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25 GIUGNO 2015

 

L'intimità divina

 

 

L’intimità divina con Cristo, nel silenzio della contemplazione, non ci allontana dai nostri contemporanei, ma, al contrario, ci rende attenti ed aperti alle gioie ed agli affanni degli uomini ed allarga il cuore alle dimensioni del mondo.

Essa ci rende solidali verso i nostri fratelli in umanità, in particolare verso i più piccoli, che sono i prediletti del Signore.

Attraverso l’adorazione, il cristiano contribuisce misteriosamente alla trasformazione radicale del mondo e alla diffusione del Vangelo.

Coloro che si incontrano con il Signore svolgono dunque un eminente servizio: essi presentano a Cristo tutti coloro che non Lo conoscono o che sono lontani

da Lui; essi vegliano davanti a Lui, in loro nome.

 

Giovanni Paolo II

 

 

 

 

 

 

 

"Cari figli, oggi vi invito ad innamorarvi del SS. Sacramento dell’altare; adoratelo, figlioli, nelle vostre parrocchie, e così sarete uniti a tutto il mondo.

Gesù vi diventerà amico, e non parlerete di Lui come di qualcuno che appena conoscete. L’unità con Lui sarà per voi gioia, e diventerete testimoni dell’amore di Gesù, che Egli ha per tutte le creature.

Figlioli, quando adorate Gesù, siete vicini a me. Grazie per aver risposto alla mia chiamata"

 

Regina della Pace - Medjugorje, 25.9.1995)

 

 

 

 

 

 

26 GIUGNO 2015

 

Uniti nella frazione del pane

 

Cristo che viene in noi è lo stesso Cristo indiviso che va anche al fratello che è accanto a me; Egli, per cosi dire, ci lega gli uni agli altri, nel momento in cui ci lega tutti a sé.

Qui risiede forse il senso profondo di quella frase che si legge a proposito dei primi cristiani, << uniti nella frazione del pane>>: uniti nel dividere, o, meglio, nel condividere lo stesso pane!

Io non posso più, allora, disinteressarmi del fratello; non posso rifiutarlo, senza rifiutare Cristo stesso e staccarmi io dall’unità.

Chi, alla comunione, pretendesse di essere tutto fervore per Cristo, dopo che a casa ha appena offeso o ferito un prossimo senza chiedergli scusa, o senza essere deciso a chiedergliela, somiglia a uno che si leva in punta di piedi per baciare in fronte un amico e non si accorge che gli sta calpestando i piedi con scarpe chiodate. (…)

Nella misura in cui una comunità si impegna a fare la sua Eucaristia, a farla sempre nuova, a impegnare nella sua riuscita tutte le proprie risorse, l’Eucaristia, a sua volta, farà quella comunità, cioè la plasmerà e la rinnoverà quotidianamente.

È necessario perciò che la comunità cristiana non sia mai soddisfatta del proprio modo di celebrare l’Eucaristia, ma che cerchi sempre di migliorarlo, diventando inventiva nelle forme, per non cadere nell’abitudine che tutto appiattisce e spegne.

 

RANIERO CANTALAMESSA in La Parola e la vita, Città Nuova 1990, pp. 164 – 165

 

 

"Il Signore ci accorda tutto quello che nella Santa Messa Gli domandiamo, anzi, ci dà quello che noi non pensiamo neppure di chiedere, e che ci è pur necessario."

 

S. Girolamo

 

 

 

 

 

 

 

27 GIUGNO 2015

 

Ricevere Gesù

 

Cari amici, dobbiamo recuperare nella nostra vita la commossa esperienza che Gesù è qui nelle nostre chiese.

Voglio farvi una confidenza: celebro la s. Messa tutti i giorni in un ospedale di Milano.

Dico sempre al Signore: “Dammi la commozione, l’entusiasmo della prima volta. Non lasciare che io mi abitui al miracolo quotidiano della tua presenza nelle mie mani”.

Quando riceviamo il Signore? Una volta, due, tre volte l’anno? Eh, no, non basta.

Se davvero Gesù è il nostro amore, come possiamo non visitarlo e riceverlo almeno tutte le domeniche? Come possiamo dirci cristiani, se non siamo innamorati di Gesù?

La S. Messa domenicale, spesso vista come un obbligo, deve essere invece sentita come la gioia dell’incontro con Cristo, fino a riceverlo in noi. L’Eucaristia umanizza Dio e divinizza l’uomo: è il momento più alto e più intimo dell’incontro fra Dio e l’uomo.

Il Figlio di Dio diventa nostro cibo per trasformare la nostra debole umanità  e farla partecipare della vita divina.

 

PIERO GHEDDO in Otto minuti di Vangelo in TV, Piemme 1993,  pp. 137-138

 

"Gesù nella comunione dà tutto quello che ha, comprese le spine, i chiodi e la croce.

E tu vorresti ricevere soltanto Lui? Abbi pazienza: o tutto, o niente."

