

25 APRILE 2016
Marco 14,22-26: L’Eucaristia: il gesto supremo d’amore.
L’ultimo incontro di Gesù con i discepoli si svolge nell’ambiente solenne della tradizionale celebrazione di Pasqua. Il contrasto è molto grande. Da un lato, i discepoli, che si sentono insicuri, e non capiscono nulla di quanto succede. Dall’altro lato, Gesù, calmo e padrone della situazione, che presiede la cena e compie il gesto di spezzare il pane, invitando gli amici a prendere il suo corpo ed il suo sangue. Lui fa ciò per cui sempre pregò: dare la sua vita affinché i suoi amici potessero vivere. E’ questo il senso profondo dell’eucaristia: imparare da Gesù a distribuirsi, a darsi, senza paura delle forze che minacciano la vita. Perché la vita è più forte della morte. La fede nella risurrezione annulla il potere della morte.
Terminata la cena, uscendo con i suoi amici verso l’Orto, Gesù annuncia che tutti l’abbandoneranno: Fuggiranno o si disperderanno! Ma già li avvisa: “Dopo la risurrezione, vi precederò in Galilea!” Loro rompono il rapporto con Gesù, ma non Gesù con loro! Lui continua ad aspettarli in Galilea, nello stesso luogo dove, tre anni prima, li aveva chiamati per la prima volta. Ossia, la certezza della presenza di Gesù nella vita del discepolo è più forte dell’abbandono e della fuga! Gesù continua a chiamare. Chiama sempre! Il ritorno è sempre possibile! E’ questo l’annuncio di Marco ai cristiani degli anni ’70 e per tutti noi.
Per il suo modo di descrivere l’Eucaristia, Marco accentua ancor più il contrasto tra il gesto di Gesù e l’atteggiamento dei discepoli. Prima del gesto d’amore, parla del tradimento di Giuda (Mc 14,17-21) e, dopo il gesto di Gesù, parla dell’annuncio della negazione di Pietro e della fuga dei discepoli (Mc 14,26-31). In questo modo, pone l’accento sull’amore incondizionato di Gesù, che supera il tradimento, la negazione e la fuga degli amici. E’ la rivelazione dell’amore gratuito del Padre! Chi lo sperimenterà dirà: “Né potenze, né altezza, né profondità, ne alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore!” (Rm 8,39).

26 APRILE 2016
“Parla dell’Eucaristia, prova dell’Amore infinito: è l’alimento delle anime. Dì alla anime che mi amano, che vivano unite a me durante il loro lavoro; nelle loro case, sia di giorno che di notte, si inginocchino sovente in spirito, e a capo chino dicano:
-Gesù, ti adoro in ogni luogo dove abiti Sacramentato; ti faccio compagnia per coloro che ti disprezzano, ti amo per coloro che non ti amano, ti do sollievo per coloro che ti offendono. Gesù, vieni al mio cuore!-
Questi momenti saranno per me di grande gioia e consolazione. Quali crimini si commettono contro di me nell’Eucaristia!
Richieste e promesse di Gesù alla beata Alexandrina da Costa

27 APRILE 2016
L'EUCARISTIA NELLA VITA DI SAN GIOVANNI PAOLO II
Un momento molto importante nel rapporto con l'Eucaristia è il ringraziamento dopo aver ricevuto la S. Comunione. È, questa, una "buona occasione per trattare i nostri interessi" con il Signore, come insegnava S. Teresa d'Avila alle sue monache. In quel momento Gesù "ha le mani piene di grazie di ogni genere" e desidera "donarle all'anima", come rivelava Egli stesso ad una Santa molto conosciuta da Giovanni Paolo II, santa Faustina Kowalska, l'apostola della divina misericordia. Era bello vedere il Papa assorto in preghiera dopo la S. Comunione. Chissà quali intime confidenze e quante grazie implorate al Cuore del Maestro Divino. Nella lettera agli anziani c'è un riferimento fugace a questo momento: "... mi sale spesso alle labbra... in l’intima preghiera che il sacerdote recita dopo la celebrazione eucaristica: Nell'ora della morte chiamami, e comanda che io venga a te". Il riferimento è all'antica preghiera dell'Anima Christi: chissà quante volte l'avrà recitata dopo aver ricevuto la S. Comunione!
Tutto inizi davanti al Tabernacolo! Infine, ma si potrebbero trovare sicuramente tanti altri riferimenti, quando parla dell'importanza della vita di pietà che deve avere il Vescovo - ma ciò si può benissimo applicare anche a tutti i sacerdoti, ai religiosi e ad ogni cristiano-, riferendosi alla sua esperienza in Polonia, egli affermava: "La cappella è così vicina affinché nella vita del vescovo tutto - la predicazione, le decisioni, la pastorale - abbia inizio ai piedi di Cristo, nascosto nel Santissimo Sacramento". Che bel modo di fare azione pastorale: tutto abbia inizio davanti al tabernacolo!
E facendo riferimento all'esempio dell'arcivescovo di Cracovia, il principe Adam Sapieha, il quale nonostante la sua avanzata età e la stanchezza dovuta alle fatiche apostoliche, si recava nella sua fredda cappella e rimaneva là nel buio della notte davanti a Dio, si domandava: "Quanto? Non lo so. Mai ho sentito, durante le tarde ore di lavoro nella casa arcivescovile, i passi del cardinale che tornava dalla cappella... Fu veramente un uomo di preghiera! Ho cercato di imitare quell'esempio non uguagliabile. Nella cappella privata non soltanto pregavo, ma rimanevo anche seduto e scrivevo... Sono convinto che la cappella è un luogo da cui proviene una particolare ispirazione. E un enorme privilegio poter abitare e lavorare nello spazio di questa Presenza, una Presenza che attira, come una potente calamita".
Quale importanza ha avuto l'Eucaristia nella vita di Giovanni Paolo II: fonte di forza, di consolazione, di grazie, di ispirazioni! Sul suo esempio viviamo quest’Anno contemplando il "Volto" di Cristo, entrando con Lui in una profonda dinamica d'amore. Occorre sempre ripartire da quel Volto, come duemila anni fa.

28 APRILE 2016
DOPO LA COMUNIONE
Dopo la Comunione, raccolto interiormente e con gli occhi chiusi, introdurrai Gesù Cristo nel cuore di Maria. Lo darai alla Madre sua che lo riceverà amorosamente, lo adorerà, lo abbraccerà strettamente e gli renderà , in spirito e verità, molti servizi che sono sconosciuti nelle nostre tenebre fitte.
Domanderai tu stesso a Gesù in unione a Maria, la venuta del suo regno sulla terra per mezzo della Santa Madre, o la sapienza, l’amor di Dio, o il perdono dei peccati, ma i tuoi occhi non vedano in me che le virtù i meriti di Maria; dicendo <<Signore, non guardare i miei peccati, ma i tuoi occhi non vedano in me che le virtù e i meriti di Maria>>. E ricordandoti dei tuoi peccati, soggiungerai: <<Un nemico ha fatto questo>>.
Sono io il mio peggior nemico che ha fatto questi peccati. Oppure dirai: <<Liberami dall’uomo iniquo e fallace>>, o ancora: <<Tu devi crescere e io invece diminuire>>. Mio caro Gesù, bisogna che tu cresca nell’anima mia e che io diminuisca. Maria, bisogna che cresciate in me e che io sia meno di quello che fui. <<Siate fecondi e moltiplicatevi>>.
O Gesù e Maria, crescete in me e moltiplicatevi negli altri.
Dal Trattato della vera devozione a Maria di s. Luigi M. Grignion da Monfort

29 APRILE 2016
Con l'occhio dell'intelletto dovete contemplare questo santissimo Sacramento!
E chi lo può toccare? La mano dell'Amore....l'Ostia si tocca per fede con la mano dell'Amore, perchè è con l'Amore che Io sono li presente tutto Dio e tutto Uomo, gratuitamente!
E chi lo può gustare? il gusto del santo desiderio. Il gusto del corpo sente il sapore del pane, e il gusto dell'anima sente Me, per mia somma bontà, tutto Dio e tutto uomo!
Vedi, dunque, come i sensi corporei vengono ingannati, ma non è ingannato il sentimento dell'anima: questa viene assicurata e illuminata in se stessa, perchè l'occhio dell'intelletto ha visto e gustato con la pupilla della santissima fede.
E poichè vide, conobbe, e perciò lo tocca con la mano dell'Amore, poichè ciò che ha visto ora tocca, vive per amore e per fede! E con il gusto dell'anima, unito all'ardente desiderio, assapora la mia infuocata Verità.
Vedi, dunque, come dovete ricevere e contemplare questo Sacramento, non soltanto col sentimento corporeo, ma col sentimento spirituale, disponendo il sentimento dell'anima a riceverlo e a gustarlo, come ti ho detto.
Dal Dialogo della “Divina Provvidenza” di s. Caterina da Siena

30 APRILE 2016
IL SACERDOTE E L'EUCARISTIA
Sacerdoti dell'Altissimo, voi siete i canali attraverso cui le grazie e i meriti del sangue di Gesù si spandono nei nostri cuori.
Il vostro sacerdozio è questo fiume di latte e miele, che irriga i prati di Sion.
Ma se il vostro ministero è per noi così dolce e prezioso, potrebbe forse diventare amaro e sterile proprio per voi?
L'ape, che raccoglie il nettare dei fiori per procurarci un delizioso nutrimento e, con il suo lavoro, fornisce la cera per darci luce, non è essa la prima ad approfittare del frutto della sua attività e a cercare nel suo alveare un asilo contro le intemperie delle stagioni?
Padri miei, sarebbe forse cosa indegna di voi considerare questo semplice paragone?
Trovando nel giardino degli olivi, nel Pretorio, in tutta la passione del Salvatore, il succo più puro dell'Amore Infinito perché non cominciate da voi a saziare voi stessi prima di nutrire le nostre anime?
Nella fede che ci predicate, come non trovereste per primi le armi invincibili per respingere tutti gli attacchi del nemico?.... Permettetemi di dirvi che cerchereste inutilmente luce nelle risorse della vostra intelligenza e consigli nella scienza degli uomini.
Chi può darvi delle certezze nei turbamenti che così spesso vi agitano, e di cui neppure potete rendervi pienamente conto?
Chi può animare il vostro zelo, quando dei timori, fin troppo fondati sulle disposizioni delle anime da voi dirette, vengono ad abbattere il vostro coraggio e vi lasciano incerti sulla maniera di condurle a salvezza?
Chi può darvi sicurezza, quando la corruzione del mondo, le vostre stesse difficoltà, lo scarso frutto delle vostre parole, vi fanno quasi rimpiangere il vostro primo passo nel Santuario?
Infine, chi potrete consultare in tutte le ansie legate al vostro ministero, se non Gesù stesso, al quale avete la felicità di avvicinarvi tanto familiarmente? Gesù, questo buon Maestro, questo incomparabile celeste Amico, vuole sentirsi onorato molto della vostra confidenza, e si lamenta perché non andate troppo spesso da Lui.
Dove trovereste un consigliere migliore, un consolatore più amabile?
Lui solo può guidarvi nella direzione delle anime, e con la sua grazia parlare a quelle che la vostra voce lascia insensibili. Quante volte, per la vostra preghiera, saprà confondere l'audacia dei corruttori per preservare l'innocenza da un contagio quasi universale!
E chi mai può sapere se, grazie a voi, Egli non riuscirà a salvare i popoli?
Oh, non ne dubitate: se conosceste bene il vostro potere sul Cuore di Gesù, la vostra tristezza si cambierebbe in gioia, e voi benedireste ogni giorno la vostra vocazione al sacerdozio; voi provereste al servizio del buon Maestro un ampio compenso all'apparente sterilità delle vostre fatiche.
Ma per gustare le consolazioni di Gesù Cristo, bisogna domandargliele.
Svegliatevi dunque, lo Sposo vi attende; vi ha già prevenuto in tutti i modi; ora tocca a voi rispondere, portando a lui il vostro cuore, lo spirito, i vostri desideri.
Vi ha tutto donato, donandosi a voi interamente; tuttavia vi sono ancora dei beni che vi offre e sono speciali per giungere alla salvezza; presentatevi al trono del suo Amore, e ve li accorderà. Imitate Mosè nelle vostre ansietà: andate a bussare alla porta del tabernacolo.
L'AMORE INFINITO NELLA DIVINA EUCARISTIA
Paolina Maria Jaricot