

25 LUGLIO 2016
Signore Gesù, tu sei con noi,vivo e vero,nell’Eucaristia.
Signore, accresci la nostra fede. Signore, donaci una fede che ama.
Tu che ci vedi, tu che ci ascolti, tu che ci parli: illumina la nostra mente perché crediamo di più;
riscalda il nostro cuore perché ti amiamo di più!
La tua presenza, mirabile e sublime ci attragga, ci afferri, ci conquisti.
Signore, donaci una fede più grande. Signore, donaci una fede più viva.
(s. Giovanni Paolo II)

26 LUGLIO 2016
Se andate alla presenza di Gesù nell’Eucaristia, può darsi che all’inizio non vi troviate molto bene: infatti il demonio, che ben conosce il gran vantaggio che ne ricavano le anime, vi causerà turbamenti e affanni nel cuore. Vi darà anche a credere che trovereste più utilità spirituale in altre pratiche che non in queste. Non fategli caso.
Dimostrate al Signore che lo amate. Sono poche le anime che lo seguono anche nelle sofferenze: seguiamolo almeno noi, soffrendo qualcosa per lui. Non mancherà di compensarci con la sua gloria. Accostiamoci al Santissimo sacramento con grande spirito di fede e di amore: ed una sola comunione credo che basti per lasciarci ricchi. E che dire di tante? Sembra che ci accostiamo al Signore unicamente per cerimonia: ecco perché ne caviamo poco frutto. O mondo miserabile che rendi cieco chi guarda te… per non permettergli di vedere i tesori che potrebbe avere da Dio!
Ecco un bel fuoco… Per quanto esso sia ardente, se voi ve ne state lontani e nascondete le mani, non vi riscalderete: e tuttavia avreste sempre più caldo che se foste del tutto senza fuoco. Così con l’Eucaristia. Se l’anima si accosta alla Comunione con la giusta disposizione e se, desiderando scaldarsi, si ferma a lungo in compagnia di Dio, vi dico che rimarrà calda per molte ore.
s. Teresa d’Avila

27 LUGLIO 2016
Se una persona fidata andasse in piazza e svelasse a tutti che su una vicina collina ha scoperto una miniera d’oro… non lo seguirebbero tutti? Ebbene, nel tabernacolo c’è questo tesoro!
Gli uomini sudano per avere denari: ma nel tabernacolo c’è il Padrone di tutto il mondo… Qualunque cosa gli chiediate – che vi sia necessaria – Egli ve la concederà…
Avete bisogno di memoria, di capire bene le lezioni, di riuscire bene nel vostro lavoro? Avete bisogno di forza per sopportare le tribolazioni, di aiuto per vincere le tentazioni? La vostra famiglia è minacciata da qualche disgrazia, è afflitta dalla malattia di qualcuno, ha bisogno di qualche grazia particolare? Da chi credete che “dipenda” tutto questo? Chi è comanda al vento, alla pioggia, alla tempesta, alle onde? Non è forse Gesù il padrone assoluto di tutto? Andate dunque a Lui e chiedete. Vi sarà concesso. Bussate. Vi sarà aperto.
Gesù lui per primo, desidera darvi le grazie che vi sono necessarie: ed anzitutto quelle che riguardano l’anima. Una santa un giorno vide sull’altare Gesù bambino il quale reggeva, nel suo vestitino, un numero straordinario di perle preziosissime. Era triste. “ Perché sei così triste, mio Signore?” chiese la Santa. “Perché nessuno viene a chiedermi le grazie che ho già qui preparate. Nessuno le vuole. Non so a chi darle…”
s. Giovanni Bosco
.

28 LUGLIO 2016
Dio nascosto nel tabernacolo, con gioia vengo accanto a te ogni sera per ringraziarti dei favori che mi hai concesso e per implorare perdono delle mancanze commesse durante il giorno, che è passato come un sogno.
