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7 GIUGNO 2016

I SACERDOTI E IL TABERNACOLO

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Ministri di Gesù Cristo, accogliete l'omaggio del mio più profondo rispetto: voi siete scelti fra tutti gli uomini per operare i prodigi dell'Amore infinito.

Perché non posso esplodere in ringraziamenti alla vista della vostra ineffabile grandezza? Voi siete veramente re e sacerdoti, perché potete disporre di corone del cielo in nostro favore per il potere che ve ne ha dato la Vittima adorabile, che ogni giorno si offre nelle vostre mani. Voi siete per noi veramente padri e madri, poiché la nostra vita riposa sul vostro cuore e noi troviamo nella vostra carità per noi, il nutrimento più delizioso.

Io venero profondamente il vostro sacerdozio; vedo in voi il mio Salvatore e vedo voi nel mio Salvatore.

Sì, Signore, tu solo puoi far germogliare il tuo sacerdozio in uomini deboli e mortali, e rendere la loro voce feconda per riprodurti sui nostri altari.

Sacerdoti dell'Altissimo, se noi vi dobbiamo la presenza di Gesù in mezzo a noi, voi dovete alla sua presenza in voi tutto ciò che siete.

 

Il vostro potere proviene dal tabernacolo; qui risiede la potenza stessa di Dio: a chi potete ricorrere nelle ansie, nelle preoccupazioni, nei dubbi, nelle stanchezze, se non all'Ospite Divino del tabernacolo?

Da Lui, solo da Lui infatti dipende la riuscita delle vostre fatiche; là dovete perorare la causa vostra e quella delle anime affidate alle vostre cure, e solamente là troverete il santo zelo, i celesti ardori, la forza, la luce e tutte le grazie necessarie per compiere degnamente le divine funzioni del vostro tremendo ministero.

Gesù, Dio tutto amore, fino a qual punto ci hai amati! Non contento d'aver istituito la divina Eucaristia, affinché il corpo e il sangue della vittima divina divenissero nutrimento spirituale delle anime nostre e il pegno della nostra risurrezione, tu hai voluto ancora che essa perpetuasse la memoria e i meriti della tua vita e della tua morte! Infatti con l'immolazione del tuo Cuore, dal quale sulla croce dopo la consumazione del sanguinoso sacrificio uscì sangue ed acqua, hai dato vita al sacrificio adorabile della messa, offerta migliaia di volte al giorno e nei più diversi luoghi: nelle città, nelle campagne, nei campi di battaglia, negli ospedali, nelle prigioni, sulla terra e sul mare, in tutte le contrade del mondo, ovunque ci sono uomini che possono approfittarne.

 

Sacrificio quello della Messa, il più santo ed augusto, il solo degno di Dio e che tuttavia si inizia e si consuma in brevissimo tempo per il massimo bene dei sacerdoti e dei fedeli, dei quali è, in un certo senso, proprietà.

Gesù, almeno tutti ne possano ricavare dei vantaggi! Perché i nostri occhi non divengono fontane di lacrime, dal momento che tu sei insultato perfino sui tuoi altari, come lo sei stato sul Calvario?

I tuoi nemici, scuotendo il capo, ti dicevano: "Che discenda dalla croce e crederemo in lui"! Così gli empi, entrando nelle chiese, sembrano dire col loro atteggiamento superbo e sprezzante: "Se sei un Dio potente, rispondi alle nostre ingiurie, prendi le tue difese"...

Dio di bontà, taci sempre e rispondi all'empio continuando a offrirgli i tuoi benefici. Anche oltraggi maggiori non riuscirebbero a sospendere il tuo adorabile sacrificio. Ti immoli fra le mani del tuo ministro.

Ti doni in cibo ai tuoi fedeli.

Ti lasci rinchiudere nel tabernacolo come se vedessi appressarsi al tuo tremendo mistero solo anime pure e adoranti.

Vittima di propiziazione, in te si estinguono i fulmini dell'eterna giustizia, tu sei la diga che trattiene i torrenti della collera celeste.

Se il sacrilego, se il peccatore insolente fosse schiacciato nell'istante stesso in cui ti offende, come potrebbe essere il tuo perenne sacrificio la continuazione e la riproduzione di quello del Calvario?

Non è forse necessario che il regno della tua misericordia superi quello della tua giustizia? Non vi sarà l'eternità tutta per punire gli infelici che non avranno saputo approfittare dei doni del tuo amore?

 

 

                                                                                                                                                 Paolina Maria Jaricot

 

8 GIUGNO 2016

LITURGIA DEL CUORE

Nell’adorazione posso incontrarmi con il Signore in una sorta di “liturgia del cuore”, come la chiama l’abate trappista Andrè Louf. “L’offerta del cuore” ci unisce intimamente con la celebrazione eucaristica durante la liturgia, ci fa vivere più intensamente, ci fa vivere in modo personale e profondo la stessa celebrazione.

 

 

 

L’adorazione eucaristica è intimamente connessa con la messa, nasce da essa, la completa, è il suo culmine e ad essa ci rimanda. Nello stesso tempo – segretamente- si unisce alla liturgia celeste. Andrè Louf menziona l’esempio, trovato in un libro del IV secolo, dove si parla di tre forme liturgiche: <<Nella Chiesa terrena si svolge la liturgia visibile, nel cuore quella invisibile e in cielo la liturgia che si celebra davanti al trono di Dio>>.

 

 

 

Durante l’adorazione posso incontrare Cristo nell’intimità di un rapporto di amicizia, un rapporto tra due partner o, persino, di un rapporto nuziale. Riguardo all’Eucaristia, già san Cirillo di Gerusalemme parlò del rapporto nuziale con Cristo: <<Le nozze con Cristo si svolgono durante il battesimo, il compimento delle nozze si svolge durante l’Eucaristia; l’anima diventa il Paradiso ed è capace di cantare il canto nuziale>>.

 

 

 

<<L’Eucaristia è come un bacio d’amore>>, scrisse invece Guglielmo di Saint- Thierry. Quasi tutti i mistici hanno raggiunto un grado totalmente intimo di amicizia con Cristo, un rapporto nuziale, da poter chiamarlo <<nozze mistiche>>. In questo incontro silenzioso con Gesù <<paradossalmente>>, scrive Anselm Grun, <<se dimentico me stesso, divento sempre più presente, completamente autentico, sono pienamente me stesso>>.

 

9 GIUGNO 2016

IL PRINCIPIO DEL "PER"

 

Nel mistero dell’Eucaristia, come nel mistero della croce, l’esistenza di Cristo si rivela come l’esistenza “per molti”, “per noi”. Benedetto XVI aveva introdotto fra le caratteristiche del cristianesimo il cosiddetto principio del “per”, che è centrato sul sacrificio di Cristo. Già i Padri della Chiesa interpretavano le braccia stese di Gesù sulla croce come  il simbolo dell’assoluto abbandono al Padre e agli uomini, l’unione dell’amore verso il Padre  e verso i fratelli, l’unione fra la lode di Dio e il servizio del prossimo.

 

Gregorio Magno fece dire a Gesù queste parole: <<La misura dell’amore verso mio Padre lo dimostro con la grande misura dell’amore con la quale muoio per le mie pecore>>. La sequela del Crocifisso quindi, necessariamente, significa la separazione radicale da ogni egocentrismo poiché nella  sua sostanza è orientata all’apertura verso Dio e verso gli altri. Si tratta della partecipazione all’ “esodo” di Gesù, al suo passaggio verso il Padre durante il quale attira a sé tutta l’umanità. Nell’unione con Gesù, ognuno di noi è chiamato a questo esodo continuo, ossia all’ “uscita” da se stesso, a trascendere se stesso attraverso un continuo morire al proprio egoismo. Il principio del “per” è in realtà equivalente al principio dell’amore, si tratta della legge del chicco di grano di cui scrive l’evangelista Giovanni. Gesù non ha chiesto ai suoi discepoli se non ciò che egli stesso ha fatto o vissuto. Il suo rinunciare a se stesso è un invito a rinunciare a se stesso anche per il discepolo che lo vuole seguire: <<Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso…>> (Mt 16,24). Il discepolo quindi segue il suo Signore sacrificando se stesso così come ha visto fare dal suo Maestro.

 

Nella mentalità odierna, le parole della Scrittura sul morire a se stessi possono suonare estranee, come se calpestassero la dignità umana. E’ vero il contrario: Gesù ci mostra una via unica e singolare per la pienezza della vita umana, per il raggiungimento dell’apice della realizzazione umana. L’uomo si realizza nella misura più alta, diventando il dono di Dio e per gli altri, ossia diventando “eucaristia”.

 

                            Vojtech Kodet Dal 2003 provinciale dei carmelitani della Repubblica ceca

 

10 GIUGNO 2016

Egli, rendendosi conto dell’abbandono in cui veniva lasciato Gesù Eucaristia, e constatando nello stesso tempo la trascuratezza e freddezza spirituale di tanti sacerdoti a riguardo, sentì sempre più pressante l’impegno a dare un messaggio forte al clero e ai fedeli.

 

 

 

 

Fu l’apostolo della Comunione frequente, dell’Adorazione eucaristica. Il suo programma era : “Gesù è lì, dunque tutti a lui”. La sua ambizione: “Possa io divenire lo sgabello del tuo trono eucaristico”.

 

 

 

Nostro Signore non viene in noi, nella santa Eucaristia, per premiare le nostre virtù, ma per comunicarci la forza necessaria a diventare santi.

 

 

                                                                San Pietro Giuliano Eymard

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11 GIUGNO 2016

L'Apostolo ti insegna che cosa devi fare, perché non sia tu reo del corpo e del sangue del Signore, e mangiando e bevendo indegnamente, non abbia ad inghiottire l'istesso tuo giudizio. Esamina te stesso prima di andare all'altare. Esplora la tua coscienza, e vedi se sei tale, quale bisogna esser quegli che sedendo alla mensa divina si prepara a ricevere un cibo non dell'uomo, ma un cibo tutto celeste e divino. Che se non sia tale, cerca di esserlo, col mondare la tua coscienza per mezzo del Sacramento della Penitenza ricevuto con le dovute disposizioni, cioè con vero dolore e con sincero proposito, non che con integrità e con sincerità. Ti sei mai a ciò provato, come comanda Dio, e come insegna la santa Chiesa, colonna e firmamento di verità?

 

E se lo insegni agli altri, lo hai mai curato per te stesso? Guai a quell'anima che macchiata di colpa, indegnamente si ciba del Corpo e del Sangue di Gesù. Il primo abisso di sacrilegio chiama un altro abisso di innumerabili sacrilegi. Quanto è difficile il correggersi su tale malizia, che difficilmente vedrà mai fine! Prova dunque prima te stesso, e allora andrai sicuro che il pane eucaristico non è veleno per te, ma è medicina.

 

COLLOQUIO CON GESU'

 

O Signor nostro Gesù Cristo, Tu hai apparecchiato la tua mensa pei figli adorni di veste nunziale, e per gli amici tuoi, acciò il pane dei figli non venga gettato ai cani. Tu dispensi nell'Eucaristia un alimento spirituale, il quale dove mangiarsi solo da chi vive spiritualmente. Mostrami dunque le mie iniquità, i miei peccati, le mie scelleraggini, i miei delitti. Spezzami con una duplice contrizione il cuore mio, e schiudimi le labbra, acciò io umilmente, sinceramente e interamente confessi i miei peccati. O fonte di ogni giustizia lavami sempre più dalle mie iniquità, e dal mio peccato mondami alla fonte potente, verso la casa di Davide e degli abitanti di Gerusalemme nell'abluzione dei peccati. Così mangerò e beverò senza alcun timore di giudizio e di condanna, ma con speranza certa di salute e di vita eterna.

 

 

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12 GIUGNO 2016

LA PRESENZA REALE

 

 

La Chiesa ci dice: Gesù Cristo è veramente presente nell'Ostia santa. E Gesù ci manifesta la sua presenza in due modi: interiormente e pubblicamente.

 

I. Manifestazione inferiore.

 

La manifestazione inferiore compiesi nell'anima dei comunicante. Gesù opera in chi lo riceve un triplice miracolo.

Miracolo di riforma.

Gesù da al comunicante l'impero saldo sulle sue passioni. Egli è quel Gesù che ha detto agli Apostoli: Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo; che ha intimato alla tempesta: Taci; e ora dice all'orgoglioso, all'avaro, all'uomo tormentato dalla ribellione dei sensi, allo schiavo delle malvagio passioni: S'infrangano le tue catene e sii libero! E così chi si è comunicato sentesi più forte: al partire dalla sacra Mensa ci pare di poter dire con San Paolo: Di tutte queste cose siamo più che vincitori per Colui che ci ha amati.

E' un cambiamento pronto, un fuoco acceso d'un tratto. Ora, se Gesù Cristo non fosse nell'Ostia santa, non si opererebbero tali prodigi; è più difficile riformar la natura che formarla; più costa all'uomo correggersi, vincere se stesso, che non compiere una buona azione esterna, anche eroica: l'abitudine è una seconda natura.

E' dunque chiaro; l'Eucaristia soltanto, almeno nel corso ordinario delle cose e secondo i dati dell'esperienza, ci da il potere di riformare le cattive abitudini che dominano in noi.

Miracolo di trasformazione.

Non vi ha che un mezzo per cambiare una vita da naturale in soprannaturale, ed è questo il trionfo dell'Eucaristia, in cui Gesù Cristo stesso fa l'educazione dell'uomo.

L'Eucaristia sviluppa in noi la fede. Eleva, nobilita, purifica il nostro amore; c'insegna ad amare. L'amore è il dono di sé; ora, Gesù nell'Eucaristia si da totalmente, al consiglio aggiunge l'esempio.

L'Eucaristia trasforma anche il nostro esteriore, comunicando al corpo una grazia, una bellezza, riflesso della beltà inferiore: sul volto del comunicante tu scorgi una trasparenza della divinità, nelle sue parole una dolcezza, in tutti i suoi atti una soavità che annunziano la presenza di Gesù Cristo: è il profumo di Gesù.

Miracolo di forza, la quale fa sì che noi dimentichiamo noi stessi e c'immoliamo.

Ed ecco l'uomo di fronte alla sventura attingere nell'Eucaristia la forza per superarla; il cristiano tra le avversità, le calunnie, le angoscio, nell'Eucaristia trovare la calma e la pace; ecco il fedele soldato di Gesù in virtù della Comunione vincere le tentazioni, gli assalti degli uomini e dell'inferno. Invano si cerca fuori dell'Eucaristia una simile forza sovrumana. Ma se l'Eucaristia la da, Gesù, il Salvatore, il Dio forte è veramente in essa. Tale è la manifestazione inferiore che Gesù Cristo fa della sua presenza nel Santissimo Sacramento.

 

II. Manifestazione pubblica.

 

Si videro peccatori, profanatori dell'augustissimo Sacramento, venire pubblicamente puniti della loro audacia. Gesù manifestava la sua giustizia.

Appena ha Giuda sacrilegamente ricevuto il Corpo del suo Dio, entra in lui satana; prima della Comunione sacrilega, il demonio lo tentava; dopo ne prese possesso: Introivit in eum satanas. San Paolo nelle comunioni tiepide o sacrileghe dei Corinti trovava la ragione della loro apatia, del loro sonno letargico nel bene.

La storia riferisce terribili esempi di comunicanti indegni, subitamente colpiti dalla giustizia di Nostro Signore che oltraggiavano nell'Eucaristia. Gesù Sacramentato manifesta di più la sua potenza sui demoni.

Quando negli esorcismi, per vincere demoni che avevano resistito ad ogni mezzo, si presentava l'Ostia sacrosanta, quelli mandavano grida di rabbia e cedevano al loro Dio presente. A Milano S. Bernardo, nella Messa, dopo il Pater, posa il calice e la patena sulla testa di un'ossessa, e il demonio né esce furibondo mandando urli spaventosi: Gesù Cristo, il Signore Iddio è là!

E quanti ammalati guariti dall'Eucaristia! Non si conoscono tutti i fatti di tale natura; ma Gesù continua nel Santissimo Sacramento a sanare da ogni sorta d'infermità; la storia lo attesta. San Gregorio di Nazianzo racconta questo fatto commovente. Sua sorella Gorgonia, da lungo tempo ammalata, si leva di notte, va dinanzi al santo Tabernacolo e nella vivezza della sua fede dice a Nostro Signore: «Io non mi leverò di qui, Signore, se prima non mi guarisci». Si levò, ed era guarita.

Finalmente, quante apparizioni di Nostro Signore e sotto varie forme! Di tanto in tanto si compiace rinnovare il miracolo del monte Tabor. Tali manifestazioni non sono, a dire il vero, necessarie, poiché noi abbiamo la parola stessa della Verità: attestano però che la parola di Gesù Cristo ha veramente operato ciò che ha detto. Sì, Signore Gesù Cristo, noi crediamo che tu sei nel Santissimo Sacramento veramente e sostanzialmente presente: accresci, accresci la nostra fede!

 

 

Piccola Nazareth 

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