

25 FEBBRAIO 2016
EUCARISTIA: PRINCIPIO DI RISURREZIONE NEL CUORE DEL MONDO
L’Eucaristia è principio segreto di trasfigurazione della realtà in forza della potenza vitale che le viene dal mistero pasquale di Cristo, principio attivo, attuale ed effettivo. La potenza della risurrezione di Cristo e dello Spirito agisce per trasformare l’uomo e l’universo in ogni momento del loro cammino e della loro evoluzione. In realtà il mondo nuovo si crea e si sviluppa nell’intimo stesso della materia e dell’universo.
L’Eucaristia è quindi il vivido apparire della risurrezione di Cristo, e quasi un principio di risurrezione nel cuore del mondo. Ciò significa che un universo, in cui l’Eucaristia viene celebrata nella sua pienezza e vissuta con coerenza, non può essere che un universo colmo di speranza, aperto e fattosi trasparente all’azione trasfigurante di Cristo; un universo in cui l’uomo si riconosce fratello di tutti e fa l’ esperienza di un amore più forte dell’odio, un amore ricco di comunione e di donazione assoluta.
Con la sua Eucaristia, Cristo ci dimostra di amare intensamente la vita e di aver fatto tutto perché questa vita sia vincitrice anzitutto in lui, con la sua risurrezione, e poi in tutti gli uomini nei quali deve espandersi abbondantemente e pienamente, fino alla saturazione.
La dimostrazione dunque della ricchezza infinita dell’Eucaristia la troviamo nel fatto che degli uomini hanno la capacità di vivere il contenuto della morte redentrice di Cristo e della sua risurrezione, il contenuto della speranza: come una sfida alle potenze della morte e un principio di vita.
Raymond Johanny in L'Eucaristia cammino di risurrezione Elledici 1976, pp. 130-131

26 FEBBRAIO 2016
L'EUCARISTIA, LUOGO DOVE LA VITA VIENE SCAMBIATA
L’Alleanza non è una struttura inerte: vive in Dio, creatore del mondo e Padre di Gesù Cristo, e a partire da Dio diventa la legge di tutta la realtà, cosmica e umana, per tutti gli scambi che essa promuove.
La risurrezione è la risposta di Dio all’invocazione di Cristo e instaura in Gesù, in modo definitivo, lo scambio infinito e indefinito dell’uomo con Dio: << Ho detto: tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato>> (At 13,33). E’ la definitiva trasfigurazione dell’uomo, in quanto spirito, anima e corpo, in seno a questa realtà vivente, dove abbiamo visto che la Scrittura parlava ricorrendo a immagini primitive come aria, acqua e fuoco: è lo Spirito Santo.
L’azione di grazie verso Colui che è morto per noi e verso Colui che ci ha donato questo Salvatore è dunque possibile, allo stesso livello della pienezza di vita instaurata con la risurrezione.
Il ciclo dello scambio può trasformarsi in una dinamica inesauribile; la memoria vivente di Colui che è morto per noi è lo spazio sacrificale riaperto continuamente su ogni nuova generazione. Vediamo allora che l’Eucaristia, come racconto e come pasto, può diventare il luogo dove la nuova vita viene incessantemente scambiata in Cristo, tra Dio e gli uomini, e tra uomini stessi.
Raymond Johanny in l’Eucaristia cammino di risurrezione Elledici 1976, pp. 142-143
“Se in tutti i sacramenti Gesù, medico divino,
guarisce le nostre spirituali infermità,
le guarisce tanto più nel sacramento dell’Eucaristia,
che contiene la sua divinità e la sua umanità,
sorgente di ogni grazia”.
s. Alberto Magno

27 FEBBRAIO 2016
Se una persona fidata andasse in piazza e svelasse a tutti che su una vicina collina ha scoperto una miniera d’oro… non lo seguirebbero tutti? Ebbene, nel tabernacolo c’è questo tesoro!
Gli uomini sudano per avere denari: ma nel tabernacolo c’è il Padrone di tutto il mondo… Qualunque cosa gli chiediate – che vi sia necessaria – Egli ve la concederà…
Avete bisogno di memoria, di capire bene le lezioni, di riuscire bene nel vostro lavoro? Avete bisogno di forza per sopportare le tribolazioni, di aiuto per vincere le tentazioni? La vostra famiglia è minacciata da qualche disgrazia, è afflitta dalla malattia di qualcuno, ha bisogno di qualche grazia particolare? Da chi credete che “dipenda” tutto questo? Chi è comanda al vento, alla pioggia, alla tempesta, alle onde? Non è forse Gesù il padrone assoluto di tutto? Andate dunque a Lui e chiedete. Vi sarà concesso. Bussate. Vi sarà aperto.
Gesù lui per primo, desidera darvi le grazie che vi sono necessarie: ed anzitutto quelle che riguardano l’anima. Una santa un giorno vide sull’altare Gesù bambino il quale reggeva, nel suo vestitino, un numero straordinario di perle preziosissime. Era triste. “ Perché sei così triste, mio Signore?” chiese la Santa. “Perché nessuno viene a chiedermi le grazie che ho già qui preparate. Nessuno le vuole. Non so a chi darle…”
s. Giovanni Bosco

28 FEBBRAIO 2016
L'EUCARISTIA: IL FRUTTO DI UNA OBBEDIENZA LIBERA
Nel cuore della grande preghiera eucaristica il Padre in virtù dello Spirito compie e rende attuale la parola di Gesù: quel pane e quel vino veramente e realmente mutano di significato costituiti presenza del Signore risorto, il Vivente. Signore che si presenta ai suoi come voce che fa memoria e come cibo che si comunica.
Il Risorto presente ricorda ai riuniti che l’agape è la realtà che ha presieduto la sua <<nascita>>; è la forza che ha orientato il suo <<oggi>> come esistenza che si è fatta pane, acqua, luce, vita, pastore, parola dell’affamato, assetato, cieco, morto, sbandato, senza fondamenti; è la presenza nascosta che lo ha condotto alla sua <<ora>>, alla morte, ad una morte accolta e vissuta come puro dono per la moltitudine, come remissione del peccato per il mondo.
Il Risorto è entrato nella morte mutandone il segno: da evento negativo, perché oscuro e distruttore e contro natura, essa è divenuta l’esegesi del perché della nascita e della vita di Gesù: essere per l’uomo fino all’ultima goccia di sangue. La morte diventa così il gesto supremo dell’amore, il momento in cui il dono di sé raggiunge la sua pienezza, un dono per l’uomo che Gesù ha vissuto come obbedienza all’agape il cui nome è Dio, una consegna <<libera>>: <<Io do la mia vita per riprenderla poi>>.
Il Vivente ci ricorda dunque che quel corpo spezzato e quel sangue versato sono il frutto di un’obbedienza libera e sofferta all’Amore per amore dell’uomo definito amico.
G. Bruni, Dall’Eucaristia (domenicale) alla vita (quotidiana),
in <<Servitium>> n. 4,3 (1979)

29 FEBBRAIO 2016
DIO NASCOSTO NEL TABERNACOLO
Dio nascosto nel tabernacolo, con gioia vengo accanto a te ogni sera per ringraziarti dei favori che mi hai concesso e per implorare perdono delle mancanze commesse durante il giorno, che è passato come un sogno.
Gesù, come sarei felice se fossi stato interamente fedele! Spesso la sera sono triste, perché sento che avrei potuto corrispondere meglio alle tue grazie. Se fossi stato più unito a te, più caritatevole con gli altri, più umile e mortificato, avrei meno pena a intrattenermi con te nella preghiera. Tuttavia, o mio Dio, lontano dallo scoraggiarmi alla vista delle mie miserie, vengo a te con fiducia, ricordando che “non quelli che stanno bene hanno bisogno del medico, ma i malati”.
Ti supplico perciò di guarirmi, di perdonarmi; ed io, Signore, mi ricorderò che l’anima alla quale tu hai maggiormente perdonato deve anche amarti più delle altre.
Ti offro tutti i battiti del cuore come altrettanti atti di amore e di riparazione e li unisco ai tuoi meriti infiniti. Ti scongiuro di essere tu stesso il Riparatore della mia anima, di agire in me senza tener conto delle mie resistenze; in una parola, non voglio più avere altra volontà che la tua; e domani, con il soccorso della tua grazia, ricomincerò una vita nuova, in cui ogni istante sarà un atto d’amore e di rinuncia.
Dopo essere venuto così al tuo altare ogni sera, arriverò, infine, all’ultima sera della mia vita: allora, comincerà per me il giorno senza tramonto dell’eternità, in cui mi riposerò sul tuo Cuore divino dalle lotte dell’esilio. Amen.
s. Teresa di Lisieux