

7 GIUGNO 2015
La Messa: convocazione di tutti i battezzati
Ricordate la parabola degli invitati al banchetto di nozze del Figlio del Re (Matteo 22,1ss).
Cristo l’ha raccontata poco tempo prima della sua passione.
Il padrone di casa manda a chiamare gli invitati; questi declinano l’invito.
Allora Egli dice ai servitori: “andate ai crocicchi delle strade, e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Cosi è della Messa domenicale.
Tutti vi hanno diritto, quali che siano le differenze sociali, etniche, ecc..
Tutti hanno gli stessi diritti. Perché tutti si trovano davanti a Nostro Signore e Padrone di casa che si è fatto servitore di tutti.
L’assemblea eucaristica non è selettiva secondo criteri umani.
A chi si presenta alla porta, non si domanda: sei ricco o povero? Che lingua parli? Quali sono i tuoi gusti, qual è la tua sensibilità? Quali sono le tue preferenze?
La condizione richiesta per potervi partecipare è di essere conformati a Cristo; essere stati immersi, mediante la grazia del Battesimo, nella sua morte e resurrezione.(…)
Per partecipare a questa assemblea, è necessario aver ricevuto “l’abito nuziale”, secondo l’immagine della stessa parabola.
La Messa è un’assemblea aperta a chiunque, senza selezione, assolutamente. Ma è l’assemblea dei battezzati.
L’Eucaristia, anche se è pubblica, e benché possano essere presenti anche dei non credenti, è prima di tutto il sacramento dei battezzati.
Essa è destinata agli uomini e alle donne che sono entrati nel mistero di Cristo mediante i sacramenti dell’iniziazione cristiana, della Nuova Alleanza. Solamente i battezzati possono entrare “in comunione” con questo “mistero” di misericordia e di grazia che è l’Eucaristia: il Cristo che si dona ai suoi fratelli, per unirli al suo sacrificio.
JEAN-MARIE LUSTIGER in La Messa, Piemme 1989, pp. 12-13

8 GIUGNO 2015
La Messa : inno alla Gloria del Padre
La Messa è Gesù, Parola di Dio in persona, vivente in carne umana, che si dà in morte sulla croce per manifestarci l’amore del Padre che sacrifica il Figlio unigenito per la nostra salvezza eterna.
La Messa rinnova ogni giorno il momento in cui il Figlio morì, é il momento in cui, dalla sua morte accettata dal Padre come sacrificio di soave odore, si sprigionò lo Spirito, lo Spirito che ci invade per farci una cosa sola con Gesù e con il Padre che ce l’ha mandato…
Dunque, nella Messa, Gesù è la Parola del Dio-Salvatore.
Ma nello stesso tempo Gesù è, nella Messa, risposta perfetta al Dio che salva.
Perché Gesù non è solo Dio che scende in amore in mezzo a noi per redimerci:
è veramente uomo, uno di noi, uno dei figli di Adamo che diventa poi il “nuovo Adamo”, anzi l’ "ultimo Adamo", secondo S. Paolo, che raduna in sé tutti gli uomini per innalzarli in amore al Padre, insieme con sé.
Gesù, come uomo, si dà sulla croce -in un atto di perfetto amore- totalmente alla volontà del Padre.
Così facendo, redime la stirpe umana che si era staccata da Dio precisamente perché si era rifiutata di fare la volontà del Padre, e aveva voluto scegliere se stessa, la propria volontà, il proprio capriccio, respingendo Dio e il suo infinito amore.
(…)E questo Figlio, fattosi uno di noi, ristabilisce il rapporto di amicizia, di amore con il Padre, nel dono totale di se stesso sulla croce.
La Messa ce lo presenta in questo atto stesso, che è l’inno più perfetto possibile alla gloria del Padre.
Egli, attraverso il suo Spirito, effuso nei nostri cuori, proprio per il sacrificio della Messa, ci associa tutti a sé, in Lui, il Figlio unico.
UN CERTOSINO in "La Messa, mistero nuziale", Gribaudi 1981, pp. 52-53
“In Cristo, Lui il tutto e io il nulla vivificato dal tutto."
P. AndreaGasparino

9 GIUGNO 2015
Nell'Eucarestia il Maestro ci istruisce
Gesù è ben capace di manifestarsi, a chi sta alla Sua presenza.....
Anche se ciò non avviene in maniera visibile, il Signore dispone di molti altri mezzi, e si manifesta all’anima con sentimenti interiori, od in altri modi....
E voi, fategli buona compagnia!
Non perdete una così bella occasione per manifestargli le vostre necessità, dopo la S. Comunione.
E se la vita vi chiama ad altre occupazioni, cercate di rimanergli unite con l’anima.
Certo, quel tempo è molto prezioso: perché in esso il Maestro ci istruisce.
Se, appena ricevuta la S. Comunione, uno non vede l’ora di uscire di chiesa e così si ingolfa nelle occupazioni e negli affari del mondo, come volete che il Signore gli si manifesti? È come se egli facesse tutto il possibile per indurre il Signore a sgombrargli la casa...
Ecco un bel fuoco.... Per quanto esso sia ardente, se voi ve ne state lontani e nascondete le mani, non vi scalderete: e tuttavia avreste sempre più caldo che se foste del tutto senza fuoco.
Così con l’Eucaristia.
Se l’anima si accosta alla Comunione con la giusta disposizione e se, desiderando
scaldarsi, si ferma a lungo in compagnia di Dio, vi dico che rimarrà calda per molte ore.
Dagli scritti di Santa Teresa d’Avila
"La santa comunione deve essere il pane quotidiano de’miei figli".
S. G.B. Cottolengo

10 GIUGNO 2015
Eucarestia: Le due "Mense" della Chiesa
“La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in Me ed Io in lui”.
Quante cose nuove possiamo scoprire nell’Eucaristia, se la guardiamo da questo punto di vista!
Prima però di andare alla ricerca dei significati mistici, cerchiamo di avere ben chiara davanti agli occhi la realtà, o la”fisionomia” di questo banchetto (…)
Il banchetto eucaristico è composto di due “portate” fondamentali:
la Parola e il Corpo di Cristo. Sono le due mense della Chiesa.
(…) Da sempre, nell’Eucaristia si sono trovate riunite queste due mense della Parola e del Pane, cioè della Scrittura e del Corpo di Cristo.
Non due mense anzi, ma una sola, perché è sempre lo stesso nutrimento, Cristo, che si dà a noi in due modi e tramiti diversi.
Anche la Parola di Dio, infatti, è alimento, perché non di solo Pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Dt 8,3 Mt 4,4).
Quando Gesù dice: Io sono il pane vivo disceso dal cielo, quell’ “io” indica tutto il Cristo: la sua parola non meno che la sua carne e il suo sangue.
Il Verbo che si è fatto Carne è lo stesso che si è fatto Parola della Scrittura.
Fu questa la certezza che alimentò la spiritualità dei Padri della Chiesa.
Spiegando il rito pasquale dell’esodo, essi vedevano nelle carni dell’agnello arrostite al fuoco e mangiate di notte, il simbolo della Parola di Dio che è permeata dal fuoco dello Spirito Santo e che deve illuminare il cammino nella notte di questa vita. (…)
Nella Messa, la Parola e la Carne di Cristo s’illuminano a vicenda; insieme, esse costituiscono davvero quel banchetto della Sapienza in cui non solo si conosce Dio, ma lo si assapora ( in ciò consiste la sapienza!).
Ecco perché è tanto raccomandato dalla Chiesa che l’Eucaristia non venga ricevuta fuori dalla Messa.
RANIERO CANTALAMESSA in "La parola e la vita", Città Nuova 1990, pp. 269-271

11 GIUGNO 2015
Il cristiano e la gratuità
Anche nella liturgia e nella Messa siamo spesso abituati a pregare per tanti nostri “interessi” invece dovremmo essere, almeno nella lode a Dio, originali e gratuiti. Non si loda per ottenere: “lodare” è già ricompensa.
Bisogna che ci educhiamo ad essere persone gratuite che si entusiasmano per persone vicine e per la bellezza del mondo, per lo sguardo e la presenza di Dio.
È così che ci si scopre “più” che diamanti luminosi…
Occorrono capacità di stupirci, di silenzio, di liberazione, di amicizia disinteressata, di partecipazione nella sofferenza, di aiuto fraterno.
La necessità più urgente, oggi, è la gratuità, proprio in una società del bene-avere più che del benessere.
Essa:
-è alla base di tutte le altre manifestazioni;
-è più efficace delle previsioni economiche;
-è la più grave delle rivoluzioni;
-è lo specchio che presenta ad ogni uomo il vero volto del “Figlio di Dio”.
Nell’Eucaristia allora, non solo invocare Dio in maniera interessata, ma lodarlo nella gratuità, insieme e riconoscenti.
C. DANIELE – D. ZANELLA in "Eucaristia della festa" Elledici 1986, p. 94
"Ci vuole Gesù! Gesù tutti i giorni: e non fuori di noi ma in noi, e non solo spiritualmente, ma sacramentalmente."
S. Luigi Orione

12 GIUGNO 2015
L’Eucarestia è offerta
L’Eucaristia, in greco, è l’azione di grazie. Effettivamente la preghiera cosiddetta “eucaristica”, comincia con il prefazio, per benedire Dio per tutte le cose e per tutte le energie, e specialmente per la salvezza che ci è donata.
È per questo che l’azione di grazie cristiana – la preghiera stessa di Cristo – non consiste solamente in parole, né solamente nel dire un bel grazie a Dio per i benefici ricevuti.
L’Eucaristia è essenzialmente un’offerta. E l’offerta che è fatta a Dio non è paragonabile neppure con un sontuoso regalo acquistato per un amico, né con il dono, ancora più prezioso, di qualcosa che ci appartiene, come si potrebbe dire ad un membro carissimo della propria famiglia: “Ti dono questa cosa che mi appartiene e a cui tengo come alla pupilla dei miei occhi”. Ossia: “Sono disposto a dare per te la mia stessa carne”. Più ancora, quando degli sposi si dicono l’un l’altro: “Mi dono a te”, essi intuiscono che questo vicendevole dono che li unisce nell’amore e che dovranno vivere per tutta la loro vita, subirà la prova del tempo e urterà contro l’opacità delle persone nell’impossibilità di una perfetta coincidenza dell’uno con l’altro, attraverso il linguaggio del corpo e dello spirito.
L’Eucaristia è molto più di tutto questo.
Essa è l’offerta a Dio di tutto noi stessi: la nostra libertà, la nostra intelligenza, il nostro cuore; in breve, l’offerta di ciò che, da parte della nostra stessa esistenza, ci fa essere di Dio e ci mette in comunione con il suo amore.
JEAN-MARIE LUSTIGER in "La Messa", Piemme 1989, pp. 130 – 131
"Quant’è bella la Comunione fatta con la Mamma del Paradiso!
Tutti gli slanci del mio cuore in quel prezioso momento consistono in queste parole: “Mamma, Mamma mia !"
S. Gemma Galgani