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27 AGOSTO 2016

IL RINGRAZIAMENTO ALLA S. COMUNIONE

Il tempo del Ringraziamento alla S. Comunione è il tempo più reale dell'amore intimo con Gesù. Amore di appartenenza totale reciproca: non più due, ma uno, nell'anima e nel corpo. Amore di compenetrazione e fusione: Lui in me e io in Lui, a consumarci nell'unità e nell'unicità dell'amore. "Sei la mia preda amorosa, come io sono preda della tua immensa carità", diceva S. Gemma a Gesù con tenerezza. "Beati gli invitati alla cena nuziale dell'Agnello", è detto nell'Apocalisse (c. 19, 9). Ebbene, nella Comunione Eucaristica l'anima realizza veramente, in celeste unione verginale, l'amore nuziale a Gesù Sposo, a cui può dire con il trasporto tenerissimo della Sposa dei Cantici: "Baciami con il bacio della tua bocca" (Cant. 1, 1).


Il Ringraziamento alla S. Comunione è una piccola esperienza dell'amore paradisiaco su questa terra: in Paradiso, infatti, come ameremo Gesù se non essendo eternamente uno con Lui? Gesù caro, Gesù dolce, come dobbiamo ringraziarti di ogni S. Comunione che ci concedi! Non aveva forse ragione S. Gemma di dire che in Paradiso Ti avrebbe ringraziato dell'Eucaristia più che di ogni altra cosa? Quale miracolo di amore quell'essere interamente fusi con Te, Gesù!


S. Cirillo di Alessandria, Padre della Chiesa, si serve di tre immagini per illustrare la fusione d'amore con Gesù nella S. Comunione: "Chi si comunica è santificato, divinizzato nel suo corpo e nella sua anima nel modo con cui l'acqua che è messa sul fuoco diventa bollente... La Comunione opera come il lievito immerso nella farina: fermenta tutta la massa... Nello stesso modo che fondendo insieme due ceri, la cera risulterà l'una nell'altra, così, io credo, chi si ciba della Carne e del Sangue di Gesù è con Lui fuso per tale partecipazione, e si trova a essere egli in Cristo e Cristo in lui".
Per questo S. Gemma Galgani parlava con stupore dell'unione eucaristica fra "Gesù tutto e Gemma nulla", ed esclamava estatica: "Quanta dolcezza, Gesù, nella Comunione! Con Te abbracciata voglio vivere, con Te abbracciata voglio morire". E il B. Contardo Ferrini scriveva: "La Comunione! Oh dolci amplessi del Creatore con la sua creatura! Oh elevazione ineffabile dello spirito umano! Che cosa ha il mondo che si possa paragonare a queste gioie purissime di cielo, a questi saggi della gloria eterna?".
Si pensi anche al valore trinitario della S. Comunione. Un giorno, S. Maria Maddalena de' Pazzi, dopo la Comunione, inginocchiata fra le novizie, con le braccia in croce, alzò gli occhi al cielo e disse: "Sorelle, se comprendessimo che nel tempo in cui durano in noi le specie eucaristiche, Gesù è presente e opera in noi inseparabilmente con il Padre e con lo Spirito Santo, e quindi c'è tutta la Trinità Santissima...", e non potè finire di parlare, perchè rapita in sublime estasi.

28 AGOSTO 2016

Che parola avete udito da parte del Signore che c'invitava? Chi è che ha invitato, chi ha invitato e che ha preparato? Il Signore ha invitato i servi ed ha apprestato loro in cibo se stesso. Chi può avere l'ardire di mangiare il proprio Signore? E tuttavia egli afferma: Chi mangia di me, vivrà per me (Gv 6, 58). Quando si mangia Cristo, si mangia la vita. Né si uccide perché si possa mangiare, ma egli ridona la vita ai morti. Quando si mangia, infonde vita nuova, ma la sua non si riduce. Perciò, fratelli, non esitiamo a mangiare un tale pane nel timore di consumarlo interamente e non trovare poi che mangiare. Si mangi il Cristo: mangiato, è vivente, perché, ucciso, è risorto. Neppure lo dividiamo in parti nel mangiarlo. Ma in realtà avviene così nel sacramento e i fedeli sanno in qual modo essi mangiano la carne di Cristo; ciascuno riceve la sua parte, per cui la stessa grazia viene chiamata " parti ".

 

Si mangia in porzioni, e rimane tutto intero; si mangia in porzioni nel sacramento e rimane tutto intero nel cielo, rimane tutto intero nel tuo cuore. Tutto intero era infatti presso il Padre quando venne nella Vergine; riempì il grembo di lei, senza allontanarsi da lui. Veniva nella carne, perché gli uomini potessero mangiarlo; ma restava tutto intero presso il Padre per essere il cibo degli angeli. Affinché sappiate, fratelli (e sia chi di voi sappia, sia chi ignori, dovete tutti sapere) che quando Cristo fu fatto uomo, l'uomo mangiò il pane degli angeli(Sal 77, 25). Da quale parte, in quale modo, per quale via, per quali meriti, per quale dignità poteva l'uomo mangiare il pane degli angeli se il Creatore degli angeli non si fosse fatto uomo? Perciò, mangiamo sicuri: non ha fine ciò che mangiamo; quindi, mangiamo per non avere noi fine. In che consiste mangiare il Cristo? Non consiste soltanto nel mangiare il suo corpo nel sacramento; molti infatti lo ricevono essendo indegni. Di essi dice l'Apostolo: Chi mangia il pane e beve il calice del Signore indegnamente, mangia e beve la propria condanna (1 Cor 11, 29). Ma come si deve mangiare Cristo? Come egli stesso lo indica: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui (Gv 6, 57). Pertanto, se rimane in me, e io in lui, allora mangia, allora beve; ma se uno non rimane in me ed io non rimango in lui, anche se riceve il sacramento, si procura un tormento grande. Ciò che egli afferma: Chi, dunque, rimane in me, lo ripete in un altro passo: Chi osserva i miei comandamenti rimane in me ed io in lui (1 Gv3, 24).

 

Fate perciò attenzione, fratelli; se voi che siete i fedeli venite separati dal corpo del Signore, c'è da temere per voi la morte di fame. Egli stesso ha detto infatti: Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non avrà in sé la vita (cf. Gv 6, 54). Se però venite separati, così che non potete mangiare il corpo e il sangue del Signore, per voi c'è da temere la morte. Nel caso invece che lo riceviate indegnamente e beviate indegnamente, c'è da temere che mangiate e beviate la condanna. Siete soggetti a grandi strettezze. Vivete bene e le pressioni si allentano. Non promettetevi la vita se vivete male. L'uomo si inganna quando promette a se stesso ciò che Dio non promette. Cattivo testimone, tu ti riprometti ciò che la Verità ti nega. Dice la Verità: Se vivete male vi attende la morte eterna, e tu ti dici: Ora vivo male e in eterno vivrò con Cristo? Come può essere che la Verità mentisca e tu dica il vero? Ogni uomo è mentitore (Sal 115, 11). Di conseguenza, non potete vivere bene se egli non avrà concesso il suo aiuto, se egli non avrà dato, se egli non avrà donato. Quindi, pregate e mangiate. Pregate e sarete liberati da queste pressioni. Egli vi darà con pienezza infatti, e nella rettitudine dell'agire, e nell'onestà della vita. La vostra coscienza sia scrutata a fondo. La vostra bocca sarà piena della lode di Dio e di esultanza; e una volta liberati dalle grandi strettezze, direte a lui: Hai spianato la via ai miei passi ed i miei piedi non hanno vacillato (Sal 17, 37).

 

                                                                    Dai "Discorsi" di sant’Agostino, vescovo (Serm. 132/A, 1-2)

 

29 AGOSTO 2016

IL RINGRAZIAMENTO ALLA S. COMUNIONE ( II)

Per questo i Santi, quando potevano, non mettevano limiti di tempo al ringraziamento, che durava almeno mezz'ora. S. Teresa di Gesù raccomandava alle sue figlie: "Tratteniamoci amorevolmente con Gesù e non perdiamo l'ora che segue la Comunione: è un tempo eccellente per trattare con Dio e per sottoporgli gli interessi dell'anima nostra... Poiché sappiamo che Gesù buono resta in noi fino a quando il calore naturale non ha consumato gli accidenti del pane, dobbiamo avere grande cura di non perdere cosi bella occasione per trattare con Lui e presentargli le nostre necessità".
S. Francesco d'Assisi, S. Giuliana Falconieri, S. Caterina, S. Pasquale, S. Veronica, S. Giuseppe da Copertino, S. Gemma, e tanti altri, subito dopo la S. Comunione cadevano quasi sempre in estasi d'amore: e il tempo, allora, lo misuravano solo gli Angeli!
S. Giovanni d'Avila, S. Ignazio di Loyola, S. Luigi Gonzaga facevano il ringraziamento in ginocchio per due ore. S. Maria Maddalena de' Pazzi non avrebbe mai voluto interromperlo, e bisognava costringerla, perché si nutrisse un po'. "I minuti che seguono la Comunione diceva la Santa sono i più preziosi che noi abbiamo nella vita; i più adatti da parte nostra per trattare con Dio, e da parte di Dio per comunicarci il suo amore".
S. Teresa di Gesù quasi sempre andava in estasi subito dopo la S. Comunione, e talvolta bisognava toglierla di peso dal comunichino delle Suore!
S. Luigi Grìgnon de Montfort, dopo la S. Messa, si fermava almeno mezz'ora per il ringraziamento, e non c'era preoccupazione o impegno che valesse a farglielo omettere, poiché, diceva, "non darei quest'ora del ringraziamento neppure per un'ora di Paradiso".
L'Apostolo ha scritto: "Glorificate e portate Dio nel vostro corpo" (1 Cor. 6, 20). Ebbene, non c'è tempo in cui queste parole le realizziamo alla lettera come nel tempo subito dopo la S. Comunione. Che brutto, quindi, il comportamento di chi ha fatto la Comunione ed esce subito di Chiesa non appena finita la Messa, o addirittura subito dopo la Comunione! Ricordiamo l'esempio di S. Filippo Neri che fece accompagnare da due chierichetti con le candele accese quel tale che usciva di Chiesa appena fatta la Comunione... Che bella lezione! Se non altro per educazione, quando si riceve un ospite ci si intrattiene e ci si interessa di lui. Se poi quest'ospite è Gesù, allora dovremmo solo rammaricarci che la Sua presenza corporale in noi dura appena un quarto d'ora o poco più. A questo proposito, S. Giuseppe Cottolengo sorvegliava personalmente la confezione delle ostie per la Messa e per le Comunioni, e alla suora addetta aveva ordinato espressamente: "Le ostie per me fatele grosse, perché ho bisogno di trattenermi a lungo con Gesù, e non voglio che le sacre specie si consumino presto".
E S. Alfonso de' Liguori perché riempiva di vino il calice quasi fino all'orlo? Solo per possedere più a lungo nel suo corpo Gesù.
Non siamo forse all'opposto dei Santi, noi, quando consideriamo il ringraziamento sempre troppo lungo e forse non vediamo l'ora che finisca? Attenti, però! Perchè se è vero che ad ogni Comunione Gesù "ricambia al centuplo l'accoglienza che gli si fa" (S. Teresa di Gesù), è anche vero che saremo responsabili al centuplo delle nostre mancate accoglienze. Un confratello di P. Pio da Pietrelcina ha raccontato che un giorno andò a confessarsi dal santo Frate, accusando fra l'altro qualche omissione del ringraziamento alla S. Messa per ragioni di ministero. Benevolo nel giudicare le altre mancanze, P. Pio, quando udi questa mancanza divenne serio, dal volto scuro, e disse con voce ferma: "Guardiamo che il non potere non sia il non volere. Il ringraziamento lo devi fare sempre, se no la paghi cara"!
Pensiamoci, riflettiamoci seriamente. Per una cosa tanto preziosa come il ringraziamento, facciamo nostro l'ammonimento dello Spirito Santo: "Non perdere neppure la più piccola parte di un cosi grande bene" (Eccl. 14, 14).
Particolarmente bello è il ringraziamento fatto in intima unione con la Madonna Annunziata. Subito dopo la S. Comunione, anche noi portiamo Gesù nelle nostre anime e nel nostro corpo, a somiglianza di Maria SS. Annunziata; e non potremmo adorare Gesù nè amarLo meglio che unendoci alla Divina Mamma, facendo nostri i sentimenti di adorazione e di amore che Ella nutrì verso Gesù Dio racchiuso nel suo seno immacolato. A questo fine, può essere utile la recita meditata dei misteri gaudiosi del Rosario. Proviamo. Non potremo che guadagnarci a stare uniti alla Madonna per amare Gesù con il suo Cuore di Paradiso!

