve amare Gesù Cristo ("Chi non ama il Signore Gesù sia maledetto": 1 Cor. 16, 22), l'amore verso l'Eucaristia dovrebbe essere spontaneo e sempre vivo in tutti. Ma anche l'amore esige l'esercizio. Bisogna esercitare il cuore a desiderare il vero Bene, a bramare "l'Autore della vita" (Att. 3, 15).
La S. Comunione rappresenta il vertice di questo esercizio d'amore che si consuma nell'unione fra il cuore della creatura e Gesù. S. Gemma Galgani poteva esclamare a riguardo: "Non posso più reggere a pensare che Gesù nella prodigiosa espansione del suo amore, si fa sentire e si manifesta all'ultima sua creatura con tutti gli splendori del suo cuore". E che dire degli "esercizi" del cuore di Santa Gemma che desiderava essere una "tenda d'amore" in cui tenere sempre Gesù con sé? che bramava avere "un posticino nel ciborio" per poter stare sempre con Gesù? che chiedeva di poter diventare "la sfera delle fiamme di amore" di Gesù?
Quando S. Teresa del Bambino Gesù era già ammalata gravemente, si trascinava con grande sforzo in Chiesa per ricevere Gesù. Una mattina, dopo la S. Comunione, fu trovata nella sua cella, esausta, sfinita. Una delle suore le fece osservare di non doversi sforzare tanto. La Santa rispose: "Oh, che cosa sono queste sofferenze di fronte a una Comunione?". E il suo dolce lamento per non poter fare la Comunione quotidiana (non permessa ai suoi tempi) si risolse nell'invocazione ardente a Gesù: "Restate in me come nel Tabernacolo, non allontanatevi mai dalla vostra piccola ostia".
Quando S. Margherita Maria Alacoque lasciò il mondo e si consacrò a Dio nel monastero, fece un voto particolare e lo scrisse con il suo sangue: "Tutto per l'Eucaristia: nulla per me". Inutile tentar di descrivere l'amore struggente della Santa per l'Eucaristia. Quando non poteva comunicarsi, usciva in accenti d'affetto bruciante come questi: "Ho un tale desiderio della S. Comunione, che, se fosse necessario camminare a piedi nudi sopra una strada di fuoco per giungervi, lo farei con indicibile gioia".
S. Caterina da Siena diceva spesso al suo Confessore: "Padre, ho fame: per l'amore di Dio date a questa anima il suo nutrimento, Gesù Eucaristico"; oppure, confidava: "Quando non posso ricevere il Signore, vado in Chiesa, ed ivi Lo guardo... Lo guardo ancora...: e questo mi sazia".
Questo si chiama "esercizio del cuore"..
P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore

17 LUGLIO 2016
3) Esercizio della volontà.
La volontà deve esercitarsi nel tradurre in vita le divine lezioni dell'Eucaristia. A che servirebbe scoprire il valore infinito dell'Eucaristia (con la meditazione) per cercare di amarla (con la S. Comunione), se poi non ci si applica a viverla?
L'Eucaristia è lezione di amore indicibile, di immolazione totale, di umiltà e nascondimento senza pari, di pazienza e dedizione illimitate. Cosa facciamo noi? Dobbiamo pur realizzare qualcosa! Possibile che Gesù ci ha amato e ci ama "fino all'eccesso" (Giov. 13, 1), e noi restiamo indifferenti e inerti? No, Gesù, non sia più così!
Se ci sentiamo deboli e fragili, ricorriamo a Lui, diciamolo a Lui e cerchiamo da Lui senza indugi l'aiuto e il sostegno, perché è proprio Lui che ha detto: "Senza di Me non potete far nulla" (Giov. 15, 5). Ma innanzitutto andiamo da Lui! "Venite a Me... e lo vi ristorerò" (Matt. 11, 28). Andiamo a visitarlo spesso, entrando in Chiesa ogni volta che possiamo e sostando un po' di tempo presso il Tabernacolo, vicini vicini a Lui col cuore e col corpo. Erano ansia costante dei Santi la "Visita" a Gesù Eucaristico, l'ora di Adorazione eucaristica, le Comunioni Spirituali, le Giaculatorie, gli atti di amore a gettito spontaneo e vivace. Quanto bene ne ricevevano e quanto ne trasmettevano!
Un giorno, a Torino, un amico chiese a Pier Giorgio Frassati, suo compagno di università: "Andiamo a prendere un aperitivo". Pier Giorgio colse a volo l'occasione, e rispose indicando all'amico la vicina Chiesa di S. Domenico: "Ma sì andiamo a prenderlo in quel... bar". Entrarono in Chiesa e pregarono per un po' di tempo presso il Tabernacolo; poi, avvicinandosi alla cassetta delle offerte, Pier Giorgio disse: "Ecco l'aperitivo...". E dalle tasche dei due giovani uscì l'elemosina per i poveri.
Pensando all'Eucaristia, S. Giovanni Crisostomo chiese una volta durante la predica: "Come potremmo fare noi dei nostri corpi un'ostia?". E rispose lui stesso: "I vostri occhi non guardino nulla di cattivo, e avrete offerto un sacrificio; la vostra lingua non preferisca parole sconvenienti, e avrete fatto un'offerta; la vostra mano non commetta peccato, e avrete compiuto un olocausto".
Pensiamo agli occhi di S. Coletta, sempre bassi e raccolti in soave modestia; perché? "I miei occhi li ho riempiti di Gesù che ho fissato all'elevazione dell'Ostia nella S. Messa, e non voglio sovrapporGli nessun'altra immagine".