 

PIERRE DUVALIER

 

 

 

 

 

28 GIUGNO 2015

 

I ministri straordinari dell'Eucarestia

 

 

Non si tratta di un problema di sartoria ecclesiastica “made in Italy” ma di un grosso passo  in avanti postconciliare nella promozione laicale e nella fioritura di un ministero di valorizzazione  della devozione Eucaristica.

Le prime esperienze dimostrano quanto sia stata opportuna e feconda di bene l’istituzione dei Ministri Straordinari dell’Eucaristia.

Non soltanto in terra di missione….. Ma anche dove la Chiesa è ben impiantata ; nel vasto reticolo di ammalati presenti in ogni Parrocchia e desiderosi di ricevere più frequentemente il conforto della Comunione. (…) Grazie ai Ministri  Straordinari dell’Eucaristia, Gesù continua a entrare nelle case e nel cuore dei malati per aiutarli a portare la loro Croce.

La chiamata ad essere Ministri Straordinari dell’Eucaristia è vocazione ad un servizio permanente. Quindi richiede formazione, preparazione, disponibilità, serietà d’impegno, amore profondo all’Eucaristia. Ma presuppone anche il rispetto di una precisa normativa liturgica e la saggia guida e supervisione di un Parroco responsabile. (…)

La “straordinarietà” del ministero deve essere osservata; una presenza abituale e non necessaria dei Ministri Straordinari dell’Eucaristia finisce per banalizzare, in qualche modo, anche il Santissimo Sacramento.

C’è pure una questione di stile, di sensibilità, di rispetto, di buon gusto nel servire all’altare.

Un atteggiamento di faciloneria o di non curanza, un modo di vestire sciatto o strambo, un certo esibizionismo o una gran voglia di strafare finiscono sempre per essere irritanti e spiritualmente controproducenti. Ben vengano i Ministri Straordinari  dell’Eucaristia: purché siano sempre fedeli e generosi nel servizio, nella straordinarietà, nell’amore profondo all’Eucaristia.

 

FELICE MOSCONE in Messa festiva sotto inchiesta, Elledici, 1997, pp.100-101

 

 

 

 

29 GIUGNO 2015 

 

Una Messa di Domenica nell'anno 155

 

Gli apostoli nelle memorie da loro lasciate e chiamate vangeli, ci hanno tramandato che Gesù ha comandato così: Prese il pane e rese grazie, egli disse: “fate questo in memoria di me. Questo è il mio corpo “. E allo stesso modo, preso il calice e rese grazie , disse : " questo è il mio sangue” e lo diede solamente a loro .

Da allora noi facciamo sempre memoria di questo fatto nelle nostre assemblee e chi di noi ha qualcosa, soccorre tutti quelli che sono nel bisogno, e stiamo sempre insieme.

Per tutto ciò di cui ci nutriamo, benediciamo il creatore dell’universo per mezzo del suo Figlio Gesù e dello Spirito Santo.

E nel giorno, detto del sole, si fa l’adunanza.

Tutti coloro che abitano in città o in campagna convengono nello stesso luogo, e si leggono le memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti per quanto il tempo lo permette. Poi, quando il lettore ha finito, colui che presiede rivolge parola di ammonimento e di esortazione che incitano a imitare gesta così belle. Quindi tutti insieme ci alziamo ed eleviamo preghiere e , finito di pregare, viene recato pane, vino e acqua. Allora colui che presiede, formula la preghiera di lode, di ringraziamento con tutto il fervore e il popolo acclama: "Amen!" Infine a ciascuno dei presenti di distribuiscono e si partecipano gli elementi sui quali furono rese grazie , mentre i medesimi sono mandati agli assenti per mano dei diaconi. Alla fine coloro che hanno in abbondanza e lo vogliono , danno a loro piacimento quanto credono.Ciò che viene raccolto , è deposto presso colui che presiede ed egli soccorre gli orfani e le vedove e coloro che per malattia e per altra ragione sono nel bisogno, quindi anche coloro che sono in carcere e i pellegrini che arrivano da fuori.

In una parola , si prende cura di tuti i bisognosi.

 

S.GIUSTINO, MARTIRE, da "Eucaristia della festa", Elledici 1986,pp. 158-159

 

 

 

30 GIUGNO 2015

 

 

Gesù prende possesso di noi

 

Quando il Signore, per mezzo della santa Comunione, ha preso possesso anche una sola volta di un cuore, vi lascia un ricordo indelebile e le tracce del suo passaggio.

È una terra conquistata da Gesù, dove Gesù ha regnato, sia pure per pochi giorni. 

 

Bisogna che i nostri pensieri siano per nostro Signore, attraverso nostro Signore, con nostro Signore nel SS. Sacramento.

Bisogna arrivare a pensare attraverso la Santa Eucaristia. 

 

Quanto è poco amato Gesù! Quanto pochi sono coloro per i quali Gesù nel Sacramento costituisce l’amore della loro vita, dell’onore, della felicità....

Il motivo è che si ama soltanto se stessi......

Nostro Signore non viene in noi, nella Santa Eucaristia, per premiare le nostre virtù, ma per comunicarci la forza necessaria a diventare santi.

 

 

 

 

San Pier Giuliano Eymard

 

Piccola Nazareth 

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