

07 APRILE 2016
..“La terra e quanto contiene non possono appagare un’anima immortale più di quanto un pizzico di farina, in bocca ad un affamato, possa saziarlo».
...“Venite alla comunione, venite a Gesù, venite a vivere di Lui, al fine di vivere per Lui.
Tutti gli esseri della creazione hanno bisogno di nutrirsi per vivere; per questo il buon Dio ha fatto crescere gli alberi e le piante; è una bella tavola ben servita dove tutti gli animali vengono a prendere ognuno il cibo che gli conviene. Ma anche l'anima deve nutrirsi... Quando Dio volle dare un nutrimento alla nostra anima, per sostenerla nel pellegrinaggio della vita, Egli pose il suo sguardo sulla creazione e non trovò nulla che fosse degna di lei. Allora si ripiegò su se stesso e decise di dare se stesso... O anima mia, quanto sei grande, dal momento che soltanto Dio può appagarti!
«Tutto quello che chiederete al Padre nel nome mio, Egli ve lo concederà ». Mai avremmo pensato di chiedere a Dio il suo proprio Figlio. Ma ciò che l'uomo non può dire o concepire, e che non avrebbe mai osato desiderare, Dio, nel suo amore, l'ha detto, l'ha concepito e l'ha adempiuto. Avremmo mai osato dire a Dio di far morire il Figlio suo per noi, di darci da mangiare la sua carne, da bere il suo sangue? Se tutto questo non fosse vero, l'uomo avrebbe quindi potuto immaginarsi cose che Dio non può fare; sarebbe andato più avanti di Dio nelle invenzioni del suo amore. Il che non è possibile.
Quando Nostro Signore viene ad abitare in un'anima, è contento e riempie l'anima di gioia e di felicità, e le comunica quell'amore generoso di fare tutto e di soffrire tutto per piacergli.
Non dite che non ne siete degni. E' vero: non ne siete degni, ma ne avete bisogno.
Se Nostro Signore avesse avuto in mente il nostro esser degni, non avrebbe mai istituito il suo sacramento d'amore, perché nessuno al mondo ne è degno, ma Egli pensava ai nostri bisogni e ne abbiamo tutti bisogno.
Non dite che avete troppe miserie... Preferirei piuttosto sentirvi dire che siete troppo ammalati e che, perciò, non volete il rimedio...
La grande disgrazia è che si trascura di ricorrere a questo divino cibo per attraversare il deserto della vita. Al pari di una persona che muore di fame accanto ad una tavola ben servita”.
s. Curato d’Ars

8 APRILE 2016
…O Dio mio, se io fossi qualche cosa, o potessi essere qualche cosa, non godrei nè parteciperei di Te; ma, perché sono nulla, ho questo tesoro, in me, cioè Te stesso. Tu sei ogni mio bene, Tu la mia speranza, Tu la mia fortezza, il Dio del mio cuore, il Dio dell’anima mia. Sì sì, mio Sommo Bene; ti ringrazio che mi hai tolto dal nulla.
Questo nulla è restato in me; non ho altro che il niente. Ho caro che Tu solo sei il sommo bene infinito, incomprensibile ed immenso. Di questo godo, di questo mi compiaccio ed altro non voglio, che Te, mio Dio; e, per possedere Te, rinunzio a tutto ciò che mai potesse essermi di soddisfazione. Non dico di queste cose terrene delle quali non voglio sapere più niente; ma mi sproprio di qualsisia gusto spirituale. Tutti li rimetto in Te; non voglio altro gusto, che il tuo; altro volere, che il tuo; in Te mi fermo. Laus Deo.
…Per noi è venuto, con noi vuole stare e restare sino alla fine del mondo. Sapete che stravaganza d’amore ha trovato? É impazzito per noi e noi dobbiamo impazzire per lui; siccome ha trovato il modo per restare con noi, che è il divinissimo Sacramento, così troviamo anche noi un modo di non allontanarci mai da lui.
s. Veronica Giuliani

9 APRILE 2016
Vi sono i perfetti che mi cercano unicamente perché sanno che la mia gioia è di essere accolto nel cuore degli uomini e non hanno gioia più grande di questa di divenire una sola cosa con Me. In questi l’incontro eucaristico diviene fusione ed è tanto forte l’ardore che da Me emana e che da loro si sprigiona, che come due metalli in un crogiolo, noi si diventa una cosa sola. Naturalmente, quanto più la fusione è perfetta, tanto più la creatura prende l’impronta mia, le mie proprietà, le mie bellezze.
In tutte le anime che vengono a Me con vero trasporto e puro cuore, Io porto grazie indicibili e trasfondo la mia grazia, di modo che esse procedono sulla via della Vita e anche se non raggiungono una santità clamorosa, riconosciuta dal mondo, raggiungono sempre la vita eterna, perché chi sta in Me, ha vita eterna.
Il cielo più bello per Me è nel cuore delle creature che mi amano. Per loro, se la rabbia di Satana distruggesse tutte le chiese, Io saprei scendere, in forma eucaristica, dai Cieli. I miei angeli mi porterebbero alla anime affamate di Me, Pane vivo che dal Cielo discende. 10.6.43
Alla vostra povertà Io ho dato il Pane Eucaristico. Esso vi nutre le midolla dell’anima, dà vigore allo spirito, sostiene le forze spirituali, aumenta il potere di tutte le facoltà intellettuali, perché dove è vigore di vita, è anche vigore di mente. Cibo sano trasfonde sanità. Cibo vero infonde vita vera. Cibo santo suscita santità. Cibo divino dà Dio. (…) Io nella mia Eucaristia, vi ho lasciato i due segni di quello che occorre alla vostra natura di uomini poveri e alla vostra debolezza di uomini ammalati. Pane che nutre, vino che corrobora. 18.6.43
A chi si rivolge a Me, gridando di aiutarlo e imitando la fede delle turbe di Galilea, Io mi comunicherò non solo col mio Corpo e il mio Sangue, ma con la mia Carità, col mio Intelletto, con la mia Forza, con la mia Volontà, con la mia Perfezione, con la mia Essenza. Sarò, nell’anima che sa venire a Me, come sono in Cielo, nel seno del Padre da cui procedo generando lo Spirito che è Carità e vertice di perfezione. 18.6.43
(Dagli scritti di Maria Valtorta)

10 APRILE 2016
…Un giorno, appena comunicata, mi fu dato d’intendere che il corpo sacratissimo di Cristo viene ricevuto nell’interno dell’anima dallo stesso suo Padre.
Compresi chiaramente che le tre divine Persone sono dentro di noi e che il Padre gradisce molto l’ offerta che gli facciamo di suo Figlio, perché gli si offre la possibilità di trovare in Lui le sue delizie e le sue compiacenze anche sulla terra. Nell’anima abbiamo soltanto la divinità, non l’umanità, perciò l’offerta gli è così cara e preziosa, che ce ne ricompensa con immensi favori.
Compresi pure che il Padre lo riceve in sacrificio anche se il sacerdote è in peccato, salvo che all’infelice non sono concessi i favori come alle anime in grazia.
E ciò, non perché manchi al Sacramento la virtù d’influire, dipendendo essa dalla compiacenza con cui il Padre accetta il sacrificio, ma per difetto di chi lo riceve, a quel modo che non è per difetto del sole se i suoi raggi non riverberano quando cadono sulla pece come quando battono sul cristallo. Se ora mi dovessi spiegare, mi farei meglio comprendere. Sono cose che importa molto conoscere.
Grandi misteri avvengono nel nostro interno al momento della comunione. Il male è che questi nostri corpi non ce li lasciano godere!
s. Teresa d’Avila

11 APRILE 2016
“Considera, carissima figlia, a quale eccellentissimo stato è elevata l’anima quando riceve nel modo dovuto questo pane di vita, cibo degli angeli.
Nel riceverlo essa stessa sta in me e io in lei; come il pesce sta nel mare e il mare nel pesce, così io sto nell’anima e l’anima in me, mare di pace.
Nell’anima permane la grazia e vi rimane perché essa ha ricevuto questo pane della vita in stato di grazia; dopo che si è consumata la specie del pane, io vi lascio l’impronta della mia grazia, come il sigillo che si imprime sulla cera calda: quando il sigillo viene tolto la sua impronta rimane”
(Gesù a s. Caterina da Siena)

12 APRILE 2016
“Figlia mia, in questo breve giro dell’Ostia Io racchiudi tutto, e perciò volli ricevere Me stesso, per fare atti compiuti che glorificavano il Padre degnamente, chè le creature ricevevano un Dio, e davo alle creature il frutto completo della mia Vita Sacramentale; altrimenti il frutto della mia Vita Sacramentale sarebbe stato incompleto per la gloria del Padre e per il bene delle creature.
E perciò in ogni Ostia ci sono le mie preghiere, i ringraziamenti, e tutto il resto che ci voleva per glorificare il Padre e che la creatura doveva farmi. Sicchè, se la creatura manca, Io in ogni Ostia continuo il mio lavorio, come se per ciascun’anima ricevessi un’altra volta Me stesso.
Onde l’anima deve trasformarsi in Me e fare una sola cosa con Me e far sua la mia Vita, le mie preghiere, i miei gemiti d’amore, le mie pene, i miei palpiti di fuoco, che vorrei bruciare e non trovo che si lasci in preda alle mie fiamme.
Ed io in quest’Ostia rinasco, vivo e muoio e Mi consumo, e non trovo chi si consuma per me; e se l’anima ripete ciò che faccio Io, Mi sento ripetere, come se un’altra volta avessi ricevuto Me stesso, e vi trovo gloria completa, contenti divini, sfoghi d’amore che Mi pareggiano, e do grazia all’anima di consumarsi della mia stessa consumazione”.
24 Febbraio 1917 (Gesù alla Serva di Dio Luisa Piccarreta)