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22 AGOSTO 2016

PREGHIERA MARIA REGINA

 

Dal profondo di questa terra di lacrime, ove la umanità dolorante penosamente si trascina; tra i flutti di questo nostro mare perennemente agitato dai venti delle passioni; eleviamo gli occhi a voi, o Maria, Madre amatissima, per riconfortarci contemplando la vostra gloria, e per salutarvi Regina e Signora dei cieli e della terra, Regina e Signora nostra.

Questa vostra regalità vogliamo esaltare con legittimo orgoglio di figli e riconoscerla come dovuta alla somma eccellenza di tutto il vostro essere, o dolcissima e vera Madre di Colui, che è Re per diritto proprio, per eredità, per conquista.

Regnate, o Madre e Signora, mostrandoci il cammino della santità, dirigendoci e assistendoci, affinchè non ce ne allontaniamo giammai.

Come nell'alto del cielo Voi esercitate il vostro primato sopra le schiere degli Angeli, che vi acclamano loro Sovrana; sopra le legioni dei Santi, che si dilettano nella contemplazione della vostra fulgida bellezza; così regnate sopra l'intero genere umano, soprattutto aprendo i sentieri della fede a quanti ancora non conoscono il vostro Figlio. Regnate sulla Chiesa, che professa e festeggia il vostro soave dominio e a voi ricorre come a sicuro rifugio in mezzo alle calamità dei nostri tempi. Ma specialmente regnate su quella porzione della Chiesa, che è perseguitata ed oppressa, dandole la fortezza per sopportare le avversità, la costanza per non piegarsi sotto le ingiuste pressioni, la luce per non cadere nelle insidie nemiche, la fermezza per resistere agli attacchi palesi, e in ogni momento la incrollabile fedeltà al vostro Regno.

Regnate sulle intelligenze, affinchè cerchino soltanto il vero; sulle volontà, affinchè seguano solamente il bene; sui cuori, affinchè amino unicamente ciò che voi stessa amate.

Regnate sugl'individui e sulle famiglie, come sulle società e le nazioni; sulle assemblee dei potenti, sui consigli dei savi, come sulle semplici aspirazioni degli umili.

Regnate nelle vie e nelle piazze, nelle città e nei villaggi, nelle valli e nei monti, nell'aria, nella terra e nel mare;

e accogliete la pia preghiera di quanti sanno che il vostro è regno di misericordia, ove ogni supplica trova ascolto, ogni dolore conforto, ogni sventura sollievo, ogni infermità salute, e dove, quasi al cenno delle vostre soavissime mani, dalla stessa morte risorge sorridente la vita.

Otteneteci che coloro, i quali ora in tutte le parti del mondo vi acclamano e vi riconoscono Regina e Signora, possano un giorno nel cielo fruire della pienezza del vostro Regno, nella visione del vostro Figlio, il quale col Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Così sia!

                                                                                                                                                     Preghiera di s.Pio XII

23 AGOSTO 2016

LA PURITA' D'ANIMA PRIMA DELLA COMUNIONE

Che dire della grande purità di anima con cui i Santi si accostavano a ricevere il Pane degli Angeli? Sappiamo che erano di una delicatezza veramente angelica. Consapevoli della propria miseria, essi cercavano di presentarsi a Gesù "santi e immacolati" (Ef. 1, 4) ripetendo con il pubblicano: "O Dio, abbi pietà di me che sono peccatore" (Luc. 18, 9), e ricorrendo con grande premura al lavacro della S. Confessione.


Quando a S. Girolamo venne portato il S. Viatico, in fin di vita, si vide il Santo prostrarsi a terra in adorazione, e lo si udì ripetere con profonda umiltà le parole di S. Elisabetta e quelle di S. Pietro: "Donde questo, che viene a me il mio Signore? Allontanati da me, che sono uomo peccatore" (Luc. 1, 43; 5, 10). E quante volte l'angelica e serafica S. Gemma fu tentata di non comunicarsi, ritenendosi nient'altro che un vile "letamaio"?


E P. Pio da Pietrelcina ripeteva con trepidazione ai confratelli "Dio vede le macchie anche negli Angeli, figuriamoci in me!". Per questo egli era molto assiduo alla Confessione sacramentale.
"Oh se potessimo comprendere chi è quel Dio che riceviamo nella Comunione, quale purezza di cuore gli porteremmo!", esclamava S. Maria Maddalena de' Pazzi.
Per questo S. Ugo, S. Tommaso d'Aquino, S. Francesco di Sales, S. Ignazio, S. Carlo Borromeo, S. Francesco Borgia, S. Luigi Bertrando, S. Giuseppe da Copertino, S. Leonardo da Porto Maurizio e tanti altri Santi si confessavano ogni giorno prima di celebrare la S. Messa.


S. Camillo de Lellis non celebrava mai la S. Messa senza prima confessarsi, perchè voleva almeno "spolverare" la sua anima. Una volta in una piazza di Livorno, al tramonto, prima di separarsi da un confratello, il Santo, prevedendo che il mattino seguente non avrebbe avuto un Sacerdote per confessarsi prima di celebrare, si fermò, si levò il cappello, si fece il segno di croce e si confessò li in piazza dal confratello.

 

 

 

                                     P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore

24 AGOSTO 2016

LA PURITA' D'ANIMA PRIMA DELLA COMUNIONE(II)

 

I Santi applicavano alla perfezione la direttiva dello Spirito Santo: "Ciascuno esamini prima se stesso, e poi mangi di quel Pane e beva di quel Calice, perchè chi mangia e chi beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna" (1 Cor. 11, 28).


Esaminarsi, pentirsi, accusarsi, chiedere perdono approfittando anche ogni giorno del Sacramento della Confessione era cosa naturale per i Santi. Beati loro, capaci di tanto! E i frutti di santificazione erano costanti e abbondanti, perchè l'anima pura che accoglie in sè Gesù, "Frumento degli eletti" (Zac. 9, 17), è come la "terra fertile... che produce frutto con perseveranza" (Luc. 8, 15).


S. Antonio M. Claret illustra molto bene la cosa: "Quando ci comunichiamo, tutti noi riceviamo il medesimo Signore Gesù, ma non tutti riceviamo le medesime grazie, nè produce in tutti gli stessi effetti. Ciò proviene dalla nostra maggiore o minore disposizione. Per spiegare questo fatto, mi serve un paragone naturale: l'innesto. Quanto più le piante si rassomigliano, tanto meglio è per l'innesto. Così, quanta più somiglianza ci sarà tra chi si comunica e Gesù, tanto migliori saranno i frutti della S. Comunione". Il Sacramento della Confessione è appunto il mezzo eccellente di restauro della somiglianza fra l'anima e Gesù.
Per questo S. Francesco di Sales insegnava ai suoi figli spirituali: "Confessatevi con umiltà e devozione... se è possibile ogni volta che vi comunicate, quantunque non vi sentiate nella coscienza alcun rimorso di peccato mortale".
Per questo S. Teresa di Gesù, quando era consapevole della minima colpa veniale, non si comunicava senza prima confessarsi.


A questo proposito, è bene ricordare l'insegnamento della Chiesa. La Comunione deve essere fatta stando in grazia di Dio. Perciò, quando si è commesso un peccato mortale, anche se si è pentiti e si ha un grande desiderio di comunicarsi, è necessario, è indispensabile confessarsi prima della S. Comunione, altrimenti si commette peccato gravissimo di sacrilegio, per il quale, come disse Gesù a S. Brigida,"non esiste sulla terra supplizio che basti a punirlo"!
Invece, la Confessione fatta prima della Comunione, soltanto per rendere più pura e più bella l'anima già in grazia, non è necessaria, ma è preziosa, perchè riveste l'anima del più bell' "abito nuziale" (Matt. 22, 14) con cui assidersi alla mensa degli Angeli. Per questo le anime più delicate hanno sempre cercato con frequenza (almeno ogni settimana) la assoluzione sacramentale anche per le colpe leggere. Se infatti la purità dell'anima deve essere massima per ricevere Gesù, nessuna purità è più fulgente di quella che si ottiene confessandosi, con il bagno nel Sangue di Gesù che rende l'anima pentita divinamente bella e splendente. "L'anima che riceve il Sangue Divino diventa bella, come rivestita dell'abito più prezioso, e così risplendente, che, se poteste vederla, sareste tentati di adorarla" (S. Maria Maddalena de' Pazzi).

 

                                                 P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore

25 AGOSTO 2016

MIRACOLO DI SANTA PATRIZIA

 

Il sangue di San Gennaro, non è il solo a liquefarsi a Napoli. Anche quello di Santa Patrizia, anch'essa santa patrona della città, conservato nel monastero di San Gregorio Armeno, si liquefà ogni anno, il 25 agosto e spesso anche in altre occasioni.

