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25 MAGGIO 2015

 

Maria è il "memoriale" del Figlio

 

Come immaginare i sentimenti di Maria, nell’ascoltare dalla bocca di Pietro, Giovanni, Giacomo e degli altri Apostoli le parole dell’Ultima Cena:

Questo è il mio Corpo che è dato per voi” ( Lc 22.19)?

Quel corpo dato in sacrificio e ripresentato nei seguenti sacramentali era lo stesso corpo concepito nel suo grembo!

Ricevere l’Eucaristia doveva significare per Maria quasi un riaccogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all’unisono col suo e un rivivere ciò che aveva sperimentato la prima persona sotto la Croce.

“Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19).

Nel “memoriale” del Calvario è presente tutto ciò che Cristo ha compiuto nella sua passione e nella sua morte.

Pertanto non manca ciò che Cristo ha compiuto anche verso la Madre a nostro favore.

A lei, infatti, consegna il discepolo prediletto e, in lui, consegna ciascuno di noi: “Ecco tuo figlio!” ugualmente dice anche a ciascuno di noi: “ecco tua Madre!” (cf Gv 19,26-27).

Vivere nell’Eucaristia il memoriale della morte di Cristo implica anche ricevere continuamente questo dono. Significa prendere con noi – sull’esempio di Giovanni – colei che ogni volta ci viene donata come Madre.

Significa assumere al tempo stesso l’impegno di conformarci a Cristo, mettendoci alla scuola della Madre e lasciandoci accompagnare da Lei.

Maria è presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre celebrazioni eucaristiche.

Se Chiesa ed Eucaristia sono un binomio invincibile, altrettanto occorre dire del binomio Maria ed Eucaristia.

Anche per questo il ricordo di Maria nella celebrazione eucaristica è unanime, sin dall’antichità, nelle Chiese dell’Oriente e dell’Occidente.

 

GIOVANNI PAOLO II in "Ecclesia de Eucharistia", nn. 56-57

 

 

26 MAGGIO 2015

 

Maria ci ha dato di che cibarci

 

Nessuno elogio umano può essere all’altezza di Colei il cui ventre purissimo ha dato il frutto che è l’alimento della nostra anima: Colui che, in altri termini, testimonia se stesso con queste parole:

“Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51).  

Effettivamente, noi che siamo stati cacciati dal paradiso di delizie a causa di un alimento, è altresì  per un alimento che ritroviamo le gioie del paradiso.

Eva si è cibata, e noi siamo condannati alla mensa celeste.

Maria ci ha dato di che cibarci e l’ingresso alla mensa celeste è stato spalancato dinanzi a noi. 

 

S. PIER DAMIANI in "Sermone della Natività della bellissima Vergine Maria", 45.

 

 

 

 

 

 

 

"Il Sacro Tabernacolo: cioè Gesù Sacramentato che si conserva nelle nostre Chiese,  è fonte di ogni benedizione e di ogni grazia. Egli sta nelle nostre Chiese, egli sta apposta in mezzo  

a noi per confortarci nei nostri bisogni."

 

S. Giovanni Bosco

 

 

 

27 MAGGIO 2015

 

Maria, abitacolo della benevolenza divina

 

Sposa benedetta di Dio, terra fertile

dalla quale è germogliata senza seme

la spiga della salvezza del mondo,

rendimi degno di mangiarne e di salvarmi.

 

O santissima mensa del pane della vita,

disceso dal cielo per misericordia

elargendo al mondo la vita novella,

fammi degno di gustarne e di vivere.

 

O Madonna, accoglimi con pietà,

e dammi la tua misericordia;

conservami senza macchia 

per ricevere la perla preziosa

e santificarmi.

 

Maria, Madre di Dio,

abitacolo della benevolenza divina,

per le tue preghiere

fa’ di me un eletto strumento

degno di prendere parte

alle cose sante del tuo Figlio.

 

DALL’HOROLOGION DELLA CHIESA GRECA, sec. X

 

"L’Eucaristia è il preludio della trasformazione gloriosa del nostro mondo materiale."

 

Jean Galot

 

 

28 MAGGIO 2015

 

Con Maria, l'amen a Dio

 

Nel memoriale della morte e risurrezione del Signore la memoria di Maria è stimolo a partecipare al mistero pasquale con la sua fede incrollabile, ad accogliere  la salvezza e ad accettare sul suo esempio la missione che Cristo ci affida.

Con Maria ci impegniamo ad essere, nella liturgia e nella vita, l’Amen alla Parola di Dio e all’opera di Cristo.

Questa è una dottrina molto feconda per la vita secondo lo Spirito, perché aiuta i fedeli a partecipare consapevolmente alla liturgia, anche se essa stenta ad entrare nella prassi del popolo di Dio.

Giovanni Paolo II richiama con una certa insistenza l’intimo nesso tra spiritualità eucaristica e spiritualità mariana, specie quando considera il percorso dell’umanità verso il Terzo Millennio, bisognosa del Salvatore e della sollecitudine della Madre, così per la Chiesa e per ogni credente, l’Eucaristia è luogo di sintesi, quindi di discernimento nell’agape -memoriale dell’Ora -, luogo ove il Signore coniuga la sua vita con quella dei discepoli; sposa la sua Chiesa, facendola progressivamente partecipe del senso salvifico delle sue opere e parole proposte misticamente nella celebrazione.

