top of page

25 DICEMBRE 2015

L'EUCARISTIA CI INSEGNA AD AMARE

 

L’Eucaristia significa questa carità, e perciò la ricorda, la rende presente e insieme la realizza. Tutte le volte che partecipiamo ad essa in modo cosciente, si apre nella nostra anima una dimensione reale di quell’amore imperscrutabile che racchiude in sé tutto ciò che Dio ha fatto per noi uomini e che fa continuamente, secondo le parole di Cristo:<< Il Padre mio opera sempre e anch’io opero>>.

   Insieme a questo dono insondabile e gratuito, che è la carità rivelata, sino in fondo, nel sacrificio salvifico del Figlio di Dio, di cui l’Eucaristia è segno indelebile, nasce in noi una viva risposta d’amore. Non soltanto conosciamo l’amore, ma noi stessi cominciamo ad amare. Entriamo, per cosi dire, nella via dell’amore e su questa via compiamo progressi. L’amore, che nasce in noi dall’Eucaristia, grazie ad essa si sviluppa in noi, si approfondisce e si rafforza.

   Il culto eucaristico è quindi proprio espressione di quest’amore, che è l’autentica e più profonda caratteristica della vocazione cristiana.

   Questo culto scaturisce dall’amore e serve all’amore, al quale tutti siamo chiamati in Gesù Cristo. Frutto vivo di questo culto è la perfezione dell’immagine di Dio che portiamo in noi, immagine che corrisponde a quella che Cristo ci ha rivelato. Diventando cosi adoratori del Padre <<in spirito e verità>>, noi maturiamo in una sempre più piena unione con Cristo, siamo sempre più uniti a Lui e- se è lecito usare questa  espressione- sempre più solidali con Lui.

                                                  Giovanni  Paolo ll in Lettera per il Giovedì Santo 1980

 

                            "Eucaristia: qui è il Cristo venuto, qui è il Cristo presente,

                                                                  qui è il Cristo che verrà."

 

                                                                                         PAOLO VI

 

26 DICEMBRE 2015

IN PRINCIPIO L'EUCARISTIA!

Potessimo credere sul serio! Qui c’è il cuore della Chiesa, il baricentro del mondo, della storia; qui è il passaggio all’eterno. Ed è solo il silenzio. Un nulla di ostia, dentro. Meno ancora che nell’arca, dove ci stava la verga di Mosè e il libro della legge. Un‘ostia che non dice niente, che sa di niente.

 

E tuttavia è un punto che se fosse in un solo luogo della terra, tutta la terra, come dice  l’ Imitazione di Cristo, graviterebbe verso quel luogo, attratta da questa misteriosa forza di attrazione. (Ma sono così tutte le verità di Dio, è così Dio stesso, a cominciare dal suo nome. Perciò non bisogna nominarlo troppo facilmente: solo a pronunciare quel nome si dovrebbero fermare il tempo e gli astri, e trattenere il suo respiro il mare).

 

   E invece noi parliamo e parliamo, e ci agitiamo; e organizziamo chiasso e fracasso intorno a quel nome e a questo sacramento che è il sacramento del silenzio, corrispondente al silenzio infinito di Dio; e coltiviamo devozioni a non finire; e strumentalizzazioni; e intessiamo cerimonie senza fine. Quando non anche profanazioni idolatriche, per quanto involontarie.

 

   E Cristo che non dice mai nulla: quest’ostia che spezzi e non reagisce. Mentre bisognerebbe vederla sanguinare. E noi invece che celebriamo quasi in uno stato d’evasione dalle nostre responsabilità esistenziali, siano individuali o siano sociali; noi che andiamo a celebrare, a volte, perché non sappiamo che fare, o perché non vogliamo impegnarci. Esattamente il contrario di ciò che l’Eucaristia significa. Queste nostre eucarestie, spesso cosi asettiche, e sterilizzate come obitori! Oppure eucaristie di lusso, che non significano nulla.

 

 

                 David M. Turoldo in Neanche Dio può stare solo, Piemme 1991, pp. 19-20

 

27 DICEMBRE 2015

L'EUCARISTIA CENTRO DEL CUORE

 

Il cuore dell’uomo ha bisogno di un centro di affetto e di espansione: creando il primo uomo, infatti Dio disse:<<Non è bene che l’uomo stia da solo; facciamogli una compagnia simile a Lui>>.  Anche l’Imitazione dice: <<Senza un amico, tu non sapresti vivere felice>>. Ebbene, nel Santissimo Sacramento nostro Signore vuole essere il centro di tutti i cuori, e dice: <<Rimanete nel mio amore. Rimanete in me>>.

 

   Che vuol dire rimanere nell’amore del nostro Signore? Vuol dire fare di questo amore che vive nell’Eucaristia il nostro centro di vita, il centro unico della nostra consolazione, e, nelle pene, nei dispiaceri, nelle delusioni, nei momenti in cui il cuore si libra con maggior abbandono, gettarsi nel Cuore di Gesù. Egli ci invita: << Venite a me voi tutti che siete affaticati, e io vi consolerò>>. Vuol dire ancora, nella gioia, riferire la felicità a nostro Signore, poiché è delicatezza di amico non volersi rallegrare se non con l’amico. Vuol dire fare dell’Eucaristia il centro dei nostri desideri: <<Signore, io voglio questo unicamente se tu lo vuoi: farò questo per farti piacere>>. Vuol dire rallegrarsi di fare a Gesù la sorpresa di un dono, di un piccolo sacrificio. Vuol dire vivere per l’ Eucaristia, guidarsi nelle proprie azioni col pensiero dell’Eucaristia, farsi una legge immutabile di preferire a ogni cosa il servizio dell’Eucaristia

 

   Ohimè!  E’ davvero centro del nostro cuore l’Eucaristia? Nelle pene straordinarie, nelle preghiere molto fervorose, nelle necessità urgenti, può darsi: ma nella vita ordinaria pensiamo a Gesù, prendiamo le nostre decisioni in Gesù, operiamo in Gesù come nel nostro centro?

   Perché nostro Signore non è il nostro centro? Perché non è ancora l’io del mio io, perché io non sono ancora interamente sotto il suo dominio, sotto l’ispirazione del beneplacito, perché ho desideri rivali a quelli di Gesù in me?

 

                                                                 s.Pier Giuliano Eymard  La divina Eucaristia

28 DICEMBRE 2015

L'EUCARISTIA : ADESIONE D'AMORE

 

   Esiste forse una parola che possa esprimere realtà tanto diverse, sentimenti in apparenza tanto opposti?

 

   Amare significa uscire da sé. Pensare all’essere amato prima di pensare a sé. Vivere per lui, mettere tutto in comunione con lui, identificarsi a lui.

   Dove puoi attingere lo slancio oblativo del vero amore se non nell’Ostia, che è oblazione totale e sostanziale per eccellenza? Comunica spesso in spirito al fuoco che <<arde>>  nell’Eucaristia.

 

   Sfòrzati di far passare in te qualcosa dei sentimenti ardenti del mio cuore. … Allora la tua adesione a me diverrà profonda e solida.

 

   Ciò che l’Eucaristia ti chiede è di accogliermi e di lasciarti assorbire da me, fino al punto che sotto l’influsso del mio Spirito noi due diventiamo una cosa sola per la gloria del Padre. Come la goccia di rugiada assorbe il raggio del sole che la rende splendente e si lascia a sua volta assorbire da lui; come il ferro assimila il fuoco che lo penetra e si lascia assorbire da lui fino al punto da diventare esso stesso fuoco luminoso, bruciante e malleabile, così tu devi assorbirmi e lasciarti assorbire da me.

   Ma tutto ciò non può realizzarsi che sotto l’influsso del mio Spirito che predispone il tuo e lo adatta alla mia venuta in te. Sono figli di Dio quelli che sono mossi dallo Spirito Santo. Chiamalo spesso all’opera. Lui stesso è fuoco divorante. Questo mutuo assorbimento porterà ad una fusione. Allora, io sarò la tua ragione di vivere, di fare tutto ciò che hai da fare, di soffrire tutto ciò che ti dono da soffrire. Mihi vivere Christus est. Questa è la vera comunione, è a questo che tende l’Eucaristia.

 

                     Gaston Courtois in Quando il Maestro parla al cuore, Paoline 1986, pp.117-118

                                                                                                                                                                   

 29 DICEMBRE 2015

L'EUCARISTIA EDUCA AD AMARE

 

In Gesù sono abissi di amore che bisogna scandagliare con una fede amante e attiva. Ah, se osassimo scandagliare  a fondo Gesù, come l’ameremmo! Ma l’apatia, la pigrizia si contentano delle nozioni ricevute, di più punti di vista marginali. La pigrizia ha paura di amare, il che si comprende, perché quanto più si conosce di questa cognizione del cuore, tanto più si è impegnati ad amare.

 

    L’educazione prodotta dalla Comunione, da Gesù in noi, forma all’amore, fa produrre molti atti di amore che comprendono tutte le virtù. Gesù ci forma all’amore suo con la luminosa ed intima dimostrazione del suo amore per noi. Nessuno può darci l’amore di Gesù. Si può esortarvi ad amare, ma insegnarvi l’amore sorpassa le forze dell’uomo. Si impara sentendo. Questa educazione spetta solo a Nostro Signore, perché egli solo deve esserne il fine. Egli comincia col dare al comunicante il senso dell’amore, poi gli fa conoscere le ragioni dell’amore e infine lo spinge all’eroismo dell’amore. Tutto questo non si impara che nella Comunicazione.<<In verità, in verità vi dico: se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il mio sangue, non avrete in voi la vita>> (Gv 6,54). E quale vita, se non la vita dell’amore, la vita operosa, che si attinge in Gesù Cristo?

 

   In quale ora, in quale atto della vita ci sentiamo più amati da Gesù che nella Comunione? Si piange di gioia dopo avere ricevuto il perdono dei peccati, ma il ricordo di questi rende la gioia incompleta. Alla Comunione la gioia è nella sua pienezza, poiché là solamente si comprendono tutti i sacrifici di Gesù Cristo, e sotto il peso di tanto amore si esclama: <<Mio Dio, mio Dio, come mai potete amarmi tanto?>>. E si parte dalla Sacra Mensa respirando il fuoco dell’amore. Si sente quale enorme ingratitudine sarebbe non far nulla in ricambio di tanta bontà.

                                                                        s. Pier Giuliano Eymard,  La santa Comunione

30 DICEMBRE 2015

EUCARISTIA E SERVIZIO

                                            

    Il Signore Gesù, che ci salva diventando martire, crocifisso, non diventa padrone degli uomini. Questo Signore Gesù, che dà la vita fino all’ultima stilla del suo sangue, si rivolge agli uomini per servirli. Non ci sono altri interessi in questo Maestro di verità, non ci sono altre mire in questo Salvatore di uomini: c’è la gloria del Padre suo, portata avanti appunto con l’umiltà e la carità del suo servizio.

 

  L’Eucaristia è inseparabile da questo atteggiamento del servizio; e non a caso coloro che nella Chiesa del Signore hanno ricevuto in custodia e in responsabile disponibilità sacramentale l’Eucaristia, sono chiamati << ministri >>, e a loro il Signore ha detto: << Voi dovete servire, perché io non sono venuto per essere servito ma per servire >>. Il gesto di lavare i piedi è soltanto un gesto espressivo di un mistero che deve diventare permanente, che provoca il ministero dei ministri e la responsabilità dei pastori, la generosità e la carità degli apostoli e dei sacerdoti.

 

   Di fronte al Signore che lava i piedi agli Apostoli e comanda loro di fare altrettanto, pensate: quale rapporto sconvolgente nasce tra i ministri del Signore e il popolo di Dio! Un rapporto che se tutti insieme sapessimo vivere come va vissuto, cambierebbe la nostra vita, fonderebbe le nostre comunità in una comunione davvero stupenda, e renderebbe al mondo la testimonianza dei veri discepoli.

 

                                                                 Anastasio Ballestrero in RDTO 1986, p. 270

 

                                            " Se volete fare l’azione più gradita a Dio,

                               la più efficace per vincere le tentazioni e perseverare nel bene,

                                                   accostatevi spesso e con buone disposizioni

                                                                       alla Santa Comunione".

 

                                                                                               s. Giovanni Bosco

31 DICEMBRE 2015

L'EUCARISTIA: VIA ALLA

TRINITA'

 

Il grande mezzo che la Chiesa ci ha dato per entrare nel mistero della Santissima Trinità è precisamente il sacramento ed il sacrificio dell’Eucaristia. Invece di tentare di immaginarci il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, dobbiamo fissare lo sguardo sulla santa Ostia e ricordare le parole pronunciate da Gesù all’Ultima Cena:<< Chi vede me, vede anche il Padre mio>> (Gv 14,9).

 

Penetriamo nel mistero della Santissima Trinità non tanto pensando e fantasticando, quanto amando. Pensiero ed immaginazione raggiungono presto dei limiti che non è dato     loro di oltrepassare, limiti che rimangono ancora infinitamente lontani dalla realtà di Dio.

 

L’amore invece, oltrepassando ogni confine e volando al di sopra di qualsiasi limite, con le ali dello Spirito stesso di Dio, penetra nelle profondità stesse del mistero e afferra Colui che la nostra intelligenza è incapace di scorgere.<< A noi lo rivelò Dio per mezzo dello Spirito suo, perché lo Spirito penetra tutte le cose, anche le profondità di Dio>> (1 Cor 2,10)

                                                 Thomas Merton  in Il Pane vivo, Massimo 1983, pp. 78-79

 

                                         “ Il Signore, istituendo l’Eucaristia,

                                         ha  voluto unirci fra noi non meno che a Lui:

                                    <<Che siano una cosa sola, come noi lo siamo>>.

                                  Dobbiamo ricevere  l’amore del Cristo per viverlo,

                     e non possiamo esser certi di averlo conosciuto, quest’amore,

                                                            se non ci amiamo tra noi

                              C’è una sola prova che noi abbiamo assistito alla Messa

                            con profitto: è che, uscendo, sentiamo di amarci di più”.

 

                                                                                                          L. Evely

Piccola Nazareth 

  • w-facebook
  • Twitter Clean
  • w-googleplus
bottom of page