 

 


Patrizia era la nipote di Costantino il Grande e nacque a Costantinopoli nel 350 d.C. .
Fu educata come cristiana, presso la corte imperiale, da una pia donna chiamata Aglaia. Fin dalla giovane età fece voto di rimanere vergine. Ma la sua famiglia voleva che si sposasse, e Patrizia preferì abbandonare la sua famiglia, piuttosto che infrangere il suo voto. Salpò così per Roma con Aglaia, dove qui Papa Liberio le diede il velo come sposa di Cristo. Quando suo padre morì, ritornò a Costantinopoli e decise di donare tutti i suoi beni terreni ai poveri. Salpò poi nuovamente per la Terra Santa con Aglaia per andare ad adorare il Santo Sepolcro a Gerusalemme. Durante il suo viaggio si scatenò una violenta tempesta e la nave fu costretta a rifugiarsi a Napoli. La giovane vergine ebbe ospitalità presso il monastero dei Monaci Basiliani, che si trovavano dove oggi sorge il Castel dell'Ovo. E fu proprio qui che pochi mesi dopo Patrizia si ammalò e morì. Il suo corpo fu posto su un nobile carro e trainato da due buoi. Dopo aver vagato per le strade di Napoli, la carrozza si fermò fuori la chiesa dei santi e dei martiri Nicandro e Marciano, che la vergine Patrizia aveva visitato poco prima di morire. Dopo il suo funerale, fu sepolta nel 365 nella chiesa dei monaci greci ortodossi basiliani. Aglaia e altre giovani ragazze, non volevano lasciare il corpo della loro Santa Patrona, così i monaci basiliani furono costretti a lasciare loro il monastero. Il Duca di Napoli assegnò ai monaci, invece, la chiesa di San Sebastiano.

 

 


Le pie donne divennero un ordine di suore chiuso. Osservarono le regole di San Basilio, fino a quando decisero di conformarsi alle regole di San Benedetto. Quando Patrizia fu proclamata Santa, la chiesa di san Nicandro e Marciano, sita in vico Armanni, venne comunemente riconosciuta come la chiesa di Santa Patrizia. Nel 1864, quando il convento venne chiuso, le monache si trasferirono nel monastero di San Gregorio Armeno, portando con sé il sangue sacro e i resti. Questi resti sacri, si possono ancora trovare sotto l'altare maggiore, in un' urna di vetro, decorata con argento, oro e pietre preziose.

 


La leggenda narra che un cavaliere che si era sdraiato sulla tomba della Santa fu guarito da tutti i suoi mali. Pregò tutta la notte e preso dal fervore religioso e riluttante nel voler lasciare il reliquiario, aprì l'urna e strappò uno dei denti della Santa. Il sangue sgorgò fuori come sei il corpo fosse stato ancora vivo. Egli così raccolse quel sangue, conservandolo in due ampolle che si conservano tutt'oggi.

26 AGOSTO 2016

LA PURITA' D'ANIMA PRIMA DELLA COMUNIONE (III)

 

Quale conforto per Gesù l'essere ricevuto da un' anima purificata e rivestita del suo Divin Sangue! E quale gioia tutta d'amore per Lui se si tratta di un'anima verginale, perchè "l'Eucaristia venne dal cielo della verginità" (S. Alberto Magno) e non trova il suo cielo che nella verginità. Nessuno come la vergine può ripetere con la Sposa dei Cantici ad ogni Comunione: "Il mio Diletto è mio e io sono tutta del mio Diletto che pascola fra i gigli e a me rivolge il suo amore" (Cant. 2, 16).

 

 


Un modo delicato di preparamento alla S. Comunione è quello di invocare l'Immacolata e affidarci a Lei perchè ci faccia ricevere Gesù con la sua umiltà, con la sua purezza e con il suo amore, e anzi, venga Ella stessa a riceverLo in noi. Questa pia pratica venne raccomandata molto dai Santi, specialmente da S. Luigi Grignon de Montfort, da S. Pietro G. Eymard, da S. Alfonso de' Liguori e dal B. Massimiliano M. Kolbe.

 

 

 

"La migliore preparazione alla S. Comunione è quella che si fa con Maria", scrisse S. Pietro G. Eymard. Una descrizione deliziosa ci è fatta da S. Teresina quando immagina la sua anima come una bimba di tre o quattro anni, tutta in disordine nei capelli e nei vestiti, vergognosa di presentarsi all'altare per ricevere Gesù. Ma fa ricorso alla Madonna e "subito scrive la Santa la Vergine Maria si affaccenda attorno a me; mi toglie prestamente il grembiulino sudicio e riannoda i miei capelli con un bel nastro o anche con un semplice fiore... E ciò basta per farmi apparire graziosa e farmi sedere, senza arrossire, al banchetto degli Angeli".

 

 

 

Facciamone anche noi la prova. Non ne resteremo delusi. Anzi, potremo anche noi esclamare con S. Gemma estatica: "Quanto è bella la Comunione fatta con la Mamma del Paradiso".

 

 

 

 

                                                            P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore

Piccola Nazareth 

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