Qui si attua la Nuova Alleanza, quindi nasce il nuovo popolo di Dio nel suo essere e nella sua missione.

Di qui parte ogni vocazione perché essa è cibo, fonte e culmine dell’esistenza cristiana, una vita secondo la logica di Cristo, nella radicale obbedienza della fede e nella solidarietà incondizionata che abbraccia tutta la creazione e ogni singola creatura. Maria vi partecipa in maniera singolare e unica come Nuova Eva.

 

STEFANO DE FIORES, “Ave, Verum Corpus, natum de Maria Virgine” in “Madre di Dio” n. 6, giugno 2004

 

 

 

 

 

29 MAGGIO 2015

 

Campo ricco che produsse la spiga

 

È cosa degna dunque, o fratelli, celebrare la Vergine Genitrice di Dio. 

E chi può lodarla?

È stata fatta Madre di Dio, infatti, madre che rimane vergine nello stesso tempo; talamo del grande re, tesoro di benedizione, gioia del mondo, vigna che germinò il tralcio della vita, sposa vergine, campo ricco che produsse la spiga cresciuta senza che fosse coltivata e che nutrì l’universo intero con il pane di vita confezionato dal suo frutto; sorgente che fa scaturire un’onda eterna; verga nata dalla radice di Iesse, dalla quale germogliò un fiore che invade la creazione intera con il suo gradito profumo; arca che racchiude in sé tutto il legislatore.

 

 ABRAMO DI EFESO in Omelia sull’Ipapante

 

 

 

 

 

 

"Chiedi  dal giorno precedente la grazia di una buona Eucaristia.

L’Eucaristia del mattino dovrebbe cominciare dal Vespro...

Perché, nella preghiera della sera, non chiedere al Signore di prepararci all’ Eucaristia,

e poi ripeterlo appena svegli?"

 

P. Andrea Gasparino.

 

                                        

 

 

30 MAGGIO 2015

 

Il frutto dal quale deriva il pane di vita

 

Veramente benedetta sei tu, paradiso spirituale del vivificante legno della salvezza, che hai dentro di te proprio il giardiniere dell’ Eden, Cristo, che è contemplato figurativamente in te: il quale, provenendo con potenza ineffabile a guisa di fiume dal tuo seno generatore di vita, irriga con quattro sorgenti la faccia della terra mediante il Vangelo.

“benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno”…:

frutto, dal quale deriva per l’offerta il Pane di vita, Corpo del Signore, ed è  presentato il calice dell’immortalità, bevanda salvatrice.

 

ANDREA DI CRETA in Omelie mariane V

 

 

 

 

 

 

 

"La parte dell’uomo è ben trascurabile nel dono dell’Eucaristia, ma Gesù vuole che ci sia:

dammi quello che puoi e io ti darò me stesso!

Che responsabilità le nostre Eucaristie sonnolente, addormentate, apatiche!"

 

P. Andrea Gasparino

 

 

31 MAGGIO 2015

 

Maria, arca dell'alleanza

 

Nell’ultimo giorno di maggio, la chiesa ricorda la Visitazione di Maria a santa Elisabetta.

Il nostro sguardo si sofferma sulla Vergine Santa, mirabile Arca dell’Alleanza, che porta nel mondo Gesù Cristo, Alleanza nuova ed eterna tra Dio e l’umanità.

Ella si presenta allo sguardo dei credenti come mirabile ostensorio del Corpo di Cristo, da Lei concepito per opera dello Spirito Santo.

Il pensiero va al momento dell’incarnazione, quando il Verbo, venendo nel mondo,

offre al Padre la propria umanità, assunta da Maria: “tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi ha preparato… Allora ho detto: Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb  10,5-7).

L’oblazione di Cristo nell’Incarnazione troverà il suo coronamento nel Mistero pasquale, del quale l’Eucaristia è memoriale perenne.

All’atto di donazione del Figlio, Maria si conforma in totale sintonia di mente e di cuore, dal “si” di Nazareth a quello del Golgota.

La Vergine ha vissuto in costante comunione con Cristo: tutta la sua vita può dirsi una sorta di comunione “eucaristica”, comunione con quel “Pane disceso dal cielo” che il Padre ha donato per la vita del mondo.

Nella comunione con Cristo, Maria realizza pienamente la propria libertà di creatura in nulla soggetta ai vincoli del peccato (cf Gv 8,34).

Ella diventa così icona di speranza e profezia di liberazione per ogni uomo e per l’intera umanità.

Questo canta Maria nel Magnificat, proprio nel corso dell’incontro con Elisabetta: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono”(Lc 1,49-50).

 

GIOVANNI PAOLO II in Messaggio per la conclusione del mese mariano in Vaticano, 28/05/1997                    

 

Piccola Nazareth 

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