Gesù, come sarei felice se fossi stato interamente fedele! Spesso la sera sono triste, perché sento che avrei potuto corrispondere meglio alle tue grazie. Se fossi stato più unito a te, più caritatevole con gli altri, più umile e mortificato, avrei meno pena a intrattenermi con te nella preghiera. Tuttavia, o mio Dio, lontano dallo scoraggiarmi alla vista delle mie miserie, vengo a te con fiducia, ricordando che “non quelli che stanno bene hanno bisogno del medico, ma i malati”.
Ti supplico perciò di guarirmi, di perdonarmi; ed io, Signore, mi ricorderò che l’anima alla quale tu hai maggiormente perdonato deve anche amarti più delle altre.
Ti offro tutti i battiti del cuore come altrettanti atti di amore e di riparazione e li unisco ai tuoi meriti infiniti. Ti scongiuro di essere tu stesso il Riparatore della mia anima, di agire in me senza tener conto delle mie resistenze; in una parola, non voglio più avere altra volontà che la tua; e domani, con il soccorso della tua grazia, ricomincerò una vita nuova, in cui ogni istante sarà un atto d’amore e di rinuncia.
Dopo essere venuto così al tuo altare ogni sera, arriverò, infine, all’ultima sera della mia vita: allora, comincerà per me il giorno senza tramonto dell’eternità, in cui mi riposerò sul tuo Cuore divino dalle lotte dell’esilio. Amen.
s. Teresa di Lisieux

29 LUGLIO 2016
LA S. MESSA QUOTIDIANA
Quando si è compreso che la S. Messa ha un valore infinito, non fa più meraviglia l'amore e la premura dei Santi nell'ascoltarla ogni giorno, anzi nell'ascoltarne ogni giorno più che potevano.
S. Agostino ci ha lasciato questo elogio di sua madre Santa Monica: "Non lasciava passar giorno senza esser presente al Divin Sacrificio davanti al tuo altare, o Signore".
S. Francesco di Assisi ascoltava di solito due Messe ogni giorno; e quando era ammalato pregava qualche confratello sacerdote di celebrargli la Messa in cella, pur di non restare senza Messa!
S. Tommaso d'Aquino, ogni mattina, dopo aver celebrato la sua Messa, serviva un'altra Messa per ringraziamento.
S. Pasquale Baylon, piccolo pastorello, non poteva recarsi in Chiesa ad ascoltare tutte le Messe che avrebbe desiderato, perché doveva portare le pecore al pascolo. E allora, ogni volta che udiva la campana dare il segnale della S. Messa, si inginocchiava sull'erba fra le pecorelle, davanti a una croce di legno fatta da lui stesso, e seguiva così, da lontano, il Sacerdote che stava offrendo il Divin Sacrificio. Caro Santo, vero serafino d'amore eucaristico! Anche sul letto di morte egli udì la campana della Messa, ed ebbe la forza di sussurrare ai confratelli: "Sono contento di unire al Sacrificio di Gesù quello della mia povera vita". E morì, alla Consacrazione!
Una mamma di otto figli, S. Margherita, regina di Scozia, si recava e conduceva con sé i figli a Messa tutti i giorni; e con materna premura insegnava loro a considerare come tesoro il messalino, che ella volle adornare di pietre preziose.
Ordiniamo bene le nostre cose, in modo da non farci mancare il tempo per la S. Messa. Non diciamo di essere troppo impegnati in faccende, perché Gesù potrebbe ricordarci: "Marta, Marta..., tu ti affanni in troppe cose, invece di pensare all'unica cosa necessaria!" (Lc. 10, 41). Quando si vuole veramente, il tempo per andare a Messa si trova, senza venir meno ai propri doveri. S. Giuseppe Cottolengo raccomandava a tutti la S. Messa quotidiana: agli insegnanti, alle infermiere, agli operai, ai medici, ai genitori... E a chi gli opponeva di non avere il tempo per andarci, rispondeva deciso: "Cattiva economia del tempo! "Cattiva economia del tempo!". è così. Se veramente pensassimo al valore infinito della S. Messa, brameremmo parteciparvi e cercheremmo in tutti i modi di trovare il tempo necessario.
S. Carlo da Sezze, andando per la questua a Roma, faceva le sue soste presso qualche Chiesa per ascoltarvi altre Messe, e proprio durante una di queste Messe in più, ebbe il dardo d'amore al cuore al momento dell'elevazione dell'Ostia.
S. Francesco di Paola ogni mattina si recava in Chiesa e si tratteneva là dentro ad ascoltare tutte le Messe che si celebravano. S. Giovanni Berchmans, S. Alfonso Rodriguez, S. Gerardo Maiella ogni mattina servivano più Messe che potevano, e con un contegno così devoto da attirare molti fedeli in Chiesa.
Il venerabile Francesco del Bambin Gesù, carmelitano, serviva ogni giorno dieci Messe. Se gli capitava di servirne qualcuna in meno, diceva. "Oggi non ho fatto intera la mia colazione"... Che dire infine di P. Pio da Pietrelcina? Quante Messe non ascoltava egli ogni giorno, partecipandovi con la recita di tanti Rosari? Non sbagliava davvero il S. Curato d'Ars a dire che "la Messa è la devozione dei Santi".
Lo stesso bisogna dire dell'amore dei Santi Sacerdoti alla celebrazione della Messa. Non poter celebrare era per loro una sofferenza terribile. "Quando sentirai che non posso più celebrare, tienimi per morto", arrivò a dire a un confratello S. Francesco Saverio Bianchi.
S. Giovanni della Croce fece capire che lo strazio più grande patito durante il periodo delle persecuzioni fu quello di non poter celebrare la Messa né ricevere la S. Comunione per nove mesi continui.
Ostacoli o difficoltà non contavano per i Santi, quando si trattava di non perdere un bene così eccelso. Dalla vita di S. Alfonso M. de' Liguori sappiamo che, un giorno, in una via di Napoli, il Santo fu assalito da violenti dolori viscerali. Il confratello che l'accompagnava lo esortò a fermarsi per prendere un calmante. Ma il Santo non aveva ancora celebrato, e rispose di scatto al confratello: "Caro mio, camminerei così dieci miglia, per non perdere la S. Messa". E non ci fu verso di fargli rompere il digiuno (allora obbligatorio dalla mezzanotte). Aspettò che i dolori si calmassero un po', e riprese poi il cammino fino in Chiesa.
P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore

30 LUGLIO 2016
LA PARTECIPAZIONE ATTIVA E FRUTTUOSA
La grandezza infinita della S. Messa ci deve far comprendere l'esigenza di una partecipazione attenta e devota al Sacrificio di Gesù. Adorazione, amore e dolore dovrebbero dominarci incontrastati.
Il Sommo Pontefice Pio XII ha scolpito in pensieri stupendi (ripetuti con forza dal Concilio Vaticano II) lo stato d'animo con cui bisogna partecipare alla S. Messa, ossia con "lo stato d'animo che aveva il Divin Redentore quando faceva sacrificio di sé: l'umile sottomissione dello spirito, cio'è l'adorazione, l'amore, la lode e il ringraziamento alla Somma Maestà di Dio..., riprodurre in se stessi le condizioni della vittima, l'abnegazione di sé secondo i precetti del Vangelo, il volontario e spontaneo sacrificio della penitenza, il dolore e l'espiazione dei propri peccati".
La vera partecipazione attiva alla S. Messa è quella che ci rende vittime immolate come Gesù, che ottiene lo scopo di "riprodurre in noi i lineamenti dolorosi di Gesù" (Pio XII), dandoci "la comunanza dei patimenti di Cristo e la conformità alla Sua Morte" (Fil. 3, 10). Tutto il resto è soltanto rito liturgico, veste esterna. S. Gregorio Magno insegnava: "Il Sacrificio dell'altare sarà per noi un'Ostia veramente accetta a Dio, quando noi stessi ci faremo Ostia". Per questo, nelle antiche comunità cristiane i fedeli, per la celebrazione della S. Messa, con alla testa il Papa, si recavano in processione all'altare, in abiti di penitenza, cantando le litanie dei Santi. Effettivamente, nell'andare a Messa, noi dovremmo ripetere con S. Tommaso Apostolo: "Andiamo anche noi a morire con Lui" (Giov. 11, 16).
Quando Santa Margherita Alacoque ascoltava la S. Messa, guardando l'altare, non mancava mai di dare un'occhiata al Crocifisso e alle candele accese. Perché? Per imprimersi bene due cose nella mente e nel cuore: il Crocifisso le ricordava quel che Gesù aveva fatto per lei; le candele accese le ricordavano quel che lei doveva fare per Gesù, ossia: sacrificarsi e consumarsi per Lui e per le anime.
Il modello più alto di partecipazione al S. Sacrificio, ci è offerto da Maria SS., da S. Giovanni Evangelista e dalla Maddalena con le pie Donne ai piedi della croce (Giov. 19, 25). Assistere alla Messa, infatti, è come trovarsi sul Calvario. . sul messalino di un suo figlio spirituale, P. Pio scrisse: "Nell'assistere alla S. Messa accentra tutto te stesso al tremendo mistero che si sta svolgendo sotto i tuoi occhi: 'La Redenzione della tua anima e la riconciliazione con Dio'." Un'altra volta gli venne chiesto: "Padre, come mai lei piange tanto durante la Messa?". "Figlia mia rispose il Padre che cosa sono quelle poche lacrime di fronte a ciò che avviene sull'altare? Torrenti di lagrime ci vorrebbero!". E un'altra volta ancora, gli fu detto: "Padre, quanto le tocca soffrire a stare per tutta la Messa in piedi, poggiato sulle piaghe sanguinanti dei piedi!". Il Padre rispose: "Durante la Messa non sto in piedi: sto appeso". Che risposta! Le due parole "sto appeso" esprimono fortemente al vivo quell'essere "concrocifisso con Cristo" di cui parla S. Paolo (Gal. 2, 19) e che distingue la vera e piena partecipazione alla Messa dalla partecipazione vana, accademica, magari chiassaiola. Diceva bene Santa Bernardetta Soubirous a un Sacerdote novello: "Ricordati che il Sacerdote all'altare è sempre Gesù Cristo in croce".
E S. Pietro d'Alcantara si vestiva per la S. Messa come per salire sul Calvario, perché tutti gli indumenti sacerdotali hanno un riferimento alla Passione e Morte di Gesù: il camice ricorda la tunica bianca di cui Erode fece vestire Gesù come pazzo; il cingolo ricorda i flagelli; la stola ricorda i legacci; la chierica ricordava la corona di spine; la pianeta, segnata a croce, ricorda la croce sulle spalle di Gesù.
Chi ha assistito alla Messa di P. Pio ricorda quelle sue lagrime brucianti, ricorda quella sua imperiosa richiesta ai presenti di seguire la S. Messa in ginocchio, ricorda il silenzio impressionante in cui si svolgeva il sacro rito, ricorda la sofferenza crudele che si sprigionava dal volto di P. Pio quando sillabava a strappi violenti le parole della Consacrazione, ricorda il fervore della preghiera silenziosa dei fedeli che riempivano la Chiesa mentre le dita sgranavano Rosari per più di un'ora.
P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore

31 LUGLIO 2016
LA S. MESSA E LE ANIME DEL PURGATORIO
Una volta lasciato questo mondo, nulla dobbiamo desiderare tanto come la celebrazione di SS. Messe per la nostra anima. Il S. Sacrificio dell'altare, infatti, è il più grande suffragio che sorpassa ogni preghiera, ogni penitenza, ogni opera buona. Né deve esserci difficile comprendere ciò, se pensiamo che la S. Messa è lo stesso Sacrificio di Gesù offerto sull'altare con il suo infinito valore espiatorio. Gesù immolato è la vera vittima di "espiazione per i nostri peccati" (1 Giov. 2, 2), e il suo Divin Sangue viene effuso "in remissione dei peccati" (Matt. 26, 28). Assolutamente nulla può stare alla pari con la S. Messa, e i frutti salutari del Sacrificio possono estendersi a un numero illimitato di anime.
Una volta, durante la celebrazione della S. Messa nella Chiesa di S. Paolo alle tre Fontane, a Roma, S. Bernardo vide una scala interminabile che saliva fino al Cielo. Moltissimi Angeli andavano su e giù per essa, portando dal Purgatorio al Paradiso le anime liberate dal Sacrificio di Gesù, rinnovato dai Sacerdoti sugli altari di tutta la terra.
Alla morte di un nostro parente, quindi, preoccupiamoci molto più della celebrazione e dell'ascolto di SS. Messe, che delle corone di fiori, degli abiti neri, del corteo funebre...
Quando il B. Giovanni d'Avila si trovò sul letto di morte, i confratelli gli chiesero che cosa desiderasse maggiormente dopo la sua morte. Il Beato subito rispose: "Messe!... Messe!... Nient'altro che Messe!...".
Di P. Pio da Pietrelcina si raccontano molte apparizioni di anime purganti che andavano a chiedere il suffragio della sua S. Messa per poter lasciare il Purgatorio. Un giorno egli celebrò la S. Messa in suffragio del papà di un suo confratello. Al termine del S. Sacrificio, P. Pio disse al confratello: "Stamattina l'anima di tuo papà è entrata in Paradiso". Il confratello ne fu felicissimo, e tuttavia disse a P. Pio: "Ma, Padre, il mio buon papà è morto trentadue anni fa!". "Figlio mio gli rispose il Padre davanti a Dio tutto si paga!". Ed è la S. Messa che ci procura un prezzo di infinito valore: il Corpo e il Sangue di Gesù "Agnello immolato" (Apoc. 5, 12).
In una predica, un giorno, il S. Curato d'Ars portò l'esempio di un sacerdote che, celebrando la Messa per un suo amico defunto, dopo la Consacrazione così pregò: "Padre Santo ed Eterno, facciamo un cambio. Voi possedete l'anima del mio amico nel Purgatorio: io ho il corpo del vostro Figlio nelle mie mani. Voi liberatemi l'amico, e io vi offro il vostro Figliolo, con tutti i meriti della sua Passione e morte".
Ricordiamolo: tutti i suffragi sono cosa buona e raccomandabile, ma quando possiamo, anzitutto facciamo celebrare SS. Messe (magari le 30 SS. Messe gregoriane) per le anime defunte a noi care.
Nella vita del B. Enrico Susone leggiamo che da giovane egli aveva fatto questo patto con un confratello: "Chi di noi due sopravvivrà all'altro, affretterà la gloria di chi è passato nell'eternità con la celebrazione di una S. Messa ogni settimana". Il compagno del Beato Enrico morì per primo in terra di missione. Il Beato si ricordò della promessa per un po' di tempo; poi, impegnato in obblighi di Messe, sostituì la Messa settimanale con preghiere e penitenze. Ma l'amico gli comparve e lo rimproverò tutto afflitto: "Non mi bastano le tue preghiere e le tue penitenze; ho bisogno del Sangue di Gesù": perché è con il Sangue di Gesù che noi paghiamo i debiti delle nostre colpe (Col. 1, 14).
Anche il grande S. Girolamo ha lasciato scritto che "per ogni Messa devotamente celebrata molte anime escono dal Purgatorio per volarsene al Cielo". Lo stesso si deve dire per le SS. Messe devotamente ascoltate. S. Maria Maddalena de' Pazzi, la celebre mistica carmelitana, era solita offrire il Sangue di Gesù per suffragare le anime del Purgatorio, e in un'estasi Gesù le fece vedere come realmente molte anime purganti venivano liberate dall'offerta del Divin Sangue. Né può essere diversamente, perché, come insegna S. Tommaso d'Aquino, una sola goccia del Sangue di Gesù, per il suo valore infinito, può salvare tutto l'universo da ogni delitto.
Preghiamo per le anime del Purgatorio, quindi, e liberiamole dalle loro pene facendo celebrare e ascoltando molte sante Messe. "Tutte le opere buone riunite insieme diceva il S. Curato d'Ars non possono valere una S. Messa, perché esse sono opere degli uomini, mentre la S. Messa è opera di Dio".
P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore