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7 AGOSTO 2016

"L'Eucaristia è l'ultimo termine di ogni umano desiderio, perché qui conseguiamo Dio e Dio si congiunge a noi con l'unione più perfetta». 

“Non c'è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero, perché « in questo Sacramento si riassume tutto il mistero della nostra salvezza ». Mettiamoci, miei carissimi fratelli e sorelle, alla scuola dei Santi, grandi interpreti della vera pietà eucaristica. In loro la teologia dell'Eucaristia acquista tutto lo splendore del vissuto, ci « contagia » e, per così dire, ci « riscalda ». 


Mettiamoci soprattutto in ascolto di Maria Santissima, nella quale il Mistero eucaristico appare, più che in ogni altro, come mistero di luce. Guardando a lei conosciamo la forza trasformante che l'Eucaristia possiede. In lei vediamo il mondo rinnovato nell'amore. Contemplandola assunta in Cielo in anima e corpo, vediamo uno squarcio dei « cieli nuovi » e della « terra nuova » che si apriranno ai nostri occhi con la seconda venuta di Cristo. Di essi l'Eucaristia costituisce qui in terra il pegno e, in qualche modo, l'anticipazione: « Veni, Domine Iesu! » (Ap 22,20). Nell'umile segno del pane e del vino, transustanziati nel suo corpo e nel suo sangue, Cristo cammina con noi, quale nostra forza e nostro viatico, e ci rende per tutti testimoni di speranza. Se di fronte a questo Mistero la ragione sperimenta i suoi limiti, il cuore illuminato dalla grazia dello Spirito Santo intuisce bene come atteggiarsi, inabissandosi nell'adorazione e in un amore senza limiti.”



 Il Magnificat in prospettiva eucaristica:

“L'Eucaristia, infatti, come il cantico di Maria, è innanzitutto lode e rendimento di grazie. Quando Maria esclama «L'anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio mio Salvatore», ella porta in grembo Gesù. Loda il Padre «per» Gesù, ma lo loda anche «in» Gesù e «con» Gesù. È precisamente questo il vero «atteggiamento eucaristico». Al tempo stesso Maria fa memoria delle meraviglie operate da Dio nella storia della salvezza, secondo la promessa fatta ai padri (cfr Lc 1,55), annunciando la meraviglia che tutte le supera, l'Incarnazione redentrice. Nel Magnificat è infine presente la tensione escatologica dell'Eucaristia.

 

Ogni volta che il Figlio di Dio si ripresenta a noi nella «povertà» dei segni sacramentali, pane e vino, è posto nel mondo il germe di quella storia nuova in cui i potenti sono «rovesciati dai troni», e sono «innalzati gli umili» (cfr Lc 1,52). Maria canta quei «cieli nuovi» e quella «terra nuova» che nell'Eucaristia trovano la loro anticipazione e in certo senso il loro «disegno» programmatico. Se il Magnificat esprime la spiritualità di Maria, nulla più di questa spiritualità ci aiuta a vivere il Mistero eucaristico. L'Eucaristia ci è data perché la nostra vita, come quella di Maria, sia tutta un magnificat!”

 

 

                                                                      Da " Ecclesia de Eucharistia "di san Giovanni Paolo II
 

 

8 AGOSTO 2016

LA TRANSUSTANZIAZIONE

 

 

L’istituzione, attraverso la quale Cristo diventa veramente il Pane disceso dal Cielo e dà ai suoi fedeli in nutrimento la sua Carne e il suo Sangue, comporta un meraviglioso evento che è appunto quello della trasformazione della sostanza del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù.

 

Noi lo crediamo, lo confessiamo, lo adoriamo, ma nello stesso tempo, stupefatti e meravigliati, non comprendiamo il Mistero; pur confessandolo, c’è un abisso tra questo Mistero e le nostre capacità di intendere l’evento che si è compiuto e si compie, perché questa trasformazione della sostanza del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo avviene in maniera invisibile in virtù dell’istituzione fatta da Cristo e della potenza dello Spirito.

Sappiamo che avviene.

 

Conosciamo anche dalla teologia tutti i tentativi di spiegazione.

Sappiamo pure come la fede della Chiesa abbia dato a questa misteriosa trasformazione di sostanze un nome particolare come transustanziazione.

Lo sappiamo e lo crediamo, ma non comprendiamo!

 

Non comprendere, però, non vuol dire accettare supinamente una verità, credere supinamente che un evento è compiuto, vuol dire piuttosto chinare la fronte e aprire il cuore: chinare la fronte adorando la potenza di Dio che sa operare tali prodigi e aprire il cuore al dono, ringraziando e benedicendo il Donatore e Colui che del dono è la sostanza: il Verbo Incarnato nel suo Corpo e nel suo Sangue.

 

A  me sembra che questo nostro continuo impegno di credere nella presenza reale di Cristo sia un dono che il Signore ci fa, ma sia anche la risposta che il Signore chiede al suo infinito amore e al suo inspiegabile evento santificatore. 

 

                               ANASTASIO BALLESTRERO in "Mistero d’amore", Elledici 1994, pp. 23-24

9 AGOSTO 2016

L'INTIMITA' DIVINA

 

L’intimità divina con Cristo, nel silenzio della contemplazione, non ci allontana dai nostri contemporanei, ma, al contrario, ci rende attenti ed aperti alle gioie ed agli affanni degli uomini ed allarga il cuore alle dimensioni del mondo.

 

Essa ci rende solidali verso i nostri fratelli in umanità, in particolare verso i più piccoli, che sono i prediletti del Signore.

 

Attraverso l’adorazione, il cristiano contribuisce misteriosamente alla trasformazione radicale del mondo e alla diffusione del Vangelo.

Coloro che si incontrano con il Signore svolgono dunque un eminente servizio: essi presentano a Cristo tutti coloro che non Lo conoscono o che sono lontani

da Lui; essi vegliano davanti a Lui, in loro nome.

 

                                                                                      san Giovanni Paolo II

 

 

 

 

 

 

 

"Cari figli, oggi vi invito ad innamorarvi del SS. Sacramento dell’altare; adoratelo, figlioli, nelle vostre parrocchie, e così sarete uniti a tutto il mondo.

Gesù vi diventerà amico, e non parlerete di Lui come di qualcuno che appena conoscete. L’unità con Lui sarà per voi gioia, e diventerete testimoni dell’amore di Gesù, che Egli ha per tutte le creature.

Figlioli, quando adorate Gesù, siete vicini a me. Grazie per aver risposto alla mia chiamata"

 

                                                         Regina della Pace - Medjugorje, 25.9.1995

 

 

10 AGOSTO 2016

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LA S. MESSA E LE ANIME DEL PURGATORIO
Una volta lasciato questo mondo, nulla dobbiamo desiderare tanto come la celebrazione di SS. Messe per la nostra anima. Il S. Sacrificio dell'altare, infatti, è il più grande suffragio che sorpassa ogni preghiera, ogni penitenza, ogni opera buona. Né deve esserci difficile comprendere ciò, se pensiamo che la S. Messa è lo stesso Sacrificio di Gesù offerto sull'altare con il suo infinito valore espiatorio. Gesù immolato è la vera vittima di "espiazione per i nostri peccati" (1 Giov. 2, 2), e il suo Divin Sangue viene effuso "in remissione dei peccati" (Matt. 26, 28). Assolutamente nulla può stare alla pari con la S. Messa, e i frutti salutari del Sacrificio possono estendersi a un numero illimitato di anime.
Una volta, durante la celebrazione della S. Messa nella Chiesa di S. Paolo alle tre Fontane, a Roma, S. Bernardo vide una scala interminabile che saliva fino al Cielo. Moltissimi Angeli andavano su e giù per essa, portando dal Purgatorio al Paradiso le anime liberate dal Sacrificio di Gesù, rinnovato dai Sacerdoti sugli altari di tutta la terra.
Alla morte di un nostro parente, quindi, preoccupiamoci molto più della celebrazione e dell'ascolto di SS. Messe, che delle corone di fiori, degli abiti neri, del corteo funebre...
Quando il B. Giovanni d'Avila si trovò sul letto di morte, i confratelli gli chiesero che cosa desiderasse maggiormente dopo la sua morte. Il Beato subito rispose: "Messe!... Messe!... Nient'altro che Messe!...".
Di P. Pio da Pietrelcina si raccontano molte apparizioni di anime purganti che andavano a chiedere il suffragio della sua S. Messa per poter lasciare il Purgatorio. Un giorno egli celebrò la S. Messa in suffragio del papà di un suo confratello. Al termine del S. Sacrificio, P. Pio disse al confratello: "Stamattina l'anima di tuo papà è entrata in Paradiso". Il confratello ne fu felicissimo, e tuttavia disse a P. Pio: "Ma, Padre, il mio buon papà è morto trentadue anni fa!". "Figlio mio gli rispose il Padre davanti a Dio tutto si paga!". Ed è la S. Messa che ci procura un prezzo di infinito valore: il Corpo e il Sangue di Gesù "Agnello immolato" (Apoc. 5, 12).
In una predica, un giorno, il S. Curato d'Ars portò l'esempio di un sacerdote che, celebrando la Messa per un suo amico defunto, dopo la Consacrazione così pregò: "Padre Santo ed Eterno, facciamo un cambio. Voi possedete l'anima del mio amico nel Purgatorio: io ho il corpo del vostro Figlio nelle mie mani. Voi liberatemi l'amico, e io vi offro il vostro Figliolo, con tutti i meriti della sua Passione e morte".
Ricordiamolo: tutti i suffragi sono cosa buona e raccomandabile, ma quando possiamo, anzitutto facciamo celebrare SS. Messe (magari le 30 SS. Messe gregoriane) per le anime defunte a noi care.
Nella vita del B. Enrico Susone leggiamo che da giovane egli aveva fatto questo patto con un confratello: "Chi di noi due sopravvivrà all'altro, affretterà la gloria di chi è passato nell'eternità con la celebrazione di una S. Messa ogni settimana". Il compagno del Beato Enrico morì per primo in terra di missione. Il Beato si ricordò della promessa per un po' di tempo; poi, impegnato in obblighi di Messe, sostituì la Messa settimanale con preghiere e penitenze. Ma l'amico gli comparve e lo rimproverò tutto afflitto: "Non mi bastano le tue preghiere e le tue penitenze; ho bisogno del Sangue di Gesù": perché è con il Sangue di Gesù che noi paghiamo i debiti delle nostre colpe (Col. 1, 14).
Anche il grande S. Girolamo ha lasciato scritto che "per ogni Messa devotamente celebrata molte anime escono dal Purgatorio per volarsene al Cielo". Lo stesso si deve dire per le SS. Messe devotamente ascoltate. S. Maria Maddalena de' Pazzi, la celebre mistica carmelitana, era solita offrire il Sangue di Gesù per suffragare le anime del Purgatorio, e in un'estasi Gesù le fece vedere come realmente molte anime purganti venivano liberate dall'offerta del Divin Sangue. Né può essere diversamente, perché, come insegna S. Tommaso d'Aquino, una sola goccia del Sangue di Gesù, per il suo valore infinito, può salvare tutto l'universo da ogni delitto.
Preghiamo per le anime del Purgatorio, quindi, e liberiamole dalle loro pene facendo celebrare e ascoltando molte sante Messe. "Tutte le opere buone riunite insieme diceva il S. Curato d'Ars non possono valere una S. Messa, perché esse sono opere degli uomini, mentre la S. Messa è opera di Dio". 

 

                     P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore

11 AGOSTO 2016

ll miracolo Eucaristico di Santa Chiara d'Assisi

 

Molti sono i miracoli operati da Santa Chiara d'Assisi, tra questi il più famoso è senz'altro quello avvenuto nel 1240.


 

Era un venerdì di Settembre e un gruppo di soldati saraceni era penetrato nel chiostro del convento di San Damiano, le suore impaurite erano corse da Chiara per chiederle aiuto. A quel tempo la Santa era malata, ma nonostante tutto si fece accompagnare alla porta, laddove erano i nemici. Era preceduta da una cassetta d’argento racchiusa nell’avorio dentro la quale vi era custodito il S.S. Sacramento, il corpo di Cristo.


 

 

Tommaso da Celano nella sua “Leggenda di Santa Chiara Vergine” riporta le parole che ella disse a Gesù in quel momento:

 

“Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani dei pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, ti prego, Signore, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso salvare”.

Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie dal Tabernacolo:“Io vi custodirò sempre!”.

Allora la vergine, con il volto bagnato di lacrime, rassicurò le sorelle:

“Vi do garanzia, figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!”.

 

 

Fu a questo punto che i famigerati nemici presi da grande spavento, abbandonarono in tutta fretta i muri del convento.

12 AGOSTO 2016

Nella S. Comunione Gesù si dona a me e diventa mio, tutto mio in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. "Sono padrona di Te", diceva a Gesù con candore S. Gemma Galgani.
Con la Comunione, Gesù penetra nel mio petto e rimane corporalmente presente in me fin quando durano le specie del pane, ossia per circa un quarto d'ora. Durante questo tempo, insegnano i Santi Padri, gli Angeli mi circondano per continuare ad adorare Gesù e amarLo ininterrottamente. "Quando Gesù è presente corporalmente in noi, attorno a noi fanno la guardia d'amore gli Angeli", scriveva S. Bernardo.
Forse noi pensiamo tanto poco alla sublimità di ogni S. Comunione. Eppure, S. Pio X diceva che "se gli Angeli potessero invidiare, ci invidierebbero la S. Comunione". E S. Maddalena Sofia Barat definiva la S. Comunione "il Paradiso sopra la terra".
Tutti i Santi hanno compreso la divina meraviglia dell'incontro e dell'unione con Gesù Eucaristico, per essere posseduti da Lui e possederLo "Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in Me e lo in lui" (Giov. 6, 57). "è notte scriveva una volta Santa Gemma mi avvicino a domattina: Gesù possederà me e io possederò Gesù". Non è possibile unione d'amore più profonda e totale: Lui in me e io in Lui: l'uno nell'altro: che si può voler di più?


"Voi invidiate diceva S. Giovanni Crisostomo la sorte della donna che toccò le vesti a Gesù, della peccatrice che bagnò i piedi con le sue lagrime; delle donne di Galilea che ebbero la felicità di seguirlo nelle sue peregrinazioni, degli apostoli e dei discepoli con i quali conversava familiarmente; della popolazione del tempo che ascoltava le parole di grazia e di salvezza che uscivano dalle sue labbra. Voi chiamate felici coloro che lo videro... Ma venite all'altare, e voi lo vedrete, lo toccherete, gli donerete baci santi, lo bagnerete con le vostre lagrime, lo porterete dentro di voi come Maria SS.".
Per questo i Santi hanno desiderato e bramato la S. Comunione con amore struggente. S. Francesco d'Assisi o S. Caterina da Siena, S. Pasquale Baylon o S. Veronica, S. Gerardo o S. Margherita Alacoque, S. Domenico Savio o S. Gemma Galgani...; è inutile continuare, perchè bisognerebbe elencarli proprio tutti!
A S. Caterina da Genova, ad esempio, successe una notte di sognare che il giorno seguente non avrebbe potuto ricevere la S. Comunione. Il dolore che provò fu cosi forte che pianse inconsolabilmente, e quando si svegliò al mattino si trovò con il volto tutto bagnato dalle lacrime versate nel sogno!
S. Teresa del Bambin Gesù ha scritto un piccolo poema eucaristico, "Desideri presso il Tabernacolo", in cui, tra le altre cose deliziose, dice: "Vorrei essere il calice ove adoro il Sangue divino. Posso però anch'io, nel Santo Sacrificio, raccoglierlo in me ogni mattina. Più cara è perciò a Gesù l'anima mia, che il più prezioso dei vasi d'oro". E quale non fu la felicità dell'angelica Santa quando, durante un'epidemia, le fu concessa la Comunione quotidiana?


S. Gemma Galgani, una volta venne messa alla prova dal Confessore che le proibì la Comunione. "O Padre, Padre scriveva ella al suo Direttore spirituale oggi sono stata a confessarmi, e il Confessore ha detto di levarmi Gesù. O Padre mio, la penna non mi vuole più scrivere, la mano mi trema forte, io piango". Cara Santa! vero serafino tutto fuoco e sangue d'amore a Gesù Eucaristico.
Anche S. Gerardo Maiella, per una calunnia di cui non volle scolparsi, venne punito con la privazione della S. Comunione. La sofferenza del Santo fu tale che un giorno si rifiutò di andare a servire la S. Messa a un sacerdote di passaggio, "perchè diceva a vedere Gesù Ostia fra le mani del Sacerdote, non resisterei e glielo strapperei di mano!". Quale brama consumava questo mirabile Santo! E quale rimprovero per noi che forse possiamo comunicarci con ogni comodità, e non lo facciamo. è segno che ci manca l'essenziale: l'amore. E forse siamo cosi innamorati dei piaceri terreni che non possiamo più gustare le delizie celesti dell'unione con Gesù Ostia. "Figliuolo, come puoi tu sentire le fragranze di Paradiso che si diffondono dal Tabernacolo?", diceva S. Filippo a un giovane amante dei piaceri di carne, dei balli, dei divertimenti... Le gioie dell'Eucaristia e le soddisfazioni dei sensi sono "cose opposte" (Gal. 5, 17) e "l'uomo carnale non può gustare le cose dello spirito" (1 Cor. 2, 14). Questa è sapienza che viene da Dio.
S. Filippo Neri era cosi amante dell'Eucaristia che, pur gravamente infermo, si comunicava ogni giorno, e se non gli si portava Gesù molto presto al mattino, dava in smanie e non poteva trovar riposo in nessun modo: "Ho un tal desiderio di ricevere Gesù esclamava che non posso darmi pace ad attendere". La stessa cosa avveniva, ai nostri tempi, a P. Pio da Pietrelcina, che soltanto l'ubbidienza poteva placare nell'attesa della celebrazione della S. Messa alle quattro o alle cinque del mattino. Veramente l'amore di Dio è un "fuoco divorante" (Deut. 4, 24).


Quando Gesù è mio, esulta la Chiesa intera, quella dei Cieli, quella del Purgatorio, quella della terra. Chi potrà esprimere il gaudio degli Angeli e dei Santi ad ogni Comunione ben fatta? Una novella corrente d'amore arriva in Paradiso e fa vibrare quegli spiriti beati ogni volta che una creatura si unisce a Gesù per possederLo ed essere posseduta da Lui. Vale molto di più una Comunione che un'estasi, un rapimento, una visione. La S. Comunione trasporta il Paradiso intero nel mio povero cuore!


Per le anime del Purgatorio, poi, la S. Comunione è il dono personale più caro che esse possono ricevere da noi. Chi può dire quanto giovino alla loro liberazione le SS. Comunioni? A S. Maria Maddalena de' Pazzi un giorno apparve il fratello defunto e le disse che gli erano necessarie centosette Comunioni per poter lasciare il Purgatorio. Difatti, all'ultima delle centosette Comunioni, la Santa rivide il suo papà salire al cielo.
S. Bonaventura si fece apostolo di questa verità, e ne parlava in termini vibranti: "O anime cristiane, volete voi dare le prove del vero amore ai vostri defunti? Volete loro inviare i più preziosi soccorsi e la chiave d'oro del cielo? Fate spesso la S. Comunione per il riposo delle loro anime!".

 

 


Infine, riflettiamo che nella S. Comunione noi ci uniamo non solo a Gesù, ma anche a tutte le membra del Corpo Mistico di Gesù, specialmente alle anime più care a Gesù e più care al nostro cuore. è nella Comunione che ogni volta si realizza pienamente la parola di Gesù: "Io in essi... affinchè siano perfetti nell'unita" (Giov. 17, 23). L'Eucaristia ci rende "uno" anche fra noi sue membra: "uno solo in Gesù", come dice S. Paolo (Gal. 3, 28). La Comunione è davvero tutto l'amore di Dio e del prossimo. è la vera "festa dell'Amore", come diceva Santa Gemma Galgani. E in questa "festa dell'Amore" l'anima innamorata può esultare cantando con S. Giovanni della Croce: "Miei sono i cieli e mia la terra, miei sono gli uomini, i giusti sono miei e miei i peccatori. Gli Angeli sono miei e la Madre di Dio, tutte le cose sono mie. Lo stesso Dio è mio e per me, poichè Cristo è mio e tutto per me".

 

 

                                                                     P. Stefano M. Manelli, Francescani dell'Immacolata: Ministro generale e fondatore

Piccola Nazareth 

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