30 AGOSTO 2016

IL PANE DEI FORTI

 

Dovrebbe essere superfluo dire che Gesù Eucaristico è per tutti il vero Pane dei forti, il nutrimento degli eroi, il sostegno dei martiri, il conforto degli agonizzanti.
Nell'Eucaristia Gesù ripete i suoi amorosi richiami a noi travagliati e penanti in questa valle di lagrime: "Venite a Me, voi che siete affaticati e oppressi, e lo vi ristorerò" (Matt. 21, 28). è vero che "la vita dello uomo è un combattimento su questa terra" (Giob. 7, 1); è vero che i seguaci di Gesù "saranno perseguitati" come il loro Signore (Matt. 5, 10; 2 Tim. 3, 12); è vero che "coloro che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne con i suoi vizi e le sue concupiscenze" (Gal. 5, 24), e debbono vivere "morti al mondo" (Gal. 6, 34); ma è anche vero che con Gesù "io posso tutto" (Fil: 4, 13), perché Gesù è "tutto" (Giov. 1, 3; Col. 1, 17) e nella S. Comunione si fa proprio "tutto mio". E allora "che ho da temere? posso dire con la Serva di Dio Luisa M. Claret de la Touche Colui che mantiene il mondo sui suoi poli è in me. Il Sangue di un Dio circola nelle mie vene. Non temere anima mia: Il Signore del mondo ti ha preso fra le sue braccia e vuole che ti riposi in Lui".

 


Per questo S. Vincenzo de' Paoli poteva chiedere ai suoi missionari: "Quando avete ricevuto nei cuori Gesù ci può essere un sacrificio impossibile per voi?". E S. Vincenzo Ferreri, nei due anni di carcere che dovette patire come perseguitato, "sovrabbondò di gioia fra i travagli" (2 Cor. 7, 4), perché riuscì a ottenere di poter celebrare ogni giorno la S. Messa fra i ceppi, le catene e l'oscurità della galera. La stessa forza ed esultanza invase Santa Giovanna d'Arco quando le fu concesso di ricevere Gesù Eucaristico prima di salire sul rogo. Entrato Gesù nel tetro carcere, la santa si gettò in ginocchio fra le catene, ricevette Gesù e si raccolse in profonda preghiera. Appena chiamata per andare alla morte, si alzò e s'incamminò senza interrompere le preghiere, salì sul rogo e morì tra le fiamme, sempre unita a Gesù che le dimorava nell'anima e nel corpo immolato.
Ma tutta la storia dei martiri, da S. Stefano protomartire, all'angelico martire S. Tarcisio, ai martiri più recenti, attesta la forza sovrumana che l'Eucarestia dona nella lotta contro il demonio e contro tutte le forze demoniache che operano sulla terra (1 Piet. 5, 9).

 


Per riferire un solo esempio più recente, anni fa, nella Cina comunista, alcune Suore vennero arrestate e messe insieme ad altri prigionieri con la proibizione perfino di pregare. Le guardie sorvegliavano i loro gesti, la posizione del corpo, l'atteggiamento del volto e i movimenti delle labbra, per punire duramente ogni infrazione. Le poverine bramavano soprattutto una cosa: l'Eucaristia. Una vecchia cristiana si offrì al Vescovo per portare a loro segretamente le Ostie consacrate avvolte in un fazzoletto, e usò uno stratagemma ben riuscito. Si presentò alle prigioniere, davanti alle guardie, come stravolta dalla collera, vomitando una valanga di ingiurie contro le Suore; al momento propizio, però, passò lo involtino nella mano di una Suora, e lasciò la prigione, promettendo alle guardie che sarebbe tornata a... insultare le Suore!

 

 


Infine, ricordiamo il conforto celeste che la S. Comunione arreca agli infermi, e non solo alle loro anime, ma anche ai corpi, a volte prodigiosamente risanati. A S. Liduina e ad Alexandrina Da Costa, ad esempio, sparivano d'incanto le terribili sofferenze fisiche per tutto il tempo di durata delle sacre Specie nel loro corpo. Lo stesso, a S. Lorenzo da Brindisi e a S. Pietro Claver, quando celebravano la S. Messa, cessavano tutti i dolori delle gravi malattie da cui erano tormentati.

31 AGOSTO 2016

IL SANTO VIATICO

Più consolante di tutte, però, è l'ultima S. Comunione, quella detta Viatico, ossia cibo per il viaggio da questa all'altra vita. Come ci tenevano i Santi a riceverlo per tempo e con le migliori disposizioni!
Quando S. Domenico Savio fu mandato a casa perché gravemente ammalato, il medico del suo paese gli dette buone speranze di guarigione; ma il santo giovanetto chiamò suo papà e gli disse: "Papà, sarà bene fare un consulto con il Medico Celeste. Io desidero confessarmi e ricevere la Comunione".

 

 


Quando la salute di S. Antonio M. Claret cominciò a destare serie apprensioni, furono chiamati due medici per un consulto. Avvertito, il Santo intui la gravità del male, e disse ai suoi: "Ho capito, ma prima pensiamo all'anima, poi al corpo"; e volle ricevere subito i Sacramenti; poi fece entrare i due medici, e disse loro: "Ora fate quello che volete".
Prima l'anima e poi il corpo. Possibile che non lo comprendiamo? Eppure, spesso noi siamo così incoscienti che ci affanniamo tanto a portare il medico al letto di un ammalato, mentre ci riduciamo a chiamare il Sacerdote solo all'ultimo momento, quando magari l'infermo non è in grado di ricevere i Sacramenti con piena coscienza o addirittura non può neppure riceverli. Stupidi e stolti che siamo! Come non ci rendiamo conto che se non chiamiamo a tempo il Sacerdote mettiamo a rischio l'eterna salvezza del morente e lo priviamo del sostegno e del conforto più grande che si possa ricevere in quegli estremi momenti?

 

 


L'Eucaristia è il supremo pegno di vita del cristiano su questa povera terra d'esilio. "Il corpo nostro scrive S. Gregorio Nisseno unito al Corpo di Cristo acquista un principio d'immortalità, perché si unisce all'Immortale". Quando la vita caduca del corpo viene meno, ecco Gesù, ecco Colui che è la Vita eterna. Egli si dona a noi nella Comunione per essere la Vita vera e perenne della nostra anima immortale, per essere la Resurrezione del nostro corpo mortale: "Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna" (Giov. 6, 55), "Chi mangia di questo pane vivrà in eterno" (Giov. 6, 59), perché "lo sono la resurrezione e la vita" (Giov. 11, 25).

 

 


Il S. Viatico: che grazia! Quando il S. Curato d'Ars, moribondo, sentì il suono del campanello che annunciava l'arrivo del S. Viatico, si commosse fino alle lagrime, e disse: "Come trattenersi dal piangere quando Gesù viene a noi per l'ultima volta con tanto amore?".

 

 


Si, Gesù Eucaristico è l'Amore divenuto mio cibo, mia forza, mia vita, mio cuore. Ogni volta che Lo ricevo, in vita come in morte, Egli si fa mio per farmi Suo. Si: Lui tutto mio e io tutto Suo. L'uno nell'altro, l'uno dello altro (Giov. 6, 58). Questa è la pienezza dell'Amore per l'anima e per il corpo, sulla terra e nei Cieli.

 

Piccola Nazareth 

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