Pensiamo al riserbo e all'edificazione dei Santi nel parlare, usando esattamente la lingua consacrata dal contatto con il Corpo di Gesù.
Pensiamo alle opere buone che le anime innamorate dell'Eucaristia hanno compiuto, perché Gesù comunicava loro i suoi stessi sentimenti di amore a tutti i fratelli, specialmente ai più bisognosi.
Non potremmo anche noi esercitare così la nostra volontà? Impariamo dai Santi, e mettiamoci all'opera..
P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore

18 LUGLIO 2016
LA S. MESSA E IL SACRIFICIO DELLA CROCE
Soltanto in cielo comprenderemo quale divina meraviglia sia la S. Messa. Per quanto ci si sforzi e per quanto si sia santi e ispirati, non si può che balbettare su questa opera divina che trascende gli uomini e gli Angeli.
Un giorno fu chiesto a P. Pio da Pietrelcina: "Padre, spiegateci la S. Messa". "Figli miei rispose il Padre come posso spiegarvela? La Messa è infinita come Gesù... Chiedete ad un Angelo cosa sia una Messa ed egli vi risponderà con verità: capisco che è e perché si fa, ma non comprendo però quanto valore abbia. Un Angelo, mille Angeli, tutto il cielo sanno questo e così pensano".
S. Alfonso de' Liguori arriva ad affermare: "Dio stesso non può fare che vi sia un'azione più santa e più grande della celebrazione di una S. Messa". Perché? Perché la S. Messa è, si può dire, la sintesi dell'Incarnazione e della Redenzione; contiene in sé la Nascita, la Passione e la Morte di Gesù per noi. Il Concilio Vaticano II ci insegna: "Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui fu tradito, istituì il Sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, onde perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il Sacrificio della Croce" (Sacrosantum Concilium, n. 47) E. S. Tommaso d'Aquino con frase luminosa scrisse: "Tanto vale la celebrazione della S. Messa quanto vale la morte di Gesù in croce".
Per questo S. Francesco d'Assisi diceva: "L'uomo deve tremare, il mondo deve fremere, il cielo intero deve essere commosso, quando sull'altare, tra le mani del Sacerdote, appare il Figlio di Dio".
In realtà, rinnovando il Sacrificio della Passione e Morte di Gesù, la S. Messa è cosa tanto grande da bastare essa sola a trattenere la Giustizia Divina. S. Teresa di Gesù diceva alle sue figlie: "Senza la S. Messa che cosa sarebbe di noi? Tutto perirebbe quaggiù, perché soltanto essa può fermare il braccio di Dio". Senza di Essa certamente la Chiesa non durerebbe e il mondo andrebbe disperatamente perduto. "Sarebbe più facile che la terra si reggesse senza sole, anziché senza la S. Messa", affermava P. Pio da Pietrelcina, facendo eco a S. Leonardo da Porto Maurizio, che diceva: "lo credo che se non ci fosse la Messa, a quest'ora il mondo sarebbe già sprofondato sotto il peso delle sue iniquità. è la Messa il poderoso sostegno che lo regge".
Gli effetti salutari, poi, che ogni Sacrificio della Messa produce nell'anima di chi vi partecipa sono ammirabili: ottiene il pentimento e il perdono delle colpe, diminuisce la pena temporale dovuta ai peccati, indebolisce l'impero di satana e i furori della concupiscenza, rinsalda i vincoli dell'incorporazione a Cristo, preserva da pericoli e disgrazie, abbrevia la durata del Purgatorio, procura un più alto grado di gloria in Cielo. "Nessuna lingua umana dice S. Lorenzo Giustiniani può enumerare i favori dei quali è sorgente il sacrificio della Messa; il peccatore si riconcilia con Dio, il giusto diviene più giusto, sono cancellate le colpe, annientati i vizi, alimentati le virtù e i meriti, confuse le insidie diaboliche". Per questo S. Leonardo da Porto Maurizio non si stancava di esortare le folle che l'ascoltavano: "O popoli ingannati, che fate voi? Perché non correte alle Chiese per ascoltare quante Messe potete? Perché non imitate gli Angeli, che, quando si celebra la S. Messa, scendono a schiere dal Paradiso e stanno attorno ai nostri altari in adorazione, per intercedere per noi?".
Se è vero che tutti abbiamo bisogno di grazie per questa e per l'altra vita, nulla può ottenercele da Dio come la S. Messa. S. Filippo Neri diceva: "Con l'orazione noi domandiamo a Dio le grazie; nella S. Messa costringiamo Dio a darcele". La preghiera fatta durante la S. Messa impegna tutto il nostro sacerdozio, sia quello ministeriale (esclusivo del celebrante) sia quello comune a tutti i fedeli. Nella S. Messa la nostra preghiera è unita alla sofferta preghiera di Gesù che si immola per noi. Specialmente durante il Canone, che è il cuore della Messa, la preghiera di tutti noi diventa anche preghiera di Gesù presente fra noi. I due momenti del Canone Romano in cui si possono ricordare i vivi e i defunti sono i momenti d'oro della nostra supplica: possiamo pregare per i nostri bisogni, possiamo raccomandare le persone a noi care, vive e defunte, proprio negli attimi supremi della Passione e Morte di Gesù fra le mani del Sacerdote. Approfittiamone con cura; i Santi ci tenevano molto, e quando si raccomandavano alle preghiere dei Sacerdoti chiedevano loro di ricordarli soprattutto durante il Canone.
P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore