

25 OTTOBRE 2015
O GESU’, CHE TANTO MI AMI…
O Gesù che tanto mi ami, Dio qui realmente nascosto, ascoltami.
La tua volontà sia pure la mia volontà! Dammi di cercarla, di trovarla, di compierla.
Tu hai su di me i Tuoi disegni; fammeli conoscere e dammi di eseguirli fino alla definitiva salvezza dell’anima mia. Rendimi amara ogni gioia che non sia Tua, impossibile qualunque desiderio fuori di Te, deliziosa ogni fatica sopportata per Te, insopportabile ogni riposo che non sia in Te.
Concedimi di parlare senza ipocrisia, di temere senza disperazione, di sperare senza presunzione, di essere puro senza macchia, di correggere senza collera, di soffrire senza lamento.
O Gesù, bontà suprema, io ti domando un cuore fedele e generoso, che non vacilli né si abbassi mai; un cuore indomito, sempre pronto a lottare in ogni tempesta; un cuore libero, un cuore retto che non si trovi mai nelle vie tortuose.
s. Tommaso d’Aquino

26 OTTOBRE 2015
EUCARISTIA, EVENTO TRASCENDENTE
Cristo è il “Pane disceso dal Cielo” (Gv 6,51). Non è la prima volta che nel racconto biblico il pane discende dal Cielo.
Nelle figure antiche, l’episodio della manna nel deserto, che sempre la Chiesa ha interpretato come una profetica figura dell’Eucaristia, ci viene ricordato:” Allora il Signore nutriva il suo popolo… ora, nella nuova Alleanza, Dio nutre il suo popolo, e lo nutre con il Corpo e il Sangue del suo Figlio”.
Ad ogni celebrazione della Messa diciamo con convinzione esclamativa:” Mysterium fidei!”. “Mistero della fede!”.
Mistero! Perché? Mistero perché è evento trascendente, è gesto onnipotente di Dio che va al di là di tutte le possibilità umane e trascende ogni pensiero, ogni volontà, ogni natura per assecondare un progetto che è sostanza d’amore ed è storia di Redenzione.
“Mistero” perché non solo è un evento che in Cristo si compie, ma è un Mistero che Cristo rivela. E’ infatti Lui a dirci: “Questo è il mio Corpo” e “Questo è il mio Sangue”. La rivelazione delle opere di Dio attraverso Cristo è la rivelazione che salva. Il Cristo è il Rivelatore di ciò che fa e di ciò che farà, profeticamente prima, realisticamente e storicamente poi.
Che groviglio di Carità! Che labirinto di Amore! Che esplosione di Grazia tutto questo!
Anastasio Ballestrero in Mistero d’amore, Elledici 1994, pp. 16-17

27 OTTOBRE 2015
MISTERO DI ANNIENTAMENTO OBLATIVO
L’Eucaristia è un mistero non soltanto perché evento trascendente operato da Cristo, ma anche per una sua invenzione di annientamento oblativo: ridotto a pane! Ridotto a cibo! C’è da essere sconvolti e smarriti! La carne del Figlio di Dio incarnato si fa cibo.
Chi può crederlo? Avevano ragione gli Apostoli quando dicevano a Gesù: “ Durus est hic sermo!” (Gv 6,61). “Questo discorso che tu fai è duro da accettare!”. Ma aveva ragione Cristo a ribattere con perentoria autorità: “Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non avrà parte con me!” (Gv 6,54).
E’ l’ostinazione di voler diventare cibo, l’ostinazione di volersi trasformare in una creatura a cui viene offerto perché fattosi cibo; questa creatura lo assimila, lo rende se stessa e ne viene trasformata. Che abbandono! Che oblazione! Che annientamento! Che umiltà!
Davvero il Padre ci ha dato il Figlio fino in fondo e, meraviglia delle meraviglie, ce lo ha dato mentre noi eravamo “figli dell’ira” (Ef 2,3) eravamo peccatori, perché nutrendoci di questo Corpo e di questo Sangue, la Redenzione entrasse nella nostra persona, nella nostra coscienza, nella nostra libertà, nel nostro cuore, nei nostri pensieri, nella nostra vita! "O ammirabile Mistero!"
Anastasio Ballestrero in Mistero d’amore, Elledici 1994, pp.18-19

28 OTTOBRE 2015
LA VITA DI GESU' NEL SS. SACRAMENTO DELL'ALTARE
Mi colpisce il fatto che questo centro, l’Eucaristia, è nascosto, invisibile, tutto interiore; e tuttavia è vero, vivissimo, assai nutritivo. Gesù attira spiritualmente l’anima nello stato tutto spirituale in cui egli vive nel Santissimo Sacramento. Qual è, infatti, la vita di Gesù nel Santissimo Sacramento? E’ tutta nascosta, tutta interiore.
Egli vi ha nascosto la sua potenza, la sua bontà; vi ha nascosto la sua divina persona, e tutte le sue azioni; tutte le sue virtù assumono questo carattere semplice e nascosto. Egli esige il silenzio intorno a sè; non prega più il Padre con sospiri e grida come nell’orto degli ulivi, con il suo annientamento.
Dall’Eucaristia emanano tutte le grazie, Gesù santifica tutti dalla sua Ostia, ma in un modo invisibile e spirituale. Egli governa il mondo e la Chiesa senza abbandonare il suo riposo nè uscire dal suo silenzio.
Tale dev’essere il regno di Gesù: tutto interiore. Bisogna che io mi raccolga intorno a Gesù, facoltà, intelligenza, volontà, e sensi, per quanto è possibile. Bisogna che io viva di Gesù e non di me stesso, in Gesù e non in me, che io preghi con lui, che divenga in lui e con lui una sola fiamma, un solo cuore, una sola vita.
E l’alimento di questo centro non è che <<egredere>> (cioè l’<<esci dalla tua terra>>) di Abramo: è lo spogliamento, l’abbandono del di fuori, il fluire nell’intimo, il perdersi in Gesù. Questo modo di vivere è il più gradito al suo Cuore e onora assi il Padre suo: Gesù lo desidera intensamente. Egli mi dice pure:<<Esci da te stesso, vieni nella solitudine con me, e io ti parlerò al cuore, da solo a solo>>.
Piero Gheddo in Otto minuti di Vangelo TV, Piemme 1993, pp. 136-137

29 OTTOBRE 2015
L'ORA PIU' FELICE
L’ora di adorazione…consideratela come un’ora di paradiso, andate ad essa come si va al cielo, al banchetto divino, e quest’ora sarà desiderata, salutata con gioia. Fomentatene dolcemente il desiderio nel cuore, dicendo a voi stessi: <<In quest’ora… io andrò all’udienza di grazia e di amore di nostro Signore: egli mi ha invitato, mi attende mi desidera>>
Quando attraversate un’ora penosa per la natura, provatene gioia: il vostro amore sarà più grande perché più sofferente. Quest’ora privilegiata vi sarà contata per due.
Quando per infermità, malattia o impossibilità sarete impediti di fare la vostra adorazione, permettete che il vostro cuore se ne rattristi per un istante; poi mettetevi in adorazione in spirito e in unione con coloro che adorano in questo momento. Nel vostro letto di sofferenza, durante i viaggi o il lavoro che vi trattiene, tenetevi in maggiore raccoglimento per quest’ ora, e voi riceverete lo stesso frutto che se foste stati ai piedi del Maestro. Quest’ora vi sarà contata, forse anche il doppio.
Andate da nostro Signore come siete. Esaurite il vostro fondo di pietà e di amore, prima di ricorrere ai libri. Amate il libro inesauribile dell’amore umile. Che un pio libro vi accompagni per rimettervi sulla buona strada quando lo spirito si smarrisca o quando i vostri sensi si assopiscano, è cosa ottima; ma ricordatevi che il nostro buon Maestro preferisce la povertà del nostro cuore ai più sublimi pensieri e affetti prestatici da altri.
Convincetevi bene che nostro Signore vuole il vostro cuore, non quello degli altri; vuole il pensiero e la preghiera di questo cuore come espressione naturale del nostro amore per lui.
s. Pier Giuliano Eymard

30 OTTOBRE 2015
ALLA FONTE DELLA VITA
Ogni giorno nel mio povero cuore torni e riposi, amato mio Gesù! Ogni giorno mi dai l’estrema gioia di ripeterti, mio Sposo diletto, mio Dio che vieni e ti riposi in me, ”a domani”, mio dolce Salvatore, “a domani”, ritornerai ancora tu che amo, che adoro, Unico Tutto! Ma come volano via questi momenti di deliziosa intimità divina!
Tu resti solo, Amore prigioniero nel pio silenzio del tuo tabernacolo… Nel silenzioso e casto santuario potrò restare per un’ora intera accanto a te con l’anima rapita, divino Sposo, dolce Salvatore.
Nessuna penna potrà mai descrivere, nessuna mia parola potrà esprimere la divina ineffabile dolcezza di cui Gesù allora inonda l’anima.
Ora di paradiso, intima ebbrezza del celeste colloquio, cuore a cuore, comunione reciproca di gioie, di tristezze, di tutto, in cui mi è dato di offrirmi come vittima in unione con il Crocifisso, Vittima Divina, per il ritorno a Dio dei peccatori.
E ogni volta attingo a questa fonte forza e coraggio e chiedo per me solo la croce, perché ho sete di patire, di morire sotto il peso della croce!
Oh, la croce, mia sola eredità, solo lei voglio come mia porzione! Croce da Dio gelosamente amata, strumento della nostra redenzione, santa croce, supremo mio tesoro, che Gesù dona a tutti quelli che ama!
b. Elisabetta Della Trinità, Poesia del Giugno 1898, in Scritti, pp. 708-709

31 OTTOBRE 2015
GESU', OSTIA D'AMORE
O Gesù, ostia d’amore! Ostia immacolata, immenso, fascino della mia anima, vorrei guardarti sempre, bere da te un amore e una purezza infiniti. Vorrei essere simile a te e farti piacere. O mio Gesù, donami lo splendore dell’ostia Donami il candore dell’ostia immacolata. O cibo divino, vorrei trasformarmi in te e divenire per te e come te un’ostia pura, dolcissima e santa. Come io mi compiaccio in te, cosi vorrei che Tu potessi compiacerti in me.
Ostia santa e immacolata, mi riempio della tua purezza. Tu che sei la vita, fa che io viva di te. Ancora una volta mi consacro interamente al tuo amore. Ti consacro tutti i miei sentimenti, i miei sospiri, le mie aspirazioni e tutti i miei desideri. Desidero te, unicamente e sempre te. Ti offro tutto il mio amore, come un torrente; da quando il mio cuore ebbe la vita fino al giorno in cui si spegnerà.
O candore eterno, i miei occhi ti cercano come il bambino cerca la sua mamma.
Tutti i miei sguardi e i miei pensieri sono per te. Dal mattino alla sera e dalla sera fino al mattino, vedo soltanto te, e sospiro solo per te. Quando il sonno si ritira dai miei occhi, ti cerco e ti desidero, mio paradiso e tesoro. Tutti i giorni e le notti, da anni interi, sono là dove Tu sei nel Sacramento: in tutti i luoghi dove si trova quel frammento sperduto, quell’ostia rubata o profanata. Non ti abbandono, o mio Gesù. Ti amo, o mio bene nel Sacramento, e vorrei che la tua vita splendesse attraverso di me.
Vorrei che l’ostia rifulgesse dai miei occhi, dalla mia fronte, dalle mie labbra, dal mio petto. Vorrei mostrarti a tutti, o pane di vita, e trasmettere a tutti il tuo fascino.
. b. Maria Candida dell’Eucaristia in Meditazioni quotidiane
Con i Santi del Carmelo, OCD 2000